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In Italia oltre 894mila lavoratori domestici, 13mila solo in Abruzzo

L’Aquila  – Nel 2022, i lavoratori domestici contribuenti all’Inps sono stati 894.299, con un calo del 7,9% rispetto al 2021 (-76.548 lavoratori), dopo gli aumenti registrati nel biennio 2020-2021 legati a una spontanea regolarizzazione dei rapporti di lavoro, per consentire ai collaboratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown, e all’entrata in vigore del Decreto Rilancio che, da giugno 2020, ha regolamentato l’emersione agevolata di rapporti di lavoro irregolare che ha riguardato soprattutto lavoratori stranieri e in particolare extracomunitari. A livello territoriale, il Nord-Ovest è l’area geografica che, con il 30,8%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Centro con il 27,2%, dal Nord-Est con il 20,3% e poi dal Sud (12,4%) e dalle Isole (9,3%).

Nel 2022, in Abruzzo i lavoratori domestici sono stati 13.639, in calo dell’8,9% rispetto al 2021. Secondo i dati del Report 2023 dell’Osservatorio Inps sul lavoro domestico in Italia elaborati da Nuova Collaborazione, in Abruzzo lavorano prevalentemente le donne (12.639 contro 1.009 uomini), mentre la composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia la diversità di lavoratori stranieri: lo scorso anno sono stati 7.272 contro 6.367 di nazionalità italiana.

Questi sono solo alcuni dei dati emersi in occasione del convegno “ Tutto regolare? Colf, badanti e babysitter in Italia” organizzato da INPS e Nuova Collaborazione, Associazione nazionale datori di lavoro domestico, durante il quale è stato presentato il Report 2023 curato dall’«Osservatorio INPS sul lavoro domestico».

All’incontro – moderato dal giornalista Francesco Antonioli (Direttore di Mondo Economico) – hanno partecipato Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali , Walter Rizzetto, presidente XI Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, Chiara Gribaudo, vicepresidente della XI Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, Vincenzo Caridi, Direttore generale INPS, e Alfredo Savia, Presidente Nuova Collaborazione.

“La pubblicazione del report, a cura dell’Osservatorio INPS sul lavoro domestico, è diventato un appuntamento annuale fondamentale. In questa occasione – ha dichiarato Alfredo Savia, Presidente Nuova Collaborazione– riusciamo ad analizzare, sotto diversi aspetti, il comparto del lavoro domestico che in Italia, nonostante rappresenti un punto di riferimento nella vita e organizzazione delle famiglie, è purtroppo ancora poco conosciuto. Il percorso di Nuova Collaborazione si struttura in modo ampio a sostegno di ‘tutta la famiglia’ riconosciuto come pilastro del Welfare che, in questo preciso momento storico, necessita di interventi strutturali e continuativi nel tempo per la gestione del lavoro di cura. In tale ambito, mi preme sottolineare come i lavoratori domestici, non rappresentino più soltanto una leva occupazionale ma siano diventati centrali nell’organizzazione del lavoro di cura della casa e della famiglia. Come associazione ci stiamo rafforzando e adattando alle nuove necessità; la politica dal canto suo deve aiutare noi e le famiglie con provvedimenti duraturi nel tempo, soprattutto in materia fiscale, per agevolare l’assunzione dei collaboratori domestici, oltre a programmi che facciano emergere anche il lavoro irregolare. L’appello che voglio rivolgere alla politica e alle istituzioni è quello di porre maggiore interesse e sensibilità nei confronti del lavoro di cura”.

“Negli ultimi mesi abbiamo avuto dei segnali che riportavano l’interesse della politica sul lavoro domestico, prima con la bozza del Decreto Lavoro che includeva la proposta di un raddoppio delle deduzioni fiscali per i versamenti contributivi; da ultimo un emendamento al decreto che proponeva la decontribuzione totale per l’assunzione di badanti, emendamento poi bocciato per mancanza di coperture.

Questo Parlamento, ha senz’altro a cuore la famiglia e saprà riconoscere il ruolo strategico del lavoro domestico. Nell’ambito della non autosufficienza, dobbiamo ricordare anche le baby sitter che hanno un ruolo centrale nell’assistenza delle coppie e delle madri che altrimenti dovrebbero rinunciare alla loro carriera.

Per questo Nuova Collaborazione si farà portavoce presso le istituzioni di proposte concrete che vadano nella direzione del sostegno alle famiglie in quanto datrici di lavoro”. Lo ha dichiarato Filippo Breccia Fratadocchi, vicepresidente di Nuova Collaborazione nel corso del convegno.

Le donne hanno in media una retribuzione più alta rispetto agli uomini (il 39,7% è sotto i 5.000 euro l’anno contro il 46,5% dei domestici maschi)

L’analisi dei dati sulle retribuzioni nel 2022 evidenzia che la percentuale più elevata dei lavoratori domestici ha una retribuzione annua superiore ai 13.000 euro (130.478 lavoratori pari al 14,6% del totale). La stessa situazione si verifica sia per le donne (14,9%), che per gli uomini (12,3%). Le donne hanno nei media una retribuzione più alta rispetto agli uomini. Sotto i 5.000 euro l’anno si colloca il 46,5% dei domestici maschi, contro il 39,7% delle femmine.

Per i lavoratori con tipologia rapporto “Colf”, la classe con la maggior frequenza, sia per gli uomini che per le donne, è quella tra 1000 e 2000 euro. I lavoratori con tipologia rapporto di lavoro “Badante” presentano, sia per i maschi che per le femmine, la stessa classe modale del complesso dei lavoratori, cioè quella dai 13.000 in poi. Inoltre, per questa tipologia di lavoratori il 36,7% delle donne ha una retribuzione uguale o superiore ai 10.000 euro annui, contro il 29,0% dei maschi.

Il Nord-Ovest è l’area geografica con il maggior numero di lavoratori (30,8%). La regione con più lavoratori domestici stranieri è la Lombardia (22,6% del totale)

Nel 2022 la distribuzione territoriale dei lavoratori domestici, in base al luogo di lavoro, evidenzia che il Nord-Ovest è l’area geografica che, con il 30,8%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Centro con il 27, 2%, dal Nord-Est con il 20,3%, dal Sud con il 12,4% e dalle Isole con l’9,3%.

La regione che presenta il maggior numero di lavoratori domestici, sia per gli uomini che per le donne, è la Lombardia, con 174.613 lavoratori nel 2022, pari al 19,5%, seguita dal Lazio (13,8%), dall’Emilia Romagna (8,8%) e dalla Toscana (8,7%). In queste quattro regioni si concentra poco più della metà dei lavoratori domestici in Italia.

Con riferimento alla distribuzione regionale per nazionalità, nel 2022 si osserva che la regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia, con 140.656 lavoratori (il 22,6% del totale dei lavoratori domestici stranieri), a seguire il Lazio (15 ,9%) e l’Emilia-Romagna (10,1%). La percentuale più elevata dei lavoratori domestici italiani, invece, lavora in Sardegna (14,5% del totale dei lavoratori domestici italiani). I dati del triennio 2020-2022 mostrano per i lavoratori italiani un trend più dinamico e generalizzato, in tutte le Regioni, con una caratteristica pari a -7,1%. Più discontinuo il trend per i lavoratori stranieri, cresciuti di +3,7% tra il 2020 e il 2021 e diminuiti di -8,4% nell’ultimo anno.

A livello regionale nell’ultimo anno, i lavoratori domestici italiani diminuiscono in tutte le regioni e in modo particolare in Sicilia (-11,5%), Marche (-9,4%) e Basilicata (-9,4%), come i lavoratori domestici stranieri che fanno registrare i maggiori decrementi in Basilicata (-17%), Calabria (-16,3%) e Puglia

(-15,7%).

Nel 2022 i lavoratori stranieri sono il 69,5% del totale; l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici (35,4%)

La composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia una forte specificità di lavoratori stranieri, che nel 2022 risultano essere il 69,5% del totale, quota che fa riprendere il trend decrescente, sospeso dopo 9 anni nel 2021. Nell’ultimo anno, infatti, il il numero dei lavoratori stranieri è diminuito del -8,4% rispetto all’anno precedente, così come si registra una conoscenza dei lavoratori italiani pari al -6,6%.

Rispetto alla zona di provenienza, nel 2022 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 316.817 lavoratori pari al 35,4% del totale, seguiti dai 272.583 lavoratori di cittadinanza italiana (30 ,5%), dai lavoratori del Sud America (7,8%) e dell’Asia Orientale (6,8%). Dieci anni fa la quota di lavoratori dell’Est europeo era pari al 44,5% contro il 21,2% dei lavoratori italiani.

Analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, si osserva una particolarità della tipologia di lavoro “Colf”, che nel 2022 interessa il 52% del totale dei lavoratori, contro il 48% della tipologia “Badante”, dieci anni fa la quota delle colf era decisamente maggioritaria, con il 61,4% dei lavoratori. La tipologia “Colf” è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale e dall’America Centrale, in cui prevale la tipologia “Badante”.

Nel 2022 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un decremento pari a -5,6%, che interessa tutte le zone di provenienza, la contaminazione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall’America del Nord (-20,8 %). Risulta essere maggiore la rappresentatività del numero di colf con -9,9%, in particolare dei lavoratori provenienti dall’Africa del Nord (-25%) e dall’Asia Orientale (+17,9%), mentre il minor decremento viene fatto registrando da quelli provenienti dalle Filippine (-3,2%).

Il 17,2% dei lavoratori domestici ha un’età tra i 50 ei 54 anni. Il 56,9% dei badanti lavora oltre le 29 ore settimanali.

Sempre nel 2022, la classe d’età “50-54 anni” è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con un peso pari al 17,2% del totale, mentre il 21,4% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo il 1,9% ha un’età inferiore ai 25 anni. Complessivamente nel 2022 i lavoratori domestici sotto i 45 anni rappresentano il 30,2% del totale, dieci anni fa i domestici sotto i 45 anni erano quasi la metà (49,7%).

Nell’anno 2022 la classe modale dell’orario medio settimanale è “25-29 ore” e, a livello complessivo, pesa per il 23,7%. Lo stesso vale per la tipologia di rapporto colf (28,2%). Per la tipologia di rapporto badante è la classe “50 e oltre” (29,5%) ad avere la frequenza maggiore. Si osserva, infatti, che ben il 56,9% dei lavoratori con tipologia di rapporto badante, proprio per la caratteristica del lavoro che svolge, si concentra nelle classi oltre le 29 ore settimanali. Al contrario il 55,8% dei lavoratori con tipologia di rapporto colf, lavora meno di 25 ore a settimana.

Con riferimento alle settimane di lavoro dichiarate, nel 2022 il maggior numero di lavoratori domestici si colloca nella classe “50-52 settimane”, con 395.406 lavoratori, pari al 44,2% del totale. Tale quota è pari al 53,6%, per la tipologia di lavoro “Colf”, in altre parole più della metà dei lavoratori con tipologia “Colf” hanno almeno un lavoro durante tutto l’anno, pur non coprendo interamente le ore lavorabili nella settimana.