ROMA – Il 2 gennaio scorso, si è presentata negli uffici dell’VIII Distretto una donna italiana di 44 anni, per denunciare l’estorsione che stava subendo da diverso tempo da parte di due persone, un uomo ed una donna. La vittima ha raccontato agli agenti di essere un avvocato e di essere proprietaria di una società che opera nel campo televisivo/cinematografico e che, nel mese di luglio 2022, non avendo la patente di guida e non disponendo di collaboratori che potessero guidare la sua auto, ha chiesto aiuto per svolgere questa mansione ad una donna segnalata da un suo amico.
Col passare del tempo la donna è entrata, anche in maniera “prepotente”, in confidenza con la vittima, tanto da organizzarle appuntamenti anche privati. In una di queste circostanze è venuta a conoscenza del fatto che, nell’agosto del 2023, la società della quale la vittima è proprietaria, necessitava di 30.000 Euro per la produzione di un film e che le banche le avevano rifiutato il fido. Su consiglio della sua “autista”, la vittima ha chiesto aiuto finanziario al proprietario di un salone di bellezza del quale era già cliente. L’uomo si è reso disponibile a prestare tale cifra, a patto che la donna avesse saldato il debito entro ottobre 2023, versando la cifra di 40.000 euro, per poi cambiare idea repentinamente anticipando la data di restituzione al mese di settembre 2023. Una volta ricevuti i 30.000 euro, la vittima ne ha restituiti subito 10.000 quale profitto spettante all’uomo e alla sua autista per l’interessamento avuto nel farglieli avere.
Da qui la donna ha iniziato a ricevere continue minacce dai due, sia di carattere personale, sia rivolte nei confronti del figlio minore. Gli stessi, inoltre, la minacciavano di dire tutto al suo compagno che era all’oscuro della vicenda, in quanto a loro dire la somma che le avevano “rimediato”, era stata presa da una banda di albanesi che ne pretendevano la restituzione. A questo punto la vittima, presa da malesseri e attacchi di panico, è stata completamente soggiogata dalle loro richieste.
Nel novembre 2023 la donna è stata avvisata, dalla sua autista, del fatto che ignoti avevano tentato il furto della sua autovettura, risultata poi effettivamente parzialmente smontata.
Nel mese di dicembre, invece, l’uomo ha mandato un messaggio di insulti e minacce alla vittima, a seguito del quale i due si sono incontrati nel suo negozio dove la donna è stata ulteriormente minacciata e, così, costretta a sottoscrivere un assegno bancario per l’importo di 30.000 euro a copertura del debito, considerando che già aveva restituito 10.000 euro. L’uomo, a suo dire, avrebbe custodito l’assegno fino a che non avesse ricevuto il denaro in contanti. In data 8 gennaio, visto che la cifra da restituire era lievitata da 40.000 a 50.000 euro e che continuava a ricevere minacce, la donna ha presentato un ulteriore denuncia e, d’intesa con gli agenti, ha concordato un incontro con l’uomo e la sua autista in un bar in zona Ponte Milvio.
La vittima si è presentata all’appuntamento accompagnata proprio dalla donna che la vessava, munita di un registratore con il quale ha registrato tutto quello che è stato detto durante l’incontro, in particolare la pretesa dell’uomo di ottenere 20.000 euro per lui ed ulteriori 40.000 euro per saldare i fantomatici albanesi. Alla conversazione hanno assistito anche due agenti appostati come finti clienti all’interno del bar. La vittima, a questo punto, ha consegnato ai due una busta contenente 5.000 euro e al momento della ricezione i soggetti sono stati bloccati dagli agenti. Una volta portati in commissariato, sono stati rinvenuti nel portafoglio dell’uomo gli assegni ricevuti dalla vittima ed un foglietto con nomi e cifre riconducibili all’attività estorsiva.
A seguito di perquisizione a casa dell’uomo sono stati recuperati 14.400 euro, mentre a casa della 55 enne 2390 euro e numerose armi legalmente detenute che sono state ritirate preventivamente, tutti i soldi erano riconducibili all’attività criminale messa in atto. Oltre al denaro, nelle perquisizioni sono stati rinvenuti numerosi fogli manoscritti riconducibili all’illecita attività, riportanti nomi e cifre ed è stato anche appurato che non esisteva nessuna banda di albanesi.
La Procura della Repubblica, sulla base delle evidenze investigative, ha chiesto ed ottenuto dall’Autorità Giudiziaria la convalida degli arresti.