A Bellegra, sorge uno dei monumenti più affascinanti dei Monti Prenestini: il Sacro Ritiro di San Francesco. Si tratta di un Convento la cui origine è legata alla visita di San Francesco d’Assisi al Sacro Speco di Subiaco nel 1223,quando si fermò per riposarsi nell’allora casa colonica di Monte Casale, appartenente agli stessi monaci sublacensi. Francesco restò colpito dalla cornice suggestiva nella quale era immerso il luogo, incastonato nel verde dei castagni e dei faggi della campagna simbruina.
Giunto al Sacro Speco, dove ancora oggi si conserva un affresco riproducente la sua immagine, dall’Abate ebbe in dono il luogo ove sorge il Sacro Ritiro e vi si stabilì con i suoi frati. La presenza di San Francesco nel territorio è testimoniata anche attraverso la trasformazione, ad opera del Santo di Assisi, presso il Sacro Speco, dei rovi in rose, nei quali, per combattere le tentazioni della carne, si gettava San Benedetto. Chiesetta annessa al Sacro Ritiro Testimonianze dell’importanza di San Francesco per la nascita del Convento di Bellegra ci arrivano dal cronologo benedettino Mirzio, monaco a Subiaco nel 1592 e dallo storico francescano a lui contemporaneo, Wadding. La struttura originaria era piccola ed angusta, adatta ad ospitare un esiguo numero di frati. Nel 1458, Pio II assegnò il romitorio ai francescani osservanti della Provincia Romana e da quel momento gli abitanti di Bellegra si dimostrarono generosi benefattori in favore dei religiosi, che progressivamente ampliarono la struttura.
La Chiesa annessa al Convento La Chiesa annessa al Convento ha le origini nel piccolo oratorio del primo Eremo Francescano (XIII sec.). Si giunse all’edificazione della prima Chiesa nella seconda metà del XV secolo, consacrata il 23 agosto 1489 da Mons. Cesare Nacci. Un primo ampliamento avvenne nel XVII secolo con l’edificazione di due cappelle, una dedicata a San Francesco e l’altra alla Madonna (chiamata ançhe di Santa Rosa), posta di fronte alla prima. Nel XVIII secolo Tommaso da Cori divenne superiore della comunità, egli fondò il Sacro Ritiro e, morto l’11 gennaio 1729, il suo corpo ora giace nello stesso Ritiro, in una cappella sulla destra dell’unica navata. Egli si impegnò a mantenere la struttura piccola e povera, rendendola tuttavia leggermente più ampia, mediante una foresteria e dormitori sufficienti per un massimo di 20 religiosi. Tommaso da Cori fu beatificato il 3 settembre 1786 e santificato il 21 novembre 1999. La sua memoria liturgica è l’11 gennaio. Urna con il corpo di San Tommaso da Cori Nel 1924, durante un lavoro di ristrutturazione, nella chiesa del convento, venne ritrovata l’antica stanza nella quale la tradizione vuole che avesse dormito S. Francesco, quando il Ritiro era solo un piccolo romitorio. La stanza fu trasformata in una cappella dedicata al poverello d’Assisi e, per l’occasione, Mons. Nazareno Patrizi a sue spese la fece marmorizzare, donò un busto di S. Francesco e dotò l’altare del necessario corredo liturgico. Nel 1825 e nel 1915 due nuove cappelle vennero aggiunte alle altre; la prima dedicata al Beato Tommaso da Cori, l’altra in onore di San Teofilo da Corte. Nel XX secolo, per conferire maggiore importanza alla Chiesa rispetto al resto del complesso conventuale, fu operato un prolungamento della stessa. In occasione del VII centenario della morte di San Francesco, nel 1926, l’esterno del Sacro Ritiro fu completamente ricostruito. Originariamente era piatto e adornato da sole due nicchie, l’una dedicata a S. Francesco e l’altra a S. Antonio da Padova. La facciata del 1926, invece, offre una maggiore solennità al convento, pur non discostandosi dallo stile povero ed austero tipico della natura francescana. Crocefissso scolpito da Fra Vincenzo da Bassiano Stretto da mura, si accede al Convento attraverso un portale con lo stemma francescano. Il chiostro ha arcate sui quattro lati chiusi per proteggersi dal freddo, ai piani superiori si affacciano le celle. Tra le preziosità del Sacro Ritiro il Crocefisso, restaurato da poco, scolpito intorno al 1600 da fra Vincenzo da Bassiano, che nel corso della sua vita scolpì cinque crocefissi, lavorando di venerdì in ginocchio e mangiando pane e acqua. All’interno del convento l’antica infermeria trasformata in un piccolo museo dove si conservano le antichità del convento, infermeria dove morì il beato Diego da Vallinfreda, raffigurato in un simulacro posto su una barella. Nel corridoio le cellette abitate dai confratelli, una di queste tenuta in grande considerazione, quella appartenuta a padre Giacinto Bracci, l’ ultimo dei confratelli morto in stato di santità.