Roma – Le diaspore come osservatrici, “sentinelle” delle crisi emergenti nel mondo e allo stesso tempo come attori capaci di fornire soluzioni efficaci in un’ottica di cooperazione e sviluppo: sono alcune delle prospettive della quinta edizione del Summit nazionale delle diaspore, in programma sabato prossimo, 10 febbraio a Roma.
L’appuntamento, al via alle 9.30 con testimonianze, dibattiti e nuove proposte, è all’Auditorium Antonianum, in viale Manzoni 1. Nel quadro del progetto ‘Draft the Future! Towards a Diaspora Forum in Italy’, finanziato dalla Cooperazione italiana e implementato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) con l’associazione Le Reseau, la quinta edizione del Summit si propone come “momento di sintesi e di crescita del lavoro svolto” a partire dal primo appuntamento del 2017.
Un lavoro, sottolineano gli organizzatori, che si inserisce nel percorso avviato con la riforma del sistema italiano di Cooperazione della legge 125 del 2014 e passato il mese scorso per la costituzione del Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale (Cidci): una rete che ha l’obiettivo di promuovere le conoscenze e le competenze delle diaspore nella cooperazione internazionale allo sviluppo e avviare percorsi di rappresentanza inclusiva nel settore.
Il Cidci riflette il desiderio dei suoi membri di unire le forze con tutte le componenti della società civile italiana, al fine di promuovere l’interazione e l’inclusione delle persone provenienti da contesti migratori internazionali, rafforzare gli scambi tra l’Italia e i loro Paesi d’origine e contribuire allo sviluppo.
“L’intera giornata di lavoro sarà un’opportunità per riflettere collettivamente sul reale impatto degli interventi di cooperazione di fronte alle sfide globali, con un particolare sguardo al contributo delle diaspore in generale e alla trasformazione del ruolo delle donne nel sistema di Cooperazione”, evidenziano ancora i promotori. “Nelle situazioni di crisi, come nella pandemia da Covid-19 e nelle recenti calamità naturali che hanno colpito l’Italia e diverse regioni del mondo, le organizzazioni diasporiche hanno dimostrato notevole capacità e prontezza di reazione”.
Secondo Mehret Tewolde Weldemicael, vicepresidente di Le Reseau, dalla prima edizione del 2017 “il Summit ha gettato le basi per costruire e rinnovare insieme il sistema della cooperazione”.
L’incontro del 10 febbraio, in questa prospettiva, “vuole proprio riportare al centro il ruolo delle persone, nello specifico delle diaspore, nella gestione e nel monitoraggio delle sfide”. Si tratterebbe di valorizzare ciò che le diaspore fanno da sempre, secondo Tewolde: “Essere le sentinelle delle crisi emergenti e portatrici di soluzioni, a volte, più snelle ed efficaci di altre”.
A offrire spunti Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Oim, che afferma: “Il Summit continua a essere un’opportunità unica di dialogo e scambio che coinvolge organizzazioni delle diaspore e stakeholder della Cooperazione allo sviluppo”. La nuova edizione è intitolata ‘Verso una Cooperazione inclusiva: il ruolo delle diaspore per una Cooperazione d’impatto’.
Secondo Hart, “sarà un’occasione per celebrare la nascita del Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale e allo stesso tempo riflettere insieme su come le diaspore, con le loro idee e le loro esperienze, possano in futuro contribuire a rendere la Cooperazione italiana sempre più efficace”.
Di inclusione parla anche Mani Ndongbou Bertrand, presidente del Cidci. “La nostra organizzazione”, sottolinea, “rappresenta un’occasione unica per le comunità di migranti di far sentire la propria voce e di contribuire in modo significativo allo sviluppo globale e alla coesione sociale”. Ancora Ndongbou: “Il nostro impegno è quello di lavorare insieme alle istituzioni ed a tutti gli attori della Cooperazione per costruire un mondo più sostenibile, equo e inclusivo, in cui tutti abbiano la possibilità di contribuire al suo sviluppo”