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Canale Monterano, la Galleria Accademica presenta Benito Maglitto: l’alchimia dell’attribuzione e la fusione degli orizzonti

Canale Monterano – L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea di Canale Monterano, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra di Benito Maglitto alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 7 maggio 2022 alle ore 19.00, aperta al pubblico fino al 21 maggio 2022 ore 17-19 con ingresso gratuito.

 

Benito Maglitto è nato a Reggio Calabria nel 1937 e vive a San Remo. Laureato in Chimica presso l’Università di Pavia, alterna la sua attività professionale di chimico alimentare presso le maggiori industrie italiane e spagnole con la sua passione per la pittura, partecipando a numerose mostre collettive e personali in Italia, all’estero in Germania e riportando le prime qualifiche in decine di concorsi d’arte fra cui la medaglia d’oro alla Rassegna Nazionale di Pittura di Ferrara, il Premio targa d’argento Città di Como, la Coppa del Concorso Nazionale di Pittura di Novara, la targa del Comune di Bussolengo di Verona, il riconoscimento al merito speciale della giuria al Premio Accademico Internazionale d’Arte Contemporanea Apollo dionisiaco a Roma con critica in semiotica estetica all’opera artistica e pubblicazione permanente nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea online.

 

“Tutto interiore è il vissuto artistico e sapienziale del Maglitto, che, a dispetto della caducità plumbea della contingenza ambientale e formale, lascia sorgere e spandersi l’irradiazione cromatica di un sentimento estivo e assolato. Lascia che il passante indossi la veduta dei campi e il raccolto, lascia che il grano colori lo sfondo e i pensieri, nel superamento dei confini esistenziali, in una consustanziazione all’oro, che alchemicamente serba l’istante, trasmutato nella sua eternità immutabile.

Il supporto di pittura del Maglitto è un sostrato d’alba eternità presente e inconsapevole, che rievoca la pietra dei primi graffiti rupestri, per una ricerca genealogica delle prime orme testimoniali dell’essere, a precedere ogni sistema segnico convenzionale. La costituzione identitaria si spoglia in una condizione primigenia di anonimia e di pluralità, il giudizio di attribuzione precede il giudizio di esistenza. Sono le qualità dell’oggetto a sussumere le prime qualità dell’io: il mio precede l’io, così il mondo abita l’uomo.

 

L’arte del Maglitto è così uno spazio franco, un luogo onirico, bidimensionale e antigravitale, un sito transizionale fra io e non io, che stringa entrambi in un unico movimento essente ed esteso. Le figure sono graffiate, perché il graffio è l’afferramento, eros del ricongiungimento, fame della mancanza ad essere per una pienezza simbolica infinita.

 

Il cromatismo delle opere scandisce i passaggi della trasformazione della pietra di supporto ancestrale, in oro filosofale di conoscenza: opera del mistero alchemico di una grande trasmutazione in Lapis Philosophorum.

 

La cauda pavonis del punteggio cromatico e del relato formale del Maglitto è la fusione degli iridati orizzonti prospettici, la partecipazione dell’io alla totalità del Sé, il labirinto viscerale dal nero all’oro di conoscenza.” (Critico d’arte prof.ssa Fulvia Minetti).