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Valle dell’Aniene: crisi demografica e lavoro

Dalla necessità al paradosso - editoriale di Gian Luca Orlandi

” L’ INIZIO È LA PARTE PIÙ IMPORTANTE DI UN LAVORO ” (Platone)

SUBIACO – ” Oggi manca il lavoro , domani mancheranno i giovani per lavorare” , sembra un aforisma funesto , ma nella sua tragica verità descrive perfettamente la situazione attuale e in prospettiva quella prossima futura della nostra società.
Non è una mia descrizione, ma l’incipit di un articolo che mi è capitato di leggere e mi ha dato spunto per una riflessione sulla nostra città di Subiaco e il territorio dell’Alta valle dell’Aniene , questo nostro microcosmo sintesi perfettamente esemplificativa di una crisi economica sicuramente , ma a mio avviso ancor più crisi demografica e sociopolitica.
La crisi economica e lavorativa viene da lontano , da scelte sbagliate , da classi politiche non all’altezza dei loro compiti e soprattutto dei loro doveri , ma si può anche affermare che ,in un certo qual modo , sono storicamente “fisiologici” nelle società umane periodi di sviluppo e prosperità alternati a periodi di povertà e decrescita, una parabola che tutte le società hanno avuto , soprattutto quella moderna che , a causa di una globalizzazione selvaggia , ha visto accelerare in modo esponenziale queste cause ed effetti.
Ma oggi c’è qualcosa di pernicioso che sta erodendo a livello sociale l’Italia (ma in generale è un serio problema del mondo occidentale ..) , una crisi demografica senza precedenti che sta minando seriamente la sopravvivenza futura della nostra società così come la conosciamo, problema ancor più sentito in un territorio come il nostro dove alla mancanza cronica di lavoro si sommano l’incapacità a creare ed offrire opportunità adeguate ai giovani che sono così costretti a costruire altrove la loro vita .
Ho detto una crisi demografica senza precedenti perchè è la prima volta nella storia che la popolazione anziana è preponderante su quella giovane , sulla parte produttiva, il motore rigenerante di ogni società umana , oggi in Italia ci sono circa 3,4 milioni di persone tra i 30-34 anni e 4,4 milioni tra 40-44 anni , ciò si traduce nel fatto che tra 10 anni mancheranno circa 1 milione di persone nell’età maggiormente produttiva ,
” il Pilastro centrale di braccia e cervelli del capitale umano e della forza lavoro” ( cit. Alessandro Rosina), saranno quindi troppo pochi e il dibattito attuale su come recuperare questo gap di popolazione produttiva che indica come soluzione l’importazione massiccia dei cosiddetti migranti , ha già dato le sue risposte : schiavitù del terzo millennio , lavoro nero e disordine sociale.
Ma è anche la prima volta nella storia che si sommano tre condizioni particolari:
“il numero di cittadini che non lavorano ha superato ampiamente il numero di cittadini che lavorano ; l’accesso ai consumi opulenti ha raggiunto una larga parte della popolazione ; l’economia è entrata in stagnazione e la produttività è ferma da vent’anni ” ( cit. Luca Ricolfi , La società signorile di massa) .
Questa nuova organizzazione sociale si è instaurata per precisi motivi : attraverso decenni di risparmio la ricchezza accumulata dai padri ha fatto si che siano molti più rispetto a ieri i giovani che possono permettersi di non fare niente , ciò ha inficiato negativamente sulla scuola e quindi sulla capacità del sistema scolastico di efficientare figure e competenze adeguate alle richieste del mercato del lavoro di oggi.
Quindi la questione demografica si intreccia ai problemi sociali e politici , e la politica di colpe ne ha tante , da un lato l’incapacità , se non la mancanza di volontà, di programmare il “sistema Paese” nel corso dello sviluppo economico nei decenni dal dopoguerra fino ad oggi , dall’altro un uso strumentale del suo potere per crearsi ognuno il proprio “harem di consenso ” utilizzando i metodi più disparati ( vedi reddito di cittadinanza…).
Ma permettetemi l’introduzione di altro paradosso che riguarda da vicino anche il nostro territorio perchè le medaglie hanno sempre due facce, la Federazione pubblici esercizi del commercio , quindi parliamo del settore ristorazione e alberghiero e in generale dei servizi al turismo lamenta la mancanza di 150.000 persone disposte ad impiegarsi in questo settore ( ed è la stessa cosa per il settore dell’agricoltura…) , persone che preferiscono stare a casa piuttosto che accettare un lavoro definito erroneamente ” umile ” , perchè percepito come inadeguato alle proprie aspirazioni…
Quindi nel momento in cui tutto il settore dei servizi al turismo riprende, ad una fortissima offerta di lavoro corrisponde una domanda assolutamente insufficiente ( oltretutto sono molti anni che questa situazione esiste e si aggrava ogni anno di più).
Ho detto un paradosso che riguarda da vicino anche il nostro territorio perchè nella mia attività di servizi per il settore ristorazione e alberghiero sono testimone di questa paradossale situazione , operatori economici alla ricerca disperata di camerieri, cuochi , barman ecc….che non trovano persone disposte ad impiegarsi.
Ciò detto sale alla mente una domanda , senza negare ovviamente una crisi economica in atto , manca lavoro o manca la voglia di fare questi lavori ? Vengono alla mente antichi proverbi ” Voja de lavoro sarteme addosso”..”Cerca da lavorà e prega Dio de non trovà”…
Dico questo non per sparare a zero sui giovani del nostro territorio , ma per inserire una critica costruttiva sul panorama sociale ed economico della nostra forza lavoro , il mio è un invito ad abbandonare preclusioni vero i lavori umili , perché non esistono lavori umili , esiste il lavoro , che nobilita e conferisce dignità morale .
Le proprie aspirazioni nascono da qui , dalla capacità di sapersi mettere in gioco e gestire la propria vita in modo autonomo , rifiutare una offerta di lavoro quando si sta a casa a non fare niente è gettare via il tempo che abbiamo a disposizione per dare un senso alle nostre vite. (di Gian Luca Orlandi)