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Un libro per non dimenticare: “Quel che resta della memoria” di Lorenzo Zucchi

"Questo libro è dedicato alla memoria di Ferdinando Zucchi (1918-1999) affinché arrivi il giorno della fine di tutte le guerre."

In una scuola di Milano, Charlotte legge la sua relazione per il Giorno della Memoria, narrando come il suo bisnonno sia stato prigioniero in un campo di lavoro a Wuppertal per più di un anno, dopo l’armistizio italiano e prima della fine della guerra.

LORENZO ZUCCHI è nato a Parma nel 1973, vive da anni a Milano. Scrive per passione sul sito Milano Città Stato ed è speaker radiofonico per il format Fizz in the Morning e per la web radio Radio 20158. Nel 2020 ha esordito pubblicando per Edizioni Underground? Quante bandiere hai?, raccolta di racconti di viaggio ambientati nei paesi dell’Europa e del Mediterraneo. Nel 2021 è uscito per Edizioni Underground? Bandiere per Tutti, secondo tomo della Trilogia delle bandiere, raccolta di racconti di viaggio vissuti nei continenti extraeuropei. Nel 2023 ha concluso la sua Trilogia per Edizioni Underground? con Giochi senza Bandiere, raccolta di racconti a metà tra il viaggio e la storia con personaggi che hanno per sfondo le regioni europee. Nel giugno del 2023 pubblica con Amazon KDP il romanzo La stagione dei grandi amori, scritto a quattro mani con Gaia Valeria Patierno. A settembre 2023 è uscito Quel che resta della memoria (Milano Meravigliosa).

Cosa ti ha spinto a narrare una pagina così dolente della Storia?

“Mio padre ha sempre voluto che l’esperienza di mio nonno venisse raccontata. Quando ha visto che io dai racconti di viaggio iniziali ero passato ad altri soggetti mi ha proposto di scrivere la storia di suo padre. Io mi sono detto: la biografia è nella mia lista delle cose da fare prima o poi e scrivere di un soggetto così doloroso, come giustamente dici tu, servirà ad affinare le mie capacità. Essendo passato molto tempo, questo libro non è un documento storico ma riflette una realtà romanzata.”

Parlaci dello stile e del linguaggio che hai scelto per questo tuo libro e di come l’hai strutturato. Si nota in particolare l’alternarsi del presente e del passato, il ritorno alla vita e la sofferenza dei ricordi del protagonista…

“Ho scelto uno stile molto semplice, un linguaggio universale, proprio per poter arrivare a tutti. Per quel che riguarda la struttura del libro, mi sono fatto ispirare dai film sull’olocausto che iniziano e finiscono sempre ai giorni nostri, mentre l’alternanza tra le parti del diario della prigionia e gi episodi significativi e divertenti della vita di mio nonno è stata usata per alleggerire la narrazione.”

Nella postfazione si legge: “l’assenza di Memoria è invece una enorme falla sotto la linea di galleggiamento della nostra società liberale e democratica, perché è un problema collettivo e non del singolo individuo”. Da questo punto di vista quale messaggio emerge dalla storia che hai raccontato?

“Uno dei messaggi del libro (sottolineato nella prefazione da Francesco Cosimato e nella postfazione e Angelo Turco) è che l’assenza di memoria porta al ripetersi periodico dei cicli storici. L’odio disseminato da chi crede che esistano invenzioni come confini, stati, gruppi etnici o religioni indurrà sempre i responsabili a fare scelte che poi saranno pagate dalla popolazione. I fatti tragici di questi giorni purtroppo lo confermano: quello che è stato purtroppo può ripetersi ancora.”

Quali sensazioni ed emozioni hai voluto suscitare nel lettore e quali insegnamenti futuri speri possa originare la lettura di questo tuo scritto?

“Complessivamente il libro narra di una vita che è passata attraverso speranze, delusioni, momenti critici e soddisfazioni: il lettore dovrebbe empatizzare con il protagonista, indignarsi per il trattamento subito, commuoversi davanti a qualcuno dei tanti momenti tristi della sua storia. L’insegnamento è uno solo, ben esplicitato nel titolo: preservare la memoria.”

Chi è il destinatario ideale di Quel che resta della memoria e quali progetti hai per l’opera?

“Il libro è stato scritto in uno stile molto semplice (abbastanza diverso dal mio solito) anche per essere veicolato ai ragazzi delle scuole medie durante il mese del Giorno della Memoria. Proveremo a presentare l’opera nelle scuole milanesi e magari anche in quelle d’Italia nei prossimi anni, il libro racconta di un’esperienza conclusa e quindi non è destinato a invecchiare troppo. Penso che attraverso il ruolo del personaggio di mia figlia Charlotte, che compare all’inizio e alla fine del libro, il messaggio sia ancora più diretto per i giovani che ancora non metabolizzano bene gli eventi tragici della guerra.”

Hai scritto romanzi di diversi generi letterari, e fra l’altro sei una persona che ama viaggiare e camminare a piedi nudi. Cosa lega i vari aspetti della tua personalità eclettica e dei tuoi vari scritti?

“Innanzitutto, grazie per il complimento, credo che il mio eclettismo sia dovuto al fatto che vorrei fare tante cose diverse come il regista o l’architetto ed è indubbio che il viaggiare e il camminare a piedi nudi siano due fattori che contribuiscono molto alla mia creatività, ma in realtà la scelta di spaziare su più generi possibili è voluta: ci sono già abbastanza scrittori che replicano sempre lo stesso modello, io fino a che mi divertirò tenterò invece di sperimentare sempre.”

Tre buoni motivi per leggere Quel che resta della memoria

“Si legge in due ore, si legge facilmente, porta un messaggio di speranza ricordando una pagina tragica della grande storia.”

Che tipo di scrittore sei o stai diventando?

“Di narrativa classica. Ho scritto vari libri che al momento sono inediti: un thriller, un noir, una saga famigliare e uno psicologico ma di fatto tutti questi libri hanno solo sfumature di genere. In futuro ho ancora una lunga lista di titoli e temi già pronti, vedremo come evolverò o come riuscirò ad evolvere.”