Sanremo, sul palco dell’Ariston Jannacci-Massini portano sul palco i diritti dei lavoratori
Sanremo – Il Festival di Sanremo ci sta regalando grandissime emozioni, risate e intrattenimento. Ma il momento più forte nel corso della terza serata lo hanno regalato il duo Jannacci-Massini portando sul palco un tema molto forte e di cui spesso ci dimentichiamo, presi da tante cose, da troppi input che ci portano fuori dalla vita vera.
Lo scrittore e drammaturgo fiorentino Stefano Massini insieme all’amico Paolo Jannacci (figlio del grande Enzo) hanno portato con parole e musica il delicato tema delle morti sul lavoro. Sul prestigioso palco dell’Ariston hanno proposto ‘L’uomo nel lampo’, un pezzo inedito di teatro-canzone di forte denuncia sociale. Le persone che muoiono sul lavoro molto spesso vengono raccontate solo come numeri e statistiche dimenticandosi che sono delle vere e proprie vite morte improvvisamente sul luogo di lavoro e dimenticate già il giorno dopo l’accaduto.
Per annunciare il brano, il presentatore e direttore artistico Amadeus ha ricordato che nel 2023 sono morte 1.485 persone, uomini e donne che, usciti di casa per andare a lavorare, non sono più tornati. Le ha chiamate “morti silenziose” il conduttore del Festival, spiegando il significato di ‘L’uomo nel lampo’. La canzone è un piccolo ritratto di vita, drammatica perché cristallizza un dialogo impossibile: da quella fotografia appesa in salotto, il padre non smette mai di parlare al figlio, che nel frattempo cresce nella leggenda di quel papà “morto dentro un lampo”.
Alla fine del brano è subito standing ovation. “Il lavoro è un diritto e non prevede la morte. Proteggere i lavoratori è un dovere” ha detto Amadeus al termine del lungo e commosso applauso. Il campigiano Masini ha poi proseguito: “In questi giorni qua a Sanremo ho pensato: qui, al festival della canzone italiana sono passati brani che parlano d’amore, l’amore in tutte le sue forme possibili. C’è un amore di cui non si parla mai: l’amore per i nostri diritti, i diritti che spettano a tutti noi”. Il discorso continua proprio sul filone lavoro-amore-diritti. “Voglio ricordare una parola molto bella: dignità. Viva la dignità” conclude Massini.
Il testo del brano ‘L’uomo nel lampo’
Ehi, ehi Michè Sono io Michè, questa voce lontana Dicono, sai la vita è strana Ma più che strana è proprio bastarda Ed io lo so perché mi riguarda Da quando il mio filo si è rotto Sono una foto appesa in salotto E in quella foto oltretutto… Ma dai Michè son così brutto Occhi chiusi, viso scuro… Che se mi avessero detto giuro Questa foto resterà di te Accidenti Michè, mi sarei messo in posa 1,2,3, flash, perfetto Sono io, sì, sono l’uomo di cui ti hanno detto Che un lampo mi portò via E di me non resta, che una fotografia C’era una volta un uomo che vide come un lampo sorrise e alzò le mani come per abbracciarlo L’uomo nel lampo che non è più tornato Lo videro in quel lampo e lì si è addormentato Proprio quel lampo che portò via mio padre e che da quel momento è musica nel vento Sai Michè, non è che sono solo in questo posto C’è più folla che a Rimini ad agosto Tutti come me finiti fuori pista Tutti fuori dalla lista Tutti con il marchio addosso di questo paradosso Che il lavoro porta sotto terra
e l’operaio muore come in guerra Ma io Michè, io che ridevo anche dei guai io, che la battuta non mi mancava mai, Quando mi dicono: “la fabbrica è una miniera” No, piuttosto è una galera Perché loro si fanno l’ora d’aria e pure noi, nel senso che saltiamo in aria… E nelle fiamme di 6 metri e via… Passi da uomo a fotografia. C’era una volta un uomo che vide come un lampo sorrise e alzò le mani come per fermarlo L’uomo nel lampo che non è più tornato Lo videro in quel lampo Questo lampo non ha odore ne colore Il lampo uccide ma senza far rumore Poi ti guardi ad uno specchio E lì vorresti perdonare E vabbè, basta dai… Da questa foto mi guardo intorno E non ho smesso un solo giorno in silenzio fotografato e muto di dirti: “ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto”.