CANISTRO – Entrando a Canistro si nota subito la cura del dettaglio. Aiuole perfettamente curate, e fiori, tanti fiori curati ovunque. Perfino la ringhiera che affaccia sullo splendido fiume Liri è accompagnata da fioriere. E poi una volta superato il passaggio a livello l’area della stazione sembra essere un quadro d’autore. Un trenino in legno, con fiori profumati sembra fare da corona alla ferrovia reale, poi spazio ad altre creazioni artistiche floreali e di decoro urbanistico che si articolano fino a Canistro Superiore.
CANISTRO NELLA STORIA _ E’ incerta l’etimologia del nome Canistro: secondo alcuni deriverebbe dal termine “Canistri”, recipienti di vimini che una volta venivano realizzati in paese in grande quantità e largamente esportati. Secondo una tradizione popolare, sul colle dove sarebbe sorto Canistro, c’era un canile: da ciò il toponimo.
Nell’epoca romana, a Canistro esisteva un piccolo villaggio che dipendeva, come molti altri borghi della Valle, dal Municipio di Antinum (l’odierna Civita d’Antino). Questo è dimostrato da un cippo calcareo iscritto, ritrovato in Canistro Inferiore, nel 1888 che reca la magistratura municipale di Antinum. Il “pagus” (piccolo villaggio) era ubicato nei pressi dell’attuale capoluogo come dimostrano i numerosi resti di mura reticolate, di ruderi laterizi e di frammenti di colonna rinvenuti presso Santa Croce.
Il paese è nominato per la prima volta nel famoso catalogo dei Baroni, fatto redigere nel 1l73 dal Re Normanno Guglielmo II: in quel periodo contava 125 abitanti. Il Borgo fino al 1860 ha seguito le vicissitudini storiche di tutto il Mezzogiorno. Dopo aver subito le invasioni barbariche, nel Medioevo fu feudo dei Conti marsi, degli Orsini ed infine dei Colonna, finché nel 1806, Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, abolì i feudi. La tranquilla vita canistrense fu sconvolta, tra il 1860 ed il 1870, dal brigantaggio, fenomeno che assunse nella zona una grande vitalità, come dimostrano le numerose leggende ancora narrate dagli anziani.
Lasciato Canistro Inferiore (oggi capoluogo), si prende la strada asfaltata che sale con forte pendenza al vecchio paese. A destra, quasi rasente alla strada, precipita rumorosamente un ruscello abbondante di acqua che, fino a pochi anni fa, alimentava una piccola cartiera, oggi chiusa. E’ l’acqua della Sponga, dove sono state pescate sempre ottime trote. Sempre a destra, salendo, oltre il ruscello, sono costruite, tra il verde, delle casette, ma tutto il paesaggio è verde, ai due lati della strada. Ci sono due itinerari che permettono di godere della magia di questi luoghi. Il quadro più bello è dato dalla visione di Canistro Alto che da lassù leva il capo, fra i suoi folti castagneti ed osserva quella valle che esso domina da tanti secoli, rievocando una storia di stenti ed augurando un futuro più bello.
Per quanto riguarda l’architettura, ne sono un chiaro esempio le chiese, nello specifico quella di Santa Maria della Fonticella, la Chiesa di San Giovanni e la Chiesa di San Sebastiano.