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Torpignattara, riapre il liceo “Kant”, studenti preoccupati per i contagi a scuola

ROMA – Delusione, preoccupazione, ansia. È con questo stato d’animo che oggi rientrano a scuola gli studenti e le studentesse del liceo ‘Kant’ di Torpignattara a Roma. Per motivazioni diverse e a partire da vari punti di vista, la conclusione a cui giungono è la stessa: sarebbe stato meglio posticipare il rientro. “Secondo me è stato inutile tornare adesso in presenza, dopo tutti gli assembramenti delle vacanze e mentre vediamo le file chilometriche davanti alle farmacie– dice una studentessa del quarto anno- rientrare a scuola in questo momento vuol dire rientrare nel cuore del Covid”. “Io sono molto spaventata perché i contagi sono molti- aggiunge una sua compagna- è tutto un controsenso. Chiudono molte cose, ma lasciano aperte le scuole. Negli stadi limitano a 5mila persone, ma qui ci lasciano stare tutti insieme e siamo 1.500 studenti”.

Secondo loro, dopo due anni di pandemia, ancora non sono stati risolti i nodi fondamentali che avrebbero permesso un rientro più sicuro. Tutti parlano del sovraffollamento dei mezzi pubblici, delle classi pollaio, della mancanza di spazi. “Andare in presenza a scuola è sempre meglio, perché con la Dad si perde molto– è il parere di un’altra studentessa- Però andrebbe limitato l’affollamento, andrebbero fatti più tamponi, gli studenti dovrebbero completare il ciclo vaccinale. Qui a scuola ci hanno fatto i tamponi solo una volta, l’anno scorso. La situazione è stata gestita malissimo. Noi in classe siamo 26, la struttura della scuola è vecchia e ci sono aule piccolissime, spesso chi sta al primo banco sta attaccato alla lavagna”.

In queste condizioni sono certi che i contagi aumenteranno e presto moltissime classi si troveranno comunque in didattica a distanza, col timore di contagiare i loro famigliari. “Sarebbe stato meglio andare adesso in Dad per qualche settimana, più che aspettare di essere tutti contagiati– riflette una studentessa del terzo anno- perché in ogni caso con tre positivi si andrà tutti in Dad e a quel punto è molto probabile che tutta la classe sarà già stata contagiata, col rischio di infettare la famiglia. Io sono vaccinata, ma sappiamo che non difende dal contagio, a casa vivo con mia nonna che sta male e sono molto spaventata per lei”. “Hanno sbagliato modalità in tutto- le fa eco una sua compagna di classe- bisogna avere il green pass per fare praticamente tutto, hanno chiuso molte cose, ma a scuola ci mandano senza alcun controllo. Anche io sono molto spaventata perché mia madre non si è potuta vaccinare per problemi di allergia ed ha anche problemi respiratori”. “La scuola va vissuta in presenza, perché online è stressante e pesante per tutti- conclude una studentessa dell’ultimo anno- però purtroppo rientrando in presenza in queste condizioni è impossibile mantenere le distanze. Ci hanno costretto, ancora una volta, a vivere in una situazione paradossale, dove tutto è bianco o nero”.

COORDINATORE STUDENTI MEDI: “SI RIENTRA NEL SOLITO CAOS”

“Oggi gli studenti sono tornati nelle loro classi, ritrovando una situazione di disservizi e problematiche che mettono in luce ancora una volta la gestione politica e ideologica della scuola“. Così Leonardo Soffientini, coordinatore della Rete degli Studenti Medi di Roma, contattato dall’Agenzia Dire. “Non si cerca di porre rimedio ai tantissimi problemi che abbiamo sollevato in questi mesi, di cogliere l’opportunità per risolvere quello che forse è uno dei comparti più in crisi del nostro Paese, quello educativo – continua – al contrario si cercano ancora battaglie ideologiche su riaperture che nascondono i problemi. Temperatura nelle classi, spazi che cadono a pezzi, scaglionamenti, sovraffollamento sui mezzi di trasporto, didattica inefficace e tante altre problematiche sono ancora oggi piombate su tutti gli studenti al loro rientro”.

Secondo lo studente, quindi, la contrapposizione sterile fra riaprire subito o tornare in didattica a distanza, non fa che allontanare dal dibattito pubblico le annose problematiche che affliggono la scuola italiana. “Vogliamo la scuola in presenza, ma non deve essere una bandierina sotto cui nascondere i numerosi problemi strutturali – spiega Soffientini – vogliamo frequentare le nostre classi con sicurezza, in ambienti dignitosi e umani, e ancora una volta il lume della nostra generazione è l’incertezza causata dalle chiacchiere di esperti e ministri. Indicazioni contrastanti, litigi istituzionali, poche informazioni e nessun tipo di relazione o rapporto con noi sono la causa della grandissima incertezza e debolezza in cui ancora una volta si ritrovano gli studenti e le studentesse italiane”, conclude il coordinatore della Rete degli Studenti Medi. (www.dire.it)