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Subiaco, la Chiesa di Santa Maria della Valle: percorsi della memoria

Editoriale di Gian Luca Orlandi

SUBIACO – Ci sono luoghi e persone che vivono in ognuno di noi nel cuore e nella mente tutta una vita, posti in cui si è nati e cresciuti, che ci ha formati, e quando ci ritorniamo rinnovano sempre un percorso nella memoria.
Dire “La Valle” è riduttivo, perché ad essa afferiscono interi quartieri come Morracasca, via della Montagna, la Madonna della Croce con il suo splendido Oratorio, via Milazzo, Pietra Sprecata e via dicendo. Sono identità forse poco conosciute o meno conosciute dalla media della popolazione rispetto al nucleo più moderno di Subiaco e del più antico che è la zona degli Opifici, e questa marginalità, questa idea di zona periferica è stata probabilmente la causa del mancato sviluppo sociale ed economico, e quindi causa di spopolamento di quartieri nvece storicamente molto affascinanti.
La Chiesa di Santa Maria della Valle fu un luogo di culto voluto fortemente dall’Arcipretura, allora preminente, della chiesa di Santa Maria ad Martyres (in ricordo di un eccidio consumatosi all’epoca di Nerone). Quest’ultima, situata sul colle dell’Oliveto Piano, più o meno dove adesso è l’Edificio Scolastico, era una chiesa gotica ormai fatiscente e divenuta insufficiente per una popolazione che si era moltiplicata nei decenni.
E fu proprio l’Arciprete Don Vincenzo Gizzi l’ideatore della costruzione della nuova chiesa, che fu costruita in parte dai materiali provenienti dalla demolizione della Chiesa di Santa Maria ad Martyres, in parte dai materiali avanzati dalla costruzione della Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, e successivamente finanziata dalla signora Giuditta Saulini di Argenvillieres, moglie di un nobile generale francese che, non avendo avuto figli, lasciò al suo confessore Don Vincenzo Gizzi tutti i suoi averi.
Altro benefattore fu il Card. Pier Francesco Galeffi, mentre la popolazione raccolse altri fondi grazie ai “cénzi” sottoscritti e alla vendita di gran parte della Casa Parrocchiale.
Il 28 ottobre del 1794 ci fu quindi la posa della prima pietra, insieme ad un prezioso reliquiario, da parte dell’ Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Pietro Caroni.
La costruzione si protrasse per ben 57 anni e la chiesa venne consacrata il 29 maggio del 1851 da parte di Monsignor Pio Bichi, Vicario Generale di Pio IX per l’Abbazia di Subiaco. Dalla costruzione ad oggi si sono avvicendati gli arcipreti Don Vincenzo Gizzi, Don Giacomo Cera, Don Pietro Todeschini, Don Tommaso Marocchini (per ben 60 anni), Don Antonio Zaccaria, Don Antonio Onori, Don Pasquale Persiani, Don Luigi Procaccianti (il rimpianto Don Gigi) e, da diversi anni, la Chiesa di Santa Maria della Valle ha perso l’arcipretura divenendo parte integrante della Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo.
Dopo la sua edificazione la Chiesa, costruita a croce greca ed in puro stile neoclassico, fu arricchita dai capitelli, da una bellissima balaustra (oggi demolita), dal bellissimo organo con le sue 1260 canne, dalle preziose acquasantiere, dalla Cappella della Madonna del Soccorso con la sua splendida statua lignea della Madonna col Bambino risalente all’XI secolo, dalla sistemazione definitiva della torre campanaria (torre dalle campane “querule” come le descrisse Antonio Fogazzaro nella sua opera “Il Santo”), dalle statue del Sacro Cuore, di San Benedetto, Santa Scolastica e San Biagio e soprattutto dal quadro dell’Assunta risalente al XV secolo e che, insieme al quadro del Salvatore posto nella Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, rappresenta forse la devozione più sentita dalla comunità di Subiaco con la Solenne Processione e l’invocazione pietosa della “MISERICORDIA”.
Oggi passare alla “Valle” crea disagio certamente. Il ricordo di un posto vitale, vissuto, fatto di ragazzi che giocano schiamazzando, di uomini che giocano a carte bevendo e ridendo nei bar, di donne alle prese con la spesa e le chiacchiere da “commari”, ha lasciato il posto al silenzio e alla desolazione dello spopolamento.
Se però non ci si abbandona alla malinconia, si può e si deve immaginare e programmare un nuovo futuro per questi luoghi, una nuova identità, con opportunità di sviluppo sociale ed economico, con una Rocca Abbaziale ristrutturata e fulcro della rinascita del centro storico, centro storico investito in pieno da progetti come Subiaco Sede Universitaria, la casa dello studente, l’albergo diffuso, vicoli e vignani, luoghi d’arte e siti sacri, ricostruzioni sceniche delle vecchie botteghe artigiane, delle osterie, delle cantine, della casa del contadino, dei forni di quartiere, di pannelli fotografici distribuiti nel centro storico che raccontino come eravamo. Idee che possano essere foriere di innovazione e nuova imprenditoria, insomma un grande “Percorso della Memoria”, una grande opera di musealizzazione di tutto il centro storico, dall’Oratorio di Santa Maria della Croce fino al Borgo dei Cartai.
Non esistono limiti alle idee, i limiti che abbiamo sono solo quelli che ci diamo.
Questa è la nostra fortuna: vivere in un luogo dove la frenesia e la voracità del tempo che la globalizzazione esige non possono attecchire. Abbiamo il dovere di conservarlo traendone al contempo le necessità di sostentamento delle nostre famiglie e delle nostre genti.
P.s.
Fonte : ricerca storica della maestra Pina Zaccaria Antonucci