L’Area Sacra di Largo di Torre Argentina è un vero museo a cielo aperto accessibile a tutti. Qui si può ammirare il più esteso complesso di età repubblicana attualmente visibile con i resti di quattro templi che vanno dal IV secolo al II secolo a.C., la Curia di Pompeo (dove venne assassinato Cesare) e la Torre del Papito.
il più esteso complesso di età repubblicana attualmente visibile, con i resti di quattro templi che vanno dal IV secolo al II secolo a.C., comunemente indicati con le prime quattro lettere dell’alfabeto poiché la loro identificazione non è ancora del tutto certa. Il nome della piazza al cui centro sorgono deriva da Argentoratum, attuale Strasburgo, città di origine di Johannes Burckardt (italianizzato in Giovanni Burcardo), cerimoniere di Alessandro VI Borgia, che chiamò Argentina la torre inclusa nel suo palazzo di via del Sudario, mozzata nell’Ottocento e ormai irriconoscibile.
L’Area Sacra venne scoperta inaspettatamente nel 1926 durante i lavori di demolizione del vecchio quartiere per la costruzione di nuovi edifici e scavata fino al 1928, con più riprese fino almeno agli anni Settanta. L’edificio più antico è il tempio C, costruito sul primitivo piano di campagna tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C. e dedicato probabilmente alla dea Feronia, un culto originario della Sabina. Allo stesso livello di questo tempio, alla metà del III secolo a.C. venne innalzato il tempio A, di dimensioni minori e forse dedicato a Giuturna.
All’inizio del II secolo a.C. fu costruito il tempio D, il più grande dei quattro, dedicato ai Lari Permarini o, secondo altre ipotesi, alle Ninfe. Probabilmente dopo il devastante incendio del 111 a.C., fu creato un pavimento unico di tufo per i tre templi steso sopra uno spesso strato di macerie, che innalzava l’intera piazza di oltre un metro. A questa fase risale la costruzione del tempio B, l’unico a pianta circolare. La maggior parte degli studiosi lo identifica con il tempio della Fortuna huiusce diei, la “Fortuna del Giorno Presente”, costruito per celebrare la vittoria dei Romani contro i Cimbri di Viterbo. La dedica a una divinità femminile sembra confermata dal grandioso acrolito (una statua con testa e parti nude in marmo, e il resto in bronzo o altro materiale) i cui frammenti sono oggi conservati nel Museo della Centrale Montemartini.
Nell’80 d.C. un altro furioso incendio devastò gran parte del Campo Marzio, compresa l’Area Sacra che subì una nuova trasformazione a opera dell’imperatore Domiziano: le macerie furono spianate e al di sopra fu costruito il pavimento in lastre di travertino ancora visibile. Dopo il V secolo ebbe probabilmente inizio il processo di abbandono e trasformazione degli edifici e l’area fu forse occupata da un complesso monastico. Tra l’VIII e il IX secolo d.C. vennero realizzate imponenti strutture in grandi blocchi di tufo, forse case aristocratiche. Sempre al IX secolo appartengono le prime testimonianze dell’impianto di una chiesa all’interno del tempio A che nel 1132 fu dedicata a san Nicola. Della fase di XII secolo restano l’abside, decorato con una teoria di santi, il pavimento cosmatesco e l’altare. La piccola abside sul lato sinistro della chiesa è invece databile al XIV secolo.
All’interno del complesso archeologico, dietro i templi B e C, si può notare un grosso basamento di tufo che faceva parte della Curia di Pompeo, dove si svolgevano le sedute del Senato di Roma e dove alle Idi di marzo, il 15 marzo del 44 a.C., fu pugnalato a morte Giulio Cesare.