ROMA – “La Regione Lazio avrà a disposizione per quest’anno e per il prossimo una cifra pari a poco più di 8 milioni e centomila euro da utilizzare per lo screening precoce dell’Hcv. La ripartizione viene fatta in base al bacino d’utenza, per cui ogni azienda Asl potrà già conoscere la quantità di denaro che riceverà da questo fondo”. Lo ha dichiarato il Dottor Claudio Leonardi, Direttore Dipartimento Tutela delle Fragilità Asl Roma 2 e Presidente della Società Italiana Patologie da Dipendenza (SIPaD), intervenuto in occasione del corso di formazione Ecm sulla gestione dei tossicodipendenti con epatite C, organizzato dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Il corso, dal titolo ‘Gestione del paziente con disturbo da uso di sostanze e di infezione da Hcv – Networking fra territorio e ospedale e ruolo della telemedicina’, rientra nell’ambito di ‘Hand – Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il progetto di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD) che dal 2019 coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i Centri di cura per l’Hcv afferenti a diverse città italiane.
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Leonardi ha aggiunto che “purtroppo non è stata istituita una cabina di regia e per quanto ne possa sapere non è stato identificato nemmeno il referente per i Ser.D., che dovrà comunque seguire l’iter dell’intero processo di screening precoce. Vi garantisco che sin dalla prossima settimana sarò una spina nel fianco nelle istituzioni regionali per avviare questa operazione il più precocemente possibile, se non già fatto, in modo tale da accelerare i tempi dell’inizio di tutte le attività”.
Il Presidente SIPaD si è poi soffermato sulla necessità di strutturare i Ser.D. con point of care e ha dichiarato che “ovviamente la Società Italiana Patologie da Dipendenza si pone in maniera del tutto favorevole. Come società scientifica abbiamo già gestito uno studio multicentrico, oggetto di una comunicazione che verrà fatta tra il 12 e il 15 novembre. Si tratta di un convegno virtuale, la comunicazione è stata infatti registrata all’Associazione americana per lo studio delle patologie del fegato che si terrà a Boston, dove sono stati presentati dati che riguardano circa 900 soggetti testati nei vari servizi del territorio nazionale secondo la tecnica del test rapido. Per questo motivo tale argomento, così come altri che ruotano attorno alle problematiche dell’Hcv, saranno oggetto di discussione durante il nostro prossimo convegno nazionale, il sesto, che si terrà a Roma il 10 e l’11 novembre”.
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Al corso ha preso parte anche il Dottor Giancarlo Gimignani, Direttore Unità Operativa Medicina Interna, Asl Roma 4. Il medico ha spiegato che “sono circa 400 i pazienti affetti da epatite C valutati negli anni da questa Asl” e ha informato che “la maggior parte sono pazienti che provengono dal territorio, una quota parte sono i pazienti della popolazione carceraria e una quota parte sono invece quelli che provengono dai Ser.D.”.
Gimignani ha sottolineato che “la maggior parte dei pazienti provenienti dal territorio ha però avuto un contatto con il mondo dell’uso di sostanze stupefacenti. La stessa cosa vale per quanti sono stati screenati e testati nella popolazione carceraria. Di questi, la maggior parte ha avuto contatti con il mondo della droga”. Secondo il Dottor Gimignani “i test rapidi sono l’unica, vera carta vincente per far emergere il sommerso, perché le epatopatie virali croniche sono asintomatiche e vanno scovate attraverso una ricerca sistematica”.
L’esperto ha infine elogiato il Lazio sul tema della cura e del trattamento dell’epatite C, affermando che “la Regione Lazio è una di quelle che hanno trattato di più in Italia i pazienti con epatite C. Bene anche la Asl Roma 4, che ha trattato i pazienti pur partendo con un discreto ritardo, avendo avuto la possibilità di erogare farmaci antivirali con due anni di ritardo”, ha concluso. (www.dire.it)