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Infosalute: gli anticorpi monoclonali

Mai come in questo ultimo periodo gravato dalla pandemia si è sentito parlare degli “anticorpi” e della loro importante funzione che svolgono all’interno del nostro organismo.
Con questa informativa, in modo semplice ma scientifico, vogliamo cercare di capire meglio cosa sono gli anticorpi monoclonali secondo quanto spiegato dal Policlinico Umberto I° di Roma:
Sono proteine prodotte in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere i virus. Sono anticorpi identici fra loro, prodotti da linee cellulari derivate da un unico tipo di cellula immunitaria, cioè un clone cellulare. Differiscono quindi dagli anticorpi policlonali.
Dato un qualsiasi antigene, è possibile creare uno o più anticorpi monoclonali in grado di legare specificamente un suo determinante antigenico; questo implica la possibilità di individuare, neutralizzare o purificare la sostanza in oggetto.
Questa importante caratteristica degli anticorpi monoclonali li rende uno strumento estremamente efficace in biochimica, biologia molecolare e medicina.
Ogni anticorpo che riconosce uno specifico determinante antigenico è prodotto da uno specifico linfocita B. L’isolamento e la coltura in vitro di una cellula capace di produrre un singolo anticorpo rappresenta la fonte di anticorpi monoclonali monospecifici. Tuttavia i linfociti B, quando sono coltivati in vitro, muoiono dopo brevissimo tempo, e quindi non possono essere una fonte per la produzione a lungo termine di anticorpi.
La tecnologia dell’anticorpo monoclonale comprende l’isolamento di questi linfociti B, e la loro successiva fusione con cellule trasformate (cellule mielomatose), utili per le loro caratteristiche di maggior crescita e sopravvivenza. Molte delle risultanti cellule ibride (o ibridomi), che vengono coltivate in vitro, manterranno la capacità di vivere per un tempo più lungo, oltre a produrre grandi quantità dell’anticorpo monospecifico.
La fusione tra i linfociti B provenienti dalla milza e dai linfonodi di un animale immunizzato, e il mieloma di topo (l’animale più usato), viene ottenuta per intervento di un promotore di fusione di membrana, come il polietilenglicole.
Il terreno su cui sono allevati gli ibridi è di tipo selettivo conosciuto con il nome di HAT, che proprio per la sua composizione, inibisce la crescita sia dei mielomi che delle cellule della milza non fuse, ma non dell’ibridoma, che completa le due linee parentali.
Gli ibridomi vengono separati per tipologia in pozzetti di una piastra da microdosaggio e sono successivamente saggiati mediante test ELISA non competitivo indiretto per individuare quelli che sintetizzano l’anticorpo desiderato. Gli ibridomi così selezionati possono essere propagati in vitro e/o conservati in azoto liquido per poi essere utilizzati in un secondo momento.