Frammenti di tempo è un viaggio introspettivo alla ricerca dell’origine di alcuni aspetti della mia personalità. Una serie di sedute psicologiche in cui ho immaginato che il foglio di carta mi facesse le domande giuste per consentirmi di analizzare attraverso il ricordo. Le mani delle persone che ho incontrato, nell’arco della mia vita, sono il collante di questo manoscritto. Ciò che mi hanno trasmesso e che hanno saputo insegnarmi è rimasto impresso sulla mia pelle come un tatuaggio indelebile. Attraverso questo percorso di autoanalisi passo dalla presa di coscienza dei miei sbagli, e di ciò che li ha causati, all’accettazione di essi e al perdono delle mie imperfezioni. La morte di mio padre, sopraggiunta durante la stesura di questo libro, è il colpo di scena che ha sorpreso anche me. Punto cardine del testo è la relazione con la mia amica-simbiosi, inizialmente caratterizzata da una morbosa dipendenza a senso unico.
Perché ho scritto questo libro?
Ho scritto questo libro per il bisogno di analizzare me stessa e poter donare a mia figlia e al mio compagno la mia versione migliore. Queste pagine sostituiscono il taccuino dello psicologo che ho immaginato nella mia testa mentre prende appunti sulla mia vita, mi interroga, mi sprona a sviscerare episodi e relazioni fin nel profondo, alla ricerca di cause e rimedi. Ho sempre amato scrivere, fin da bambina, ma queste pagine hanno avuto una propria indipendenza e pretesa di libertà.
SIMONA CATALDO è un’artigiana. Si occupa della creazione di un capo dall’ideazione alla sua confezione. Scrive, cuce e danza da quando era bambina per bisogno viscerale di abbandonarsi a queste forme d’arte. Sono modi di esprimere se stessa a pieno, di comunicare tutto ciò che ha dentro e che non riesce a dire a voce. È originaria del Sud e nel suo libro parla di quanto siano importanti i luoghi in cui è cresciuta. Ha vissuto a Roma per quasi venti anni ed anche questo trascorso ha lasciato in lei molto da raccontare. Al momento vive in un piccolo borgo medievale con il suo compagno e sua figlia ad accumulare ricordi nuovi.
Frammenti di tempo è il suo romanzo d’esordio per l’editore Bookabook. La pubblicazione sarà prevista per gennaio 2024. In questa intervista vogliamo conoscere meglio Simona per sapere in anteprima alcune curiosità sulla sua opera di prossima uscita e sulla sua attività come autrice.
Ciao Simona, grazie per voler condividere con noi alcune curiosità e approfondimenti sul tuo libro ma anche su di te. Come è nata l’idea di scrivere il tuo romanzo libro e quando verrà pubblicato?
“Ho sempre scritto, fin da quando ho memoria di essere stata capace di farlo. Avevo un diario anche da bambina, in cui imprimevo tutti i miei pensieri. Frammenti di tempo è rimasto fermo a pagina 4 per anni, finchè ho sentito, nuovamente, il forte bisogno di imprimere nero su bianco i miei ricordi, come dei continui flashback, per analizzare me stessa e sviscerare molti aspetti irrisolti della mia vita, che non ero mai riuscita ad affrontare. L’uscita del libro è prevista per gennaio”.
Che tipo di scrittrice sei o stai diventando?
“Di sicuro una scrittrice intima. Mi piace rovistare nel mio inconscio, scavare fin nel profondo e lasciare che ogni piccola sensazione trovi la sua personale libertà in un foglio, che sia generosa di mostrarsi al mondo. Le parole prendono vita da sole, come un fluido che non ha il potere di fermarsi. Amo scrivere di vita, pura e semplice, di un qualcosa che accomuna tutti noi e in un cui ognuno possa ritrovarsi. Mi piace raccontare la verità, per quanto dura possa essere. Credo che questo sia il modo migliore per creare empatia con il lettore e permettergli di perdersi completamente in un vissuto che può sentire familiare”.
La tua è una narrativa intima nella quale racconti con grande sincerità il tuo vissuto, le tue emozioni, i dettagli della tua vita presente e passata. È stato difficile metterti a nudo?
“Ciò che mi ha creato più difficoltà è stato il rivivere determinati momenti della mia vita. E’ un libro che si è scritto da solo, di getto, come se sentisse il bisogno di liberarsi e uscire dal mio corpo. Sono stati molti i momenti in cui mi sono dovuta fermare, per il velo di lacrime che mi comprometteva la visuale. Alcune sono state lacrime di dolore, per le perdite recenti che non ero ancora riuscita ad elaborare, altre sono state lacrime di commozione genuina, per un ricordo dolce che mi ha fatto sorridere. Ciò che mi rende felice e grata per quello che ho, è la consapevolezza che non ci sia stata nemmeno una lacrima di rancore o rimpianto, durante la stesura di questo libro”.
Si sente forte dai tuoi racconti l’amore e il legame con ricordi, dai più allegri e scanzonati a quelli più tristi e dolorosi. Quale ruolo ha il ricordo per te?
“Il ricordo è una presenza indispensabile. Credo che l’obiettivo di una vita sia proprio di collezionare più ricordi possibili. Quelli tristi e dolorosi hanno comunque il potere di insegnarti qualcosa. Sono un promemoria perenne che fa da monito, incastonato in alcuni angoli della tua mente. Ti rammentano di vivere e di non dare mai nulla per scontato. Sono lì come testimonianza di un vissuto esattamente come i ricordi più allegri. Fanno parte del gioco”.
Hai scritto che non hai mai amato il cambiamento ma il tuo passato è stato un continuo cambio di rotta: che rapporto hai oggi con le novità e cosa emerge dal libro?
“C’è voluto molto tempo per imparare ad accettare i cambiamenti, ed è un lavoro che continuo a fare, giorno dopo giorno. Non ha mai fine. Avere un compagno che, in maniera terapeutica, fa dei piccoli cambiamenti periodici, anche nella disposizione dei mobili, mi ha dato sicuramente quella marcia in più per affrontarli al meglio.
Ogni due mesi in casa cambia la disposizione di qualcosa! Di cambiamenti molto più profondi, in questi ultimi anni, ce ne sono stati tanti…e mettermi in gioco a pieno, scrivendo, è proprio uno di questi. Ho capito con il tempo che mutare è necessario e restare immobili nei propri, rassicuranti, limiti, è privarsi di una crescita interiore”.
Sei un’artigiana di abiti, mi ha colpito la visione delle mani come parti del corpo capaci di creare e disfare ma anche di trasmettere accoglienza e amore. Ti va di dirci qualcosa di più su questo bellissimo pensiero?
“La prima cosa che riaffiora, nella mia mente, quando penso alle persone più care della mia vita, è l’immagine delle loro mani. Ricordo in modo nitido la visione delle mani di mia madre a quarant’anni, di quelle di mio padre, di mia nonna. Ne ricordo i profumi, ne ricordo il calore. Erano mani che non negavano mai una carezza, un sostegno, un conforto, la sicurezza di una protezione perenne. Credo di aver cominciato a misurare l’amore in base al bisogno di contatto tra due persone, palmo contro palmo. Le mani delle persone che mi hanno delusa, non hanno mai avuto una grande permanenza sulle mie”.
Che significato ha la scrittura in questo momento della tua vita?
“E’ qualcosa di cui non posso fare a meno. Un fiume in piena che ha bisogno di fluire e di portare vissuto a più argini possibili. La definirei un’azione necessaria, un po’ come l’igiene personale o il nutrimento. E’ parte integrante della mia vita”.
Quali contenuti si può aspettare il lettore leggendoti?
“Autenticità, vissuto, messa in discussione e presa di coscienza. Elaborazione, accettazione di sé e perdono. Vita pura e semplice che si porta dietro la sua dose di fallimenti e delusioni. Vita che trova nuova linfa nella famiglia, nell’amore, in un lavoro che ti appassiona, nelle amicizie di un’intera esistenza”.