L’ AQUILA – La revoca del governo a Strada dei Parchi è una decisione storica e che riguarda le autostrade laziali ed abruzzesi. Travagliate da sempre, ora saranno gestite da Anas.
La storia della A24 ebbe inizio nel 1960, quando fu costituita la Società Autostrada Roma-Civitavecchia (S.A.R.C.). Nel 1961, il nome mutò in Società Autostrade Romane S.p.A.; nel 1963 la S.A.R. ottenne dall’ANAS la delibera relativa alla costruzione di un’autostrada tra Roma e la costa adriatica, servendo anche come collegamento trasversale tra l’autostrada del Sole e quella Adriatica. Per la sua realizzazione, furono valutati vari percorsi. Nelle intenzioni originali, era previsto un singolo attraversamento degli Appennini per la via più agevole, ovvero via Torano, Avezzano, Popoli e la Val Pescara (quella che poi divenne la A25).
Un’altra ipotesi propendeva sempre per un singolo tracciato via Torano, L’Aquila e infine Pescara, con una diramazione per Avezzano. Il collegamento con Teramo sarebbe stato realizzato con una superstrada che da L’Aquila avrebbe percorso un tracciato parallelo alla strada Statale 80, con galleria di valico presso il Passo delle Capannelle.
Venne deciso infine di costruire due diramazioni, via Torano, che costituiscono gli attuali percorsi della A24 e A25. Da più parti giunsero forti critiche e ci si interrogò sulla reale necessità di costruire due rami sostanzialmente paralleli a una distanza in linea d’aria di circa 35–40 km. La stampa dell’epoca evidenziò come tale scelta si prospettasse avventata, sia per gli altissimi costi correlati, sia per il fatto che l’atteso volume di traffico non giustificava due tracciati di tale vicinanza, e motivò tale scelta come una sorta di “compromesso” da parte delle due correnti avverse della Democrazia Cristiana (Natali-Gaspari).
Il ramo settentrionale, in particolare, prevedeva un percorso più diretto di quello della statale 80 ma particolarmente complesso dal punto di vista infrastrutturale: per consentire l’attraversamento degli Appennini, furono infatti necessari numerosi viadotti e gallerie, in particolare il doppio traforo del Gran Sasso, un’opera complessa, costosa e controversa. I lavori, approvati nel 1964 e iniziati nel 1967, richiesero 16 anni per il primo traforo (più altri 9 per il secondo), costarono molto più delle stime originarie e furono funestati da numerosi imprevisti e incidenti fatali, con undici morti tra le maestranze.
La costruzione dellʾarteria ebbe inizio il 2 ottobre 1965 con una cerimonia tenutasi a Villagrande di Tornimparte alla presenza dell’allora ministro dei Lavori pubblici Mancini. Le cerimonie inaugurali dell’inizio dei lavori della galleria del Gran Sasso (col brillamento della prima mina) e del tratto Popoli-Pescara dell’A25 si tennero il 15 maggio 1968 alla presenza del ministro, del presidente della S.A.R.A e degli onorevoli Natalino Di Giannantonio, Lorenzo Natali e Nello Mariani. La denominazione della concessionaria cambiò nuovamente nel 1965 in Società Autostrade Romane ed Abruzzesi (S.A.R.A.), mantenuta fino al 2000 quando assunse la denominazione corrente di Strada dei Parchi SpA che da tale anno la gestisce, unitamente alla A25 fino alla revoca di ieri.
Il tracciato ha una lunghezza complessiva di 166,5 km, di cui 159,2 dall’autostrada A90 a fine autostrada nei pressi di Teramo , gli altri 7,3 km dall’A90 fino all’immissione sulla tangenziale Est di Roma. Il chilometro 0 è posto all’intersezione con l’A90 e le progressive chilometriche sono da qui calcolate separatamente sui due tronchi verso Teramo e Roma.
Si sviluppa su un territorio quasi completamente collinare e montano, dall’orografia complessa. Per questo motivo l’autostrada richiese l’adozione di ardite soluzioni di ingegneria civile, con estesi tratti a mezza costa o in viadotto e quarantadue gallerie (di cui quattro più lunghe di 4 km) tra le quali il duplice traforo del Gran Sasso, la cui lunghezza (10,174 km il tunnel settentrionale, 10,175 km quello meridionale) gli vale il primato di galleria stradale a doppia canna più lunga d’Europa, oltre che galleria stradale più lunga d’Italia tra quelle interamente in territorio nazionale.
Assieme alla A25, rispose all’esigenza di fornire un collegamento veloce e affidabile tra la capitale e le regioni centro-orientali della penisola; fino ad allora, la naturale suddivisione imposta dalle più alte vette dell’Appennino aveva reso gli spostamenti tra i due mari difficoltosi, lenti e insidiosi. La A24 ridusse l’isolamento dell’Abruzzo dalle regioni tirreniche, e risulta essere insieme all’A25 il collegamento principale tra Tirreno e Adriatico nell’Italia centrale.