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“Delila” di Luisa Diamila Colazilli: un romanzo sull’amicizia e sul riscatto contro la paura e le ingiustizie

Lyanna, Robert, James e Paul: quattro amici di vecchia data si ritrovano coinvolti in un’avvincente e ingarbugliata vicenda, che si rivelerà essere stata pianificata fin dall’inizio in tutte le sue amare sfaccettature. Una storia di amore, violenza e rimpianti, ma anche di riscatto e tenacia: i protagonisti trasformeranno quello che doveva essere un piano di vendetta e distruzione, in un’occasione per rialzarsi, combattere e ottenere giustizia.

Luisa Diamila Colazilli è nata in un piccolo borgo abruzzese, Penne, ed attualmente vive a Loreto Aprutino. Ha appena terminato il liceo scientifico “Luca da Penne-Mario dei Fiori”, indirizzo tradizionale, con voto d’esame pari a 100 e lode e con una media dei voti finale di dieci. Sin da bambina è sempre stata attratta dalla letteratura e dalla storia, in particolare si è cimentata nella lettura di romanzi fantasy e soprattutto thriller.

Ha partecipato a diversi concorsi letterari, come quelli organizzati dal Lions Clubs International in collaborazione con le diverse scuole della zona vestina ed alcuni indetti dal Miur, tra cui “Voltati, Janine vive!”. Inoltre l’autrice ha anche rivestito il ruolo di giudice in una gara di romanzi organizzata da “Masciulli Edizioni”.  Attualmente è iscritta alla facoltà di ingegneria gestionale presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Frequentando il liceo scientifico ed in seguito, scegliendo di proseguire gli studi in ambito scientifico, Luisa è entrata a contatto con il mondo della scienza e dell’informatica (ha infatti conseguito la Patente Europea del computer, l’ECDL) ed ha cominciato ad interessarsene, tanto che nel suo romanzo Delila (Rossini, 2023) alcuni personaggi lavorano proprio in ambito tecnologico-scientifico.

In aggiunta, l’autrice si è sempre dimostrata attenta alle tematiche di urgente attualità, dalla violenza sessuale, fino alla corruzione tra le alte sfere dell’economia, per arrivare all’omosessualità ed all’omofobia, tutti tòpos che più volte ricorrono all’interno del libro. Recentemente ha anche scoperto un’affinità con il mondo poetico ed in collaborazione con la Aletti Editore alcuni suoi componimenti verranno pubblicati nelle loro raccolte di poesie, con uscita prevista per la fine di settembre ed alla fine di ottobre 2023.

Nel suo libro Delila il dolore dei protagonisti, seppur provato in situazioni diverse, non è altro che la trasfigurazione letteraria delle sofferenze che l’uomo si ritrova a dover affrontare durante la sua esistenza, con cui talvolta deve convivere, o al contrario, contro cui deve combattere con ardore e coraggio, opponendosi con tutte le forze necessarie alla soffocante morsa dell’angoscia. È la storia di un riscatto, come quella di milioni di persone che ogni giorno lottano contro la paura e le ingiustizie.

Come nasce il romanzo Delila?

“Potrei dire che Delila è il frutto premeditato di una profonda analisi introspettiva, o che sia stato ispirato da qualche impulso inconscio recondito in un sogno notturno o in un incubo, ma non sarei fedele alla ventata di spensieratezza che, nei vari giri di bozza e quindi rileggendo più volte il romanzo, mi sono resa conto essere una peculiarità del libro. Il lavoro dello scrittore impone un severo patto tra realtà dei fatti e immaginazione: è necessario saper calibrare il quotidiano con il verosimigliante, intrecciarli insieme, guardandosi bene dal non realizzare un intruglio indigesto di fantasia ed eccessiva pateticità.

La verità è che questo romanzo è nato per il semplice gioco di una ragazzina di sedici anni, durante il complicato periodo del lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19. Nelle pause irregolari tra una lezione ed un’altra, ascoltando la musica con gli auricolari o sgranchendomi le gambe in giardino dopo più di un’ora passata davanti ad uno schermo caleidoscopico, ha cominciato a prendere forma nella mia testa una storia, o meglio, un accenno di storia. Una bambina appena nata, una madre incapace di darle amore e un padre troppo impulsivo, ma con degli amici straordinari. Poi il resto è venuto da sé: una pagina tira l’altra, quello che all’inizio doveva essere un breve racconto, si è dilungato fino all’inverosimile, finché ogni situazione ha avuto la sua opportunità di esplicarsi, quando il tempo si fosse dimostrato abbastanza maturo per farlo.”

Raccontaci qualcosa sui protagonisti e a chi di loro senti più affine

“Lyanna, James, Paul e Robert. Quattro personaggi assai diversi tra loro, a tratti anche stridenti, eppure accomunati dalla medesima devozione nei confronti di un’amicizia che ha ormai superato il decennio. Lyanna con la sua delicata determinazione e gli spettri di un passato tormentato dalla violenza e dall’infelicità, James con i suoi occhi grigioverdi perennemente contaminati da una struggente nostalgia per un’innocenza fanciullesca sfiorita troppo presto, Paul con la sua passione per l’arrampicata e il suo masochismo per le tragedie d’amore degne di un’opera shakespeariana ed infine quel precipitoso e sentimentale di Robert, con le sue esplosioni di rabbia dal penetrante odore di vodka e le sue lacrime colpevoli di orgoglio e tanto amore.

Inutile dire che ognuno di loro ha una parte di me intessuta nel proprio personaggio, adattata al proprio vissuto ed al proprio carattere ed ovviamente, alle esigenze narrative. Amo ognuno di loro, quasi come una madre ama i propri figli, ad eccezione del fatto che non sono usciti dalla mia pancia, ma della mia immaginazione. Se dovessi scegliere di ritrovarmi in uno di loro, forse la punta della bottiglia punterebbe proprio a Lyanna, per la sua intraprendenza, il suo slancio vitale anche nell’attraversare l’Inferno a piedi nudi e l’intransigente voglia di lottare, anche quando dei mostri dalle facce fin troppo familiari decidono inaspettatamente di rifarsi avanti, dopo anni di letargo.”

Hai raccontato una vicenda molto articolata per struttura, ambientazione, personaggi, temi contenuti. Come ti sei mossa fra questi elementi e cosa potrà aspettarsi il lettore?

“Ho volutamente dato un’impostazione psicologica al mio romanzo. Quando ho iniziato a scriverlo mi sono detta: “Se proprio devo parlare di una bambina abbandonata dai genitori e di un uomo reso folle dal passato rovinoso della propria famiglia, allora bisogna che emerga ciò che rende terribili ed oltremodo disumani questi fatti: la capacità dell’uomo di provare emozioni.” A volte non ci rendiamo conto di quanto i nostri sentimenti influenzino il modo che abbiamo di porci al mondo, di affondare radici in esso, o al contrario, di toglierle.

Mi sono addentrata in una narrazione che riflettesse un singolo sviluppo narrativo partendo da una molteplicità di prospettive e cioè calandomi dentro le menti ed i pensieri dei protagonisti e provando a descrivere come questi avrebbero potuto interpretare quel determinato evento. Conseguentemente alla natura del fatto ed al comportamento del personaggio che in quel momento regge l’onerosa conchiglia della narrazione nelle proprie mani, deriva un’analisi diversa della situazione, che nella maggior parte dei casi, varia di personaggio in personaggio. È come una luce che oltrepassa un prisma: il raggio è sempre lo stesso, ma attraversato il vetro, esso si scompone in tante, differenti, tonalità di colore.”

Hai scritto “Basta un attimo per capovolgere completamente la vita”. Quale messaggio emerge dal libro?

“Il più famoso e scontato degli insegnamenti: che nonostante tutto, l’amore trionfa sempre sul male. Non posso farci nulla, sono un’inguaribile romantica: probabilmente tra qualche anno starò ancora aspettando che il principe azzurro si presenti sotto la mia finestra. Ma mi sento di aggiungere un qualcosa in più ad un messaggio che la letteratura di ogni epoca e dove, ha reso celebre con opere dalle pagine immortali: l’amore trionfa sempre sul male, però questo non vuol dire che non lasci dietro di sé gli strascichi indesiderati di una battaglia sanguinosa.

In ogni storia, inventata o non, che si congeda da noi con il tanto agognato lieto fine, ci accorgiamo che esso implica, quasi automaticamente, un prezzo molto alto, solitamente pagato con la perdita di un personaggio chiave, o con uno sviluppo inaspettato e che mai avremmo pensato potesse piombare così a capofitto nella narrazione. Lyanna, James, Paul e Robert usciranno vincitori da una vicenda così intricata e satura di dolore, ma non prima di aver combattuto con unghia e denti, non solo contro l’antagonista della storia, ma anche contro i propri demoni, insiti nelle loro anime ferite. Dovranno imparare a raffrontarsi con le proprie sofferenze e a conciliare il passato con il presente, dopo aver trovato l’antidoto perfetto ad una lenta morte di rimpianti e paure. La fenice ci insegna che non si rinasce dal nulla, ma dalle proprie ceneri.”

Racconti con finezza le sfumature dei sentimenti quali amore, odio, rancore, invidia, gioia. Cosa hai voluto suscitare nel lettore attraverso questa scelta?

“La nostra vita viene basata quasi interamente sul nostro sentire. Veniamo al mondo spaventati e con una tabula rasa come mente, cresciamo tra diletti e dispiaceri e moriamo avvolti in una nube di ricordi. E non sempre quella nube è soffice e bianca, pittoresca. Potrebbe essere grigia e carica di pioggia, pronta a tuonare in una tempesta senza eguali, o potrebbe dividere il cielo in due enormi porzioni, l’una placida e serena, l’altra invece scossa da venti turbolenti.

Nel mio romanzo le vittime vengono investite dalle emozioni e dai sentimenti più svariati, capaci di gettarli nel baratro della disperazione, o al contrario, elevarli nei cieli più alti. Devono imparare a fronteggiare il loro mondo emotivo, a redigere una sorta di codice che permetta loro di guardare agli eventi lasciandoli incontaminati dalle acrimonie o dall’euforia, dai quali risulterebbero irrimediabilmente alterati. Ma d’altra parte, è essenziale dare ampio respiro a quella parte di noi che si presenta a tutti gli effetti come un’estensione invisibile, ma di cui è impossibile non accorgersi, del nostro corpo.

Viviamo in un mondo in cui la minaccia dell’indifferenza alle sofferenze del prossimo è sempre in agguato, pronta a balzare ed a scorticare con gli affilati artigli di una razionalità spogliata di cuore ed a annientare anche l’ultimo presidio di speranza di salvezza per l’umanità. Un libro credo debba possedere questo miracoloso potere: rinforzare le fila di quanti combattono contro l’indiscriminato esercizio che viene fatto del disinteresse.”

Tre motivi per acquistare il tuo romanzo

“Primo: una trama avvincente. La storia raccontata in Delila non ha nulla di fantastico, eppure è capace di infrangere del tutto gli schermi della quotidianità, escludendo bacchette magiche ed incantesimi.

Secondo: i personaggi. Dai coprotagonisti, fino al personaggio secondario apparentemente più insignificante, vi scoprirete insieme a loro, imparando a testare i confini della vostra coscienza e ad indagare la vostra anima usando come lente di ingrandimento un semplice romanzo.

Terzo: il messaggio. Il bene trionfa sempre sul male, in una battaglia lunga e squassante. Mia nonna dice sempre che il bene ed il male combattono ad armi pari, ma per davvero poco, la luce riesce sempre ad avere la meglio sul buio. Questo è sufficiente a spiegare il perché delle ferite di guerra che un tale grandioso e terribile scontro lascia dietro di sé. Forse si guarisce, o forse no, ma resta il fatto che il ricordo di un tale evento rimarrà per sempre inciso nella nostra anima. Sta a noi capire quanto profondo ed elaborato debba essere il solco che lo imprime sul sigillo del nostro cuore.”

Stai scrivendo altri libri?

“Nulla di concreto per il momento, ma non nascondo che in un domani potrebbe accadere di ricominciare da capo questo meraviglioso percorso, che mi ha permesso di maturare sotto molteplici aspetti, dalla puntualità nei tempi di consegna, fino all’attenzione che ho impiegato nel correggere le varie bozze. La scrittura rimane e rimarrà sempre (almeno spero) la mia più grande passione, quella parte di me che ho il potere di donare al mondo o usare a scopo terapeutico, quando il mondo sembra cominciare a girare nel verso sbagliato e il baricentro inizia a ballare un frenetico tip-tap che dà i capogiri.

Nell’ultimo anno ho scoperto il meraviglioso mondo della poesia, un forziere dai tesori mistici ed esotici, capace di indagare l’altro, semplicemente ricercando sé stessi, in una manciata di versi in cui viene racchiuso il senso della vita. Pubblicherò due poesie che ho scritto rispettivamente in raccolte poetiche dell’Aletti Editore in occasione di due concorsi organizzati dalla suddetta Casa Editrice.

Ogni tanto, quando il mio flusso di pensieri è limpido come le acque di un ruscello di montagna, o al contrario, è torbido come quelle di un profondo lago, mi capita di immaginare dei personaggi prendere vita e giocarsela a poker in una manciata di istanti, che diventano il tempo di un breve racconto. Per il momento mi accontento di scribacchiare e studiare quel è lo scopo di un’impresa, poi il resto verrà a suo tempo”.