ROMA – La concessioaria delle autostrade laziali ed abruzzesi A24 ed A25 avrebbe chiesto al governo di avviare le procedure per il recesso della convenzione. Il condizionale è d’obbligo, ma la notizia è riportata da “Il sole 24 ore” già nella giornata di ieri. Per il governo, che fa orecchie da mercante ormai da anni sul tratto di collegamento tra Roma e le coste abruzzesi potrebbe configurarsi ora una bella gatta da pelare. Di recente, infatti è avvenuta anche la bocciatura del Cipess del Pef per mettere in sicurezza i 280 kilometri della rete autostradale che di fatto attraversa zone particolarmente sismiche e soggette a rischio idrogeologico.
E come nel caso della frana di Roviano, Sdp ci ha messo la pezza ma il problema è sicuramente di più ampie proporzioni. Senza contare gli interventi attesi dopo il terremoto dell’Aquila del 2009.
“Sdp è divenuta concessionaria nel 2000,- secondo quanto spiegato da Il sole 24 ore – per mezzo di una gara europea a evidenza pubblica, una tra le prime, e tra le poche, a essere stata affidata nel rispetto della normativa comunitaria. Il Pef iniziale di Sdp è scaduto dal 2013. Da allora, si sono succeduti diversi governi e molti ministri, il Consiglio di Stato ha persino commissariato il ministero delle Infrastrutture, ma fin qui il nuovo Pef non è stato approvato e gli interventi strutturali non sono stati realizzati.”
Quanto alle tariffe, i cui aumenti preoccupano utenza e amministratori locali, Sdp ha sospeso a proprie spese per sei mesi, dal 1° gennaio 2022, il rincaro del 34,75% che avrebbe dovuto applicare.
Il problema per la concessionaria è che con il blocco dei pedaggi, ed i vertiginosi e continui aumenti relativi ai costi di manutenzione e gli oneri Covid non rimborsati, la società ha maturato crediti rilevanti nei confronti del ministero delle Infrastrutture che ha già superato i 300 milioni e si stima arrivi a fine anno a 430 milioni. Dato questo che avrebbe potuto indurre Sdp a fare la voce grossa per aprire spiragli di attenzione.
Del resto l’azienda in pole position a livello di Costruzioni generali e che vanta oltre 1.700 dipendenti avrebbe tutto l’interesse a mantenere la concessione, se però vi fosse una interlocuzione fattiva e non dilatoria.