The news is by your side.

“Dio liberato” di Marcello Fanfoni: un romanzo eclettico che affronta temi eterni da un’inedita prospettiva

Bianca è una ragazza timida e introversa che frequenta il liceo Pindaro a Milano; la sua vita viene completamente stravolta quando, un mattino, si imbatte nella visione di una splendida, ultraterrena signora in bianco. Tra amori non corrisposti, prostitute, matrimoni falliti, divinità egizie e greche, una città-bordello per suicidi e viaggi oltremondani, la sua quotidiana esistenza e quella di Serena, Enrico, Martino e Milena verrà trascinata in un vortice di grottesche e sconvolgenti avventure di cui soltanto Dio in persona potrà sancire il surreale, catartico epilogo.

MARCELLO FANFONI è nato il 7 marzo 1974 a Magenta (MI). Romanziere, critico letterario e traduttore, ha pubblicato Nel cuore della città di Joyce. La Dublino di Ulysses (Book Time, 2017), James Joyce e il cinema (Book Time, 2022), il giallo per bambini Il caso della vecchia spilorcia (Einaudi Ragazzi 2022) e il romanzo Dio liberato (Robin, 2022). In autunno uscirà per La Vita Felice un’edizione da lui curata di Notti egiziane e quattro racconti incompiuti di Puškin. 

Come si è sviluppata l’idea del romanzo Dio liberato?

“Tutto si è sviluppato a partire da un’immagine: un’adolescente che s’imbatte in una  visione oltremondana, in una splendida signora in bianco, quasi fosse una replica delle apparizioni di Lourdes, salvo poi scoprire che la signora in questione non è affatto la Vergine Maria… da questa immagine si è svolta poi tutta la trama soprannaturale del libro: i viaggi nell’aldilà greco e nel paradiso cristiano, che le protagoniste scopriranno essere in realtà un enorme campo di sterminio in cui le anime vengono annientate e dove Dio stesso è tenuto prigioniero, ostaggio com’è dei credenti, che ne hanno fatto una grottesca, mostruosa caricatura.

Quasi contemporaneamente, un’ulteriore immagine è divenuta cardine di un’altra componente fondamentale – accanto a quella soprannaturale – del romanzo, ovvero la componente erotica: l’idea della Città-Bordello dei suicidi, una villa in cui gli aspiranti suicidi possono trascorrere i loro ultimi giorni in una sorta di Paese dei Balocchi del sesso.

Enrico, uno dei due protagonisti maschili del libro, vi finirà, a causa dell’amore non corrisposto per una prostituta, e a questo amore sono dedicate le pagine più commoventi del romanzo. La componente soprannaturale e quella erotica di Dio liberato sono intimamente legate tra loro, poiché quel Dio che è tenuto prigioniero è propriamente tutto ciò che possiamo chiamare amore, energia, orgasmo, anima mundi… un’energia cosmica che le religioni monoteiste hanno preteso di amministrare, addomesticare, tarpare, castrare, sfigurare e incatenare”.

Quali tematiche ci si possono aspettare dal tuo libro?

“Il romanzo affronta temi eterni e fatidici: religione, amore, sesso, morte. Le religioni monoteiste sono viste come usurpazione, castrazione, umiliazione e calunnia della dimensione umana, in contrapposizione ai ben più sereni culti politeisti delle antiche civiltà mediterranee, Egitto e Grecia in primis. Amo le antiche religioni pagane, spesso irrise per la loro supposta ingenuità, per la loro ridda di dei capricciosi, troppo somiglianti agli uomini. Ebbene, trovo che al contrario si tratti di mitologie ben più mature di quelle monoteiste, proprio perché la pluralità e la contraddittorietà di quegli dei ben riflettono la pluralità, la contraddittorietà e l’incongruenza dell’esistenza stessa.

Il sesso in Dio liberato è rappresentato come una dimensione di bellezza incontaminata, gioiosa e pura: eternamente calunniato dalla religione, per un solo motivo, come racconto nel romanzo che sto scrivendo ora: le persone felici non hanno bisogno di religione. Per questo la religione ha tanto odiato la felicità terrena: è per mera rivalità, competizione. La felicità le toglie clienti”. 

Che tipo di percorso affrontano i protagonisti?

“L’amore non corrisposto è un tema fondamentale del romanzo, e segna il destino dei due protagonisti maschili del racconto. Entrambi sepolti vivi in una realtà coniugale ormai svuotata di senso, hanno un desiderio immane, vorace, di vivere, di amare ancora. Di creare qualcosa di unico, meraviglioso: un miracolo d’amore, colmo di bellezza, verità e senso. E allorché ciò non sarà possibile, sceglieranno la morte. Ma anche questa scelta, in qualche modo, sarà espressione della loro vorace brama di vivere, della loro totale, incondizionata adesione alla vita, come se andassero alla ricerca di ancora più vita, di una pienezza che sarà finalmente liberata, che tornerà finalmente appannaggio, possesso dell’essere umano nel catartico finale, con la liberazione di Dio.

Le loro mogli nel frattempo scopriranno una reciproca attrazione, e lo stesso accadrà per le loro figlie, compagne di classe nonché compagne di Bianca, la veggente: ragazzina introversa, tutta chiusa nel suo mondo, verrà strappata di colpo al suo isolamento, sarà scelta dagli dei dell’Olimpo come intermediaria, e le verrà affidata l’inaudita missione di liberare Dio”.

Usi un linguaggio molto diretto e a tratti quasi dissacrante. Ti va di parlarci di questa scelta stilistica?

“Spesso si distingue tra erotismo e pornografia: sfumato, ‘elegante’, ‘artistico’ il primo, meramente volgare la seconda. Ecco, io ho scelto un linguaggio schiettamente pornografico, e in esso non c’è nulla di volgare. Per raccontare certe estasi, le vette e gli abissi del piacere, occorre un linguaggio adeguato, gridato. Niente di pruriginoso, ammiccante e sedicente elegante. Per raccontare una data realtà, la lingua deve essere pari alla realtà raccontata. E questa lingua, per me, diviene pura lirica, poesia, non v’è nulla di volgare anzi, raggiunge il sublime. Linguaggio, anch’esso, totalmente liberato, senza alcuna inibizione, al calor bianco.

E linguaggio dissacrante, spesso, sì: perché, come avviene nella favola I vestiti nuovi dell’Imperatore, innanzi a criminali sciocchezze che non meritano rispetto alcuno, occorre un lingua allegra, sfrontata, giocosa e disinibita che gridi: il re è nudo!”

 Quali sentimenti e pensieri hai voluto suscitare nel lettore attraverso la storia che hai narrato?

“Senz’altro ho desiderato appassionare, divertire e commuovere. Il libro attraversa i registri stilistici più disparati, è a un tempo comico e melodrammatico, è grottesco e surreale quanto romantico e struggente, è pornografico, appunto, e filosofico, ricco com’è d’ogni genere di riflessioni e digressioni. Non credo vi sia una sola pagina che possa annoiare: la ricchezza dei temi è immane, e la lingua che li affronta è altrettanto ricca. Ma ho desiderato soprattutto che Dio liberato potesse cambiare – in qualche modo – la vita del lettore, perché è questo che deve fare un libro: altrimenti avrebbe anche potuto non essere scritto.

Desidero che il lettore resti ammaliato, abbia il capogiro innanzi alle vertiginose prospettive che il romanzo gli schiude, e che si senta anch’egli redento, liberato, nella colossale catarsi finale. Un libro deve dire al mondo una parola nuova, altrimenti, ancora una volta, avrebbe anche potuto non essere scritto. Ecco, io credo che Dio liberato sia una parola nuova, detta al mondo”.

Come definiresti il romanzo Dio liberato e a chi lo consigli?

“Abbiamo detto che Dio liberato attraversa i registri stilistici più disparati: ecco, allo stesso modo, il libro attraversa anche i generi più disparati: romanzo d’amore, commedia, satira, romanzo di formazione, utopico, fantastico, pornografico. Una recente recensione lo ha anche definito un tempio dell’arte a 360°, in virtù degli innumerevoli rimandi ivi disseminati.

Io consiglierei Dio liberato a chiunque abbia desiderio di qualcosa di nuovo, di una parola nuova, come accennavo nella mia risposta precedente. L’idea di Dio prigioniero dei suoi stessi credenti è una novità assoluta e, con essa, la sua inaudita liberazione, le modalità della quale non sto ad anticiparvi. Dio liberato può suonare molto blasfemo, ma in realtà si tratta di un romanzo profondamente religioso: vi si venera la vita, e si venerano, della vita, le sublimi epifanie della Donna e del Sesso.

Cosa c’è di blasfemo? Al contrario, blasfeme, e una bestemmia contro la vita, sono proprio tutte le odiose, mostruose ingiurie contro la donna e il sesso, pronunciate nel corso di troppi secoli da santi e dottori della Chiesa, tuttora venerati. Alcune di queste ingiurie sono da me letteralmente riportate nell’ultimo capitolo del romanzo. E il lettore, dopo aver letto certe parole orribili, di cui nemmeno poteva sospettare l’esistenza, accoglierà a maggior ragione lo scioglimento finale con un senso di profondo sollievo e di commossa gratitudine”.

Hai scritto altri libri. Quale evoluzione c’è stata nella tua scrittura e che tipo di scrittore sei diventato?

“Ho scritto altri libri, ma di genere completamente diverso. Mi sono dedicato alla critica letteraria, con due libri su James Joyce (Nel cuore della città di Joyce. La Dublino di Ulysses, Book Time 2017; James Joyce e il cinema, Book Time 2022), e ho pubblicato per Einaudi Ragazzi un giallo per bambini, Il caso della vecchia spilorcia (2022).

Amo molto scrivere per bambini, ho una grande passione per il registro demenziale e surreale, e tali sono le storie che scrivo per loro. Per quanto riguarda la lingua adottata, tengo un registro sempre molto alto: desidero che si abituino ad uno splendido italiano (a proposito, senza arrivare alla narrativa per ragazzi: io lavoro in libreria, e spesso basta aprire a caso romanzi più o meno di successo, di autori più o meno affermati, per imbattersi in una lingua di qualità davvero infima)”. Pertanto, per quanto riguarda la narrativa per adulti, non esiste un precedente per Dio liberato.

Stai lavorando su altro?

“Sto scrivendo un nuovo romanzo. Lo scrivo, diciamo, col sangue, come è stato per Dio liberato. E anche qui accadrà qualcosa di assolutamente incredibile. Il piano dell’opera è molto ambizioso, pertanto ci vorrà ancora molto tempo.

Nel frattempo ho da poco concluso un nuovo libro per ragazzi, Il bambino che si innamorava troppo, e sto cercando un editore. In autunno esordirò come traduttore. Adoro la lingua e la letteratura russa, Puškin è la mia grande passione (tra l’altro, di Russia e di Puškin Dio liberato ne è pieno), e in autunno, per La Vita Felice, uscirà un’edizione del racconto incompiuto di Puškin Notti egiziane, insieme ad altre sue opere incompiute, con introduzione, traduzione e note mie”.