Laura ha perso tutto quello che di più caro aveva nella vita, inclusa se stessa. Ora sopravvive con uno spettro insidioso nel cuore: la paura di tornare a vivere. A trentacinque anni ha scelto di lasciarsi andare alla solitudine, cammina a testa bassa e in punta di piedi, accettando come unici alleati gli psicofarmaci che l’aiutano ad attutire il vuoto. Irene, la sua migliore amica, la trascina in un viaggio sulle Alpi della Valtellina dove incontra qualcuno che conosce lo stesso dolore. Una storia di perdite e conquiste, di amicizia e amore.
Lorena Liberti è nata in un piccolo comune di Caserta, è laureata in Farmacia e nonostante gli studi scientifici non ha mai abbandonato la passione per la letteratura. Nei ritagli di tempo ama scrivere: con PAV edizioni ha pubblicato il racconto Rifiuti speciali inserito in un’antologia i cui proventi sono stati devoluti alla Lega del Filo d’Oro; con Historica edizioni ha pubblicato il racconto Se il diavolo fa la linguaccia; con il racconto L’ultimo tramonto si è classificata fra i dodici finalisti della XXIV edizione del Concorso Letterario “Una piazza, un racconto” indetto dalla Comunità Evangelica Luterana di Napoli, pubblicato in antologia da Iuppiter Edizioni. Kintsugi – Preziosi frammenti è il suo romanzo d’esordio, tra i vincitori della XI edizione del Premio Internazionale della Letteratura Italiana Contemporanea, a cura della Casa Editrice Laura Cappone Editore.
Ciao Lorena, parlaci di te e di come ti sei avvicinata alla scrittura
Ciao Maria Laura, grazie per l’intervista. Be’ da piccola tenevo il diario segreto e questo dice tutto, nel senso che mi è sempre piaciuto scrivere, mi è sempre venuto naturale, come respirare. La scrittura è antica quanto l’uomo, è una forma di comunicazione, quanti di noi almeno una volta nella vita hanno appuntato una citazione da qualche parte che in quel momento li rispecchiava? Chiunque penso. E aggiungo anche che il passo precedente all’idea d’iniziare a scrivere è sicuramente legato alla lettura: non si può scrivere senza aver letto tanto, secondo me sono due cose concatenate.
Come nasce l’idea di Kintsugi Preziosi frammenti?
Kintsugi nasce da un sogno; ma anche da un viaggio che ho fatto nel 2019 e che mi è rimasto dentro; da un vuoto che accompagna le mie giornate e che provo di continuo a colmare; dal bisogno di esternare emozioni; dalla voglia di inventare storie; dal piacere di scrivere e dalla curiosità di mettermi in gioco; dalle riflessioni sulla vita, su quello che ci regala e su quello che ci toglie… Ecco, Kintsugi nasce un po’ da tutto questo.
Parlaci della protagonista Laura e del suo cammino verso il “restauro della sua anima”
Laura è una donna come tante, una donna che dalla vita si aspetta cose semplici, cose che ha ottenuto e per le quali è soddisfatta e felice. Ma che succede quando il destino si mette di traverso? quando viene meno tutto quello che abbiamo costruito, quando una malattia cambia la prospettiva di tutto? Ovviamente non spoilero altro, dico solo che Laura si ritrova un’esistenza sgretolata, si aggrappa agli psicofarmaci e trascorre un lungo periodo della sua vita in una sorta di limbo. Ci sono delle situazioni pazzesche, basta accendere la TV per essere inondati da notizie di cronaca nera e, penso spesso, come faranno quelle persone a riprendersi? Da lì è nata la ricerca di un percorso di rinascita, qualcosa che potesse aiutare Laura a ricucire le sue ferite ed è così che nato anche il titolo: Kintsugi è infatti un titolo metaforico, un messaggio.
Quali argomenti affronti nel libro?
Quello dell’amicizia, che per me è importantissima, forse più dell’amore; l’amore e la famiglia sono date per scontate, a volte sopravvalutate, non tutti hanno la fortuna d’incontrare l’anima gemella o di avere alle spalle una famiglia eccellente e se vengono meno questi due aspetti che si fa? È l’amicizia quella che spesso ci salva. È fondamentale coltivare l’amicizia d’altronde, come diceva qualcuno, “l’uomo è un animale sociale”, è fatto per stare in mezzo agli altri non per isolarsi. Un altro argomento che ho deciso di trattare, che poi è quello che ha dato il la alla decisione di iniziare la stesura del romanzo, è quello delle malattie rare, di cui si parla troppo poco.
Quale messaggio custodisce il tuo romanzo?
Direi che il messaggio principale è: resilienza. Io non credo al detto “ognuno è artefice di se stesso” o comunque penso che non dipenda tutto solo da noi; ci sono innumerevoli situazioni che possono accadere e mandare all’aria i piani. Sarebbe bello se filasse tutto liscio come l’olio, ma se non succede? Come ci riprendiamo? Io penso che dovremmo ragionare molto su questo aspetto, per essere forti e avere il coraggio di rialzarci semmai qualcosa andasse storto, per non trovarci impreparati davanti alla vita vera, ecco.
Nei ringraziamenti hai scritto una cosa molto bella: “alcuni di voi potrebbero rispecchiarsi in questa storia. Ecco, sappiate che siete meno soli di quanto immaginate”. Cosa hai voluto dire e come si fa a sentirsi meno soli nella sofferenza?
C’è stato un momento della mia vita in cui ho creduto di essere l’unica ad affrontare un periodo difficile; mi vedevo contornata da gente felice e questo mi faceva sentire sola e incompresa. Poi ho iniziato a guardare anche tutti gli altri, a immedesimarmi in coloro che stavano affrontando battaglie ancora più difficili della mia e ho capito che anche se ci sono dei momenti in cui ci sentiamo soli in realtà non lo siamo affatto, e che ognuno di noi può avere una croce dentro di sé. La differenza sta nel fatto che c’è chi maschera meglio di altri o chi, appunto, è più resiliente di un altro. Bisogna lavorare su questa abilità e svilupparla al meglio.
Stai scrivendo altro?
Ho delle idee, sì. Ma al momento sto facendo un lavoro di raccolta materiale e di studio. Desidero scrivere un romanzo storico, magari due, che è il mio genere preferito in assoluto, però dietro la stesura di un testo così c’è mooolto impegno. Quindi al momento sto lavorando dietro le quinte, non so ancora quando riuscirò a iniziare la stesura vera e propria.