Rieti – Ieri mattina la Sala Consiliare del Comune di Rieti ha ospitato la presentazione dei sei spettacoli che comporranno la stagione 2024 del Teatro Flavio Vespasiano e che verrà dedicata alla memoria di Piero Fasciolo, per anni anima del teatro cittadino e recentemente scomparso. La programmazione è stata introdotta dall’Assessore alla Cultura Letizia Rosati ed illustrata dall’Amministratore Delegato di ATCL Luca Fornari e dalla Direttrice Artistica Isabella Di Cola. Presente anche l’attore Sebastiano Somma, che con l’autore Liberato Santarpino porteranno in scena “Lucio incontra Lucio”, un incontro immaginifico tra musica e azioni teatrali di Lucio Battisti con Lucio Dalla. Non è potuto essere presente perché impegnato in tournée Giovanni Scifoni, che ha voluto inviare un video-messaggio in cui ha introdotto il suo spettacolo “Fra’ San Francesco, la superstar del medioevo”. A chiudere il Sindaco Daniele Sinibaldi, che ha inquadrato la stagione del Teatro Flavio Vespasiano nell’ambito delle attività culturali rivolte non solo al pubblico reatino, ma a quello nuovo rappresentato dalla comunità di studenti e docenti presenti in città grazie alla presenza del Polo Universitario inter-ateneo di Sapienza e Tuscia.
Nello specifico Comune di Rieti e ATCL, circuito multidisciplinare del Lazio sostenuto da MIC – Ministero della Cultura e Regione Lazio, propongono una stagione di grande livello con sei spettacoli in abbonamento che si muovono tra grandi classici, nuova drammaturgia, un omaggio a uno dei più grandi registi cinematografici italiani, Federico Fellini, e a due autori e interpreti che attraverso la musica hanno raccontato il nostro Paese: Lucio Dalla e Lucio Battisti, con in scena importanti interpreti del nostro panorama teatrale.
Si inizia il 25 gennaio ore 21 con Milena Vukotic, Pino Micol e Gianluca Ferrato protagonisti di “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello, regia Geppy Gleijeses e con Luchino Giordana, Marco Prosperini, Maria Rosaria Carli, Giorgia Conteduca, Antonio Sarasso, Stefania Barca, Walter Cerrotta, Vicky Catalano, Giulia Paoletti. Scritta nel 1917, presenta il vano tentativo di far luce, in una città di provincia, sull’identità della moglie del nuovo segretario della Prefettura. L’idea dell’allestimento nasce da una strepitosa intuizione di Giovanni Macchia, il più rilevante critico di Pirandello: il cannocchiale rovesciato. “Le cose più vicine, vissute, torturanti, furono viste con il binocolo rovesciato: da quella distanza che ne permettesse la meditazione assorta o l’ironia o addirittura il grottesco”.
Erano gli inizi degli anni Ottanta quando Dalla parlò a Battisti di un suo grande progetto da fare insieme: una grande tournée e poi un disco da incidere. Battisti rifiutò l’invito, perché ormai immerso in una nuova sperimentazione musicale con quella decisione devastante di sparire dalle scene. “Lucio incontra Lucio” di Liberato Santarpino, con Sebastiano Somma e con Marco De Gennaro – pianoforte; Gianmarco Santarpino – sax; Aldo Vigorito – contrabbasso; Giuseppe La Pusata – batteria; Lorenzo Guastaferro – vibrafono, con le voci di Alfina Scorza, Elsa Baldini, Paola Forleo, Francesco Curcio, prova a figurare quell’incontro artistico mai avvenuto, anche se solo immaginario, tra Lucio Battisti e Lucio Dalla, raccontando attraverso le loro canzoni uno spaccato musicale che parte dagli anni ’60 per arrivare ai nostri giorni. In scena domenica 11 febbraio ore 21.
Tratto dal film di Fellini del 1986, Ginger & Fred di Federico Fellini, Tonino Guerra, Tullio Pinelli, vede in scena Monica Guerritore (che firma anche adattamento e regia) e Pietro Bontempo insieme ad Alessandro Di Somma, Mara Gentile, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni, Lucilla Mininno, Valentina Morini, Claudio Vanni il 3 marzo ore 21. Amelia e Pippo, Ginger e Fred, sono tra un gruppo di personaggi spaesati che partecipano a uno show di Natale di una televisione privata. Un tempo il loro talento era ammirato, prima che Ginger rinunciasse lasciando Fred solo e spaesato. Si ritrovano qui e cercheranno di riannodare quel filo nascosto, ritrovare la luce… balleranno… e per un lungo momento saranno soli, belli e liberi…
Da una creazione del Théâtre du Campagnol e da un’idea e dalla regia di Jean-Claude Penchenat, nasce l’adattamento italiano di Le bal – L’italia balla dal 1940 al 2001 coreografie di Ilaria Amaldi, regia di Giancarlo Fares con Riccardo Averaimo, Giulia Bellanzoni, Alberta Cipriani, Manuel D’Amario, Giancarlo Fares, Alice Iacono, Francesco Mastroianni, Pierfrancesco Perrucci, Maya Quattrini, Viviana Simone e Sara Valerio il 9 marzo ore 21. Tutto si svolge in una balera, luogo di incontro di uomini e donne agée: un caleidoscopio di accadimenti che accompagna il pubblico in un appassionante viaggio nel tempo scandito dalla musica che si fa drammaturgia. Le coppie ballano e in un crescendo si spogliano dei loro abiti grigi per tornare magicamente al 1940.
Cinque scrittrici- Annalisa Comes, Cinzia Della Ciana, Barbara Fiorio, Alessandra Vinotto, Cinzia Gangarella e sette compositrici – Cinzia Pennesi, Carla Magnan, Carla Rebora Barbara Rettagliati, Rossella Spinosa, Roberta Vacca e Cinzia Gangarella – si confrontano con le cattive di 5 celebri fiabe (Alice nel paese delle meraviglie, Cenerentola, La Bella addormentata nel bosco, La Sirenetta, Biancaneve, con un ultimo colpo di coda da Cappuccetto Rosso) affidando alla cantAttrice Ottavia Fusco Squitieri e al pianoforte di Orietta Caianiello il compito di raccontare le loro nefaste pulsioni ma anche le loro “sante ragioni”! “Dalla parte delle cattive”. Cinque storie necessarie e… una coda da un’idea di Angelo Desideri sarà in scena il 5 aprile ore 21.
L’anniversario degli 800 anni dalla creazione del primo presepe, è l’occasione per parlare di uno dei Santi più amati nella storia in “Fra’ San Francesco, la superstar del medioevo” con la verve, l’ironia e la comicità di Giovanni Scifoni accompagnato dagli strumenti antichi suonati da Luciano Di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli e la regia di Francesco Ferdinando Brandi, giovedì 11 aprile ore 21.
«San Francesco aveva di speciale che era un artista. Forse il più grande della storia. Le sue prediche erano capolavori folli e visionari. Erano performance di teatro contemporaneo. Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese, citando a memoria brani dalle chanson de geste, stravolgendone il senso, utilizzava il corpo, il nudo, perfino la propria malattia, il dolore fisico e il mutismo» così racconta Giovanni Scifoni.