Vivaro Romano – Distanti due chilometri scarsi fra di loro, Vivaro Romano e Vallinfreda sono due sentinelle inchiodate sul Monte Croce, sorvegliano il confine tra Lazio e Abruzzo che scorre proprio a valle. Gli abitanti, sommando i due paesi, sono meno di cinquecento.
È un paradosso: a guardia del confine stanno due soldati esili, sfibrati, volatili. Non è un paradosso: dagli affossamenti sotto Tivoli, dalle crepe della Tiburtina a est di Roma, la Valle quando viaggia a ovest si dirada, e Cervara insegna che verso la montagna comincia un’osmosi, non si abita più come sulla strada. Per questo quattrocento persone sono sufficienti, sono frontalieri del progresso.
A Vivaro le porte delle case sono aperte sui vicoli, e questo mi ricorda la Calabria. Arrivano la sigla del Tg1 e odore di fritto. A Vallinfreda meno, più, raccolto attorno ai cerchi del centro; ma in entrambi i casi un preciso senso acquistano le piazze: che sono altari – per chi crede, Fra Diego Oddi è beato a Vallinfreda – oppure terrazzamenti. Comunque tagli netti a una certa altezza, da cui è possibile osservare.