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Ancora incredulità all’Aquila per la strage della famiglia Vicentini

L’Aquila. Un biglietto sul tavolo della cucina con frasi farneticanti è tutto ciò che ha lasciato Carlo Vicentini per provare a spiegare il suo gesto. Frasi che proverebbero lo stato di profonda crisi in cui si trovava il medico 70enne disperato per le condizioni di salute del figlio maggiore, gravemente malato. Questo era quello che provava quando ha impugnato la sua pistola, una Walther P38 regolarmente denunciata, e uno a uno ha ucciso i suoi cari.

Vicentini, ex primario all’ospedale Mazzini di Teramo e professore universitario, ha ucciso il figlio Massimo, 43 anni, gravemente disabile, nel suo letto. Subito dopo è andato nella stanza della figlia Alessandra, 36 anni, e l’ha freddata. La moglie Carla 63 anni, ha provato a fuggire, ma il marito l’ha raggiunta uccidendola in corridoio. Infine è andato nella sua camera da letto e si è ucciso.

Secondo la prima ricostruzione l’omicidio è avvenuto almeno 24 ore prima della scoperta dei cadaveri nel primo pomeriggio di ieri. Alla base in primo luogo la condizione, grave, del figlio Massimo. Malato di una distrofia progressivamente invalidante che lo costringeva sulla sedia a rotelle, con l’ausilio di un respiratore.

Negli ultimi tempi le condizioni di Massimo, erano peggiorate, a gennaio c’era stato un lungo ricovero. E, a detta di parenti e amici, suo padre era terrorizzato dall’idea di poterlo perdere.

Vicentini era andato in pensione da un paio di mesi e a gennaio aveva sospeso anche la sua attività di docente universitario all’Aquila. Continuava la professione privatamente nello studio al piano interrato della sua villetta gialla nella frazione di Tempera, ma ovviamente nulla di paragonabile con la vita frenetica in ospedale, a Teramo, che in qualche modo riusciva anche ad allontanarlo dai problemi personali.

I primi riscontri evidenziano gli ultimi accessi WhatsApp della figlia Alessandra intorno alle 2 della notte tra mercoledì e giovedì. Per tutta la giornata di giovedì invece la villetta è rimasta chiusa e silenziosa. Intorno alle 13 di ieri, alcuni vicini, in possesso delle chiavi, hanno deciso di verificare, allarmati da una domestica che non riusciva ad entrare in casa. Nessuno ha sentito gli spari.