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Diagnosi tardiva covid, medici accusati prosciolti dall’accusa dal Tribunale dell’Aquila

L’Aquila. È stato archiviato dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale dell’Aquila il procedimento penale instaurato a carico di alcuni medici della Asl dell’Aquila, due dei quali difesi di fiducia dall’avvocato Carlotta Ludovici del foro dell’Aquila, per la morte di un paziente contagiato dal coronavirus, anziano e già malato, ospitato da tempo in una Rsa di un comune limitrofo.

“La vicenda penale prende le mosse dalla denuncia sporta dalla coniuge del paziente deceduto per covid – 19, sul presupposto che i sanitari avrebbero ritardato la diagnosi della malattia, l’approccio terapeutico, nonché la richiesta di intervento del 118 e quindi il successivo ricovero al Pronto Soccorso dell’ospedale dell’Aquila.

Nel corso della fase investigativa, risolutiva è stata la perizia medico – legale disposta dalla Procura di L’Aquila sulla cartella clinica del paziente deceduto, a mezzo della quale si è accertata la totale assenza di responsabilità a carico dei sanitari che si sono ritrovati, loro malgrado, coinvolti in questa incresciosa vicenda solo perché al tempo assunti presso la struttura sanitaria de qua. Difatti, già il Sostituto Procuratore assegnatario del fascicolo aveva richiesto al GIP l’archiviazione del procedimento in questione per l’assenza totale di profili di responsabilità a carico dei medici, atteso che i medesimi hanno agito secondo prudenza, perizia e nel rispetto assoluto delle linee guida in materia di infezione da coronavirus.

A seguito della richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero, tuttavia, la denunciante aveva proposto opposizione, ma in sede dell’udienza che si è tenuta in camera di consiglio innanzi al gip dell’Aquila nei giorni scorsi, il procedimento è stato definitivamente archiviato, in quanto, come si legge nelle motivazioni del provvedimento difettano elementi per individuare a carico degli indagati specifici profili di colpa medica”.

 

 

“È sempre difficile accettare la morte di un caro, soprattutto se avvenuta a causa di una pandemia che sta sconvolgendo il mondo intero, ma neppure si possono addebitare eventi accidentali, imprevisti ed imprevedibili, non riconducibili a colpe di alcuno, tantomeno addebitabili al personale sanitario che ogni giorno svolge con coscienza e professionalità il proprio lavoro, in condizioni oltremodo difficoltose come in questo periodo. E tanto è stato riconosciuto nel provvedimento del Giudice”, scrive in una nota alla stampa lo studio legale.