ROMA – Solo 2 ore e 10 minuti sono stati sufficienti al Prof. Massimo Carlini – Primario Chirurgo, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale dell’Ospedale Sant’Eugenio della ASL Roma 2 e Presidente della Società Italiana di Chirurgia –, e alla sua equipe, per portare a termine il primo intervento eseguito interamente con tecnologia chirurgica robotica al Sant’Eugenio. L’intervento è consistito in una resezione dello stomaco per asportare un tumore in una donna di 58 anni ed è stato eseguito mediante il sistema robotico Da Vinci Xi di ultima generazione. Un intervento che dopo quelli sul pancreas, può considerarsi senz’altro tra i più complessi e difficili. E tuttavia si è riusciti ad eseguirlo in tempi contenuti con una velocità di esecuzione che è benefica anche per i tempi di ripresa della paziente. Non nasconde la sua soddisfazione il Prof. Carlini, che in questo video riporta il successo dell’operazione, insieme alla paziente che racconta l’esperienza vissuta.
Sono le chirurgie specialistiche delle UOC di Chirurgia Generale, dell’UOC di Ginecologia e Ostetricia e della UOC di Urologia dell’Ospedale Sant’Eugenio ad aver adottato nelle proprie sale operatorie, dal 14 ottobre scorso, il Robot Da Vinci XI, un dispositivo di ultima generazione composto da una console attraverso la quale l’operatore può̀ trasmettere dei comandi a delle braccia automatizzate. Il chirurgo è in grado così di utilizzare dei micro-strumenti per operare con estrema precisione all’interno dell’addome o del torace del paziente, senza tremori e con una drastica riduzione dei traumatismi tissutali. Il campo operatorio è proiettato tridimensionalmente, con immagini ferme e ad altissima risoluzione che moltiplicano fino a 10 volte la normale visione dell’occhio umano. Con innumerevoli vantaggi per l’operatore e per il paziente. Se resta insostituibile la presenza umana, utilizzare questa tecnologia minimizza rischi ed effetti collaterali, estende e amplifica i gesti delle mani del chirurgo, assicurando ad essi ancora maggiore precisione.
I plus della chirurgia mininvasiva robot-assistita sono infatti noti: la possibilità di effettuare piccole incisioni con riduzione del traumatismo tissutale, un minore sanguinamento e minore necessità di trasfusioni, la riduzione della degenza e del dolore post-operatorio, la riduzione dei tempi di recupero con una più rapida ripresa nello svolgimento delle attività quotidiane e soprattutto una maggiore sicurezza per il paziente. Dal campo ‘aperto’, alla chirurgia mininvasiva a quella integralmente robotica cambia il set della sala operatoria, attori principali restano chirurghi, pazienti e infermieri, ma la tecnologia non è più solo una comparsa.
Una tecnologia robotica che non è certo una novità, esiste da almeno vent’anni, ma è molto progredita e costituisce sicuramente un elemento di aggiornamento tecnologico e di competenze per l’Ospedale Sant’Eugenio, che già vanta una altrettanto ventennale esperienza nella chirurgia mininvasiva. Un passo in più, quindi, che va a collocare questa struttura della Asl Roma 2 nel novero delle eccellenze nazionali nel campo. Con il suo nome, il Robot Da Vinci XI vuole rimandare a Leonardo Da Vinci che nel 1495 circa realizzò il primo robot della storia dell’uomo, l’Automa Cavaliere, il cavaliere meccanico presentato durante una festa a corte di Ludovico Sforza, probabilmente in occasione del matrimonio della nipote e oggi conservato a Berlino. La storia della tecnologia robotica parte da lontano, ma nell’applicazione chirurgica sta compiendo ulteriori, veloci, balzi in avanti, a tutto vantaggio sia dei sanitari che dei pazienti. L’Italia ha già 170 robot installati, destinati alla chirurgia, impiegati soprattutto in campo urologico, il che la colloca al vertice in Europa per numero di interventi eseguiti con tale tecnica: oltre 2600 nel 2021, a fronte dei poco più di 1000 di cinque anni fa.
“Cresce l’innovazione tecnologica nelle strutture della ASL Roma 2 per rispondere con competenza ai bisogni di salute dei cittadini. La chirurgia robotica ci consentirà di intervenire con estrema precisione su alcune neoplasie, di preservare i tessuti circostanti, di consentire un più rapido recupero del paziente e minori tempi di degenza. Vicini alle persone, sempre”. Commenta così Giorgio Casati, Direttore Generale della Asl Roma 2.