COLLEFERRO – I rifugi antiaereo di Colleferro sono ricavati da antiche cave sfruttate per estrarre la pozzolana necessaria per costruire le prime abitazioni per gli operai delle fabbriche.
Il reticolo sotterraneo si sviluppa per circa 6 km e originariamente era accessibile da 15 diverse zone della cittadina. Durante la Seconda guerra mondiale le gallerie furono riadattate per ospitare e proteggere le maestranze e la popolazione civile, nel timore che Colleferro potesse diventare un obiettivo dei bombardamenti Alleati – come in effetti avvenne in più occasioni – per la presenza di importanti fabbriche di armamenti. Gli ipogei erano divisi in due grandi blocchi: le gallerie del Villaggio Vecchio nel quartiere storico di Santa Barbara (più vicine alla fabbrica) e quelle più esterne del Villaggio Nuovo nella zona di Colle Sant’Antonino.
Le gallerie-rifugio si trasformarono via via in un vero e proprio paese ipogeo, soprattutto dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, con intere famiglie che decisero di abitare stabilmente nei sotterranei. Vennero realizzati così degli “appartamenti” di fortuna e furono predisposti i necessari servizi: dall’infermeria (allietata da diverse nascite) all’ufficio anagrafe, dalla cappella per le funzioni religiose (con cresime e matrimoni) all’osteria e persino un emporio. Nel dopoguerra le gallerie sono rimaste chiuse e sono state parzialmente usate come fungaie. Solo a partire dal 1985, nel cinquantennale della fondazione della città di Colleferro, è iniziata un’opera di recupero che ha portato ad una progressiva riapertura di questo importante sito della memoria bellica.