L’Aquila – Un grido d’allarme disperato è stato lanciato da una mamma aquilana, angosciata per le difficoltà che è costretta a vivere per offrire alla sua bambina di due anni le cure necessarie.
La malattia genetica rara, di cui la piccola soffre, impone terapie costanti e sinergiche tra loro: fisioterapia, terapia della neuropsicomotricitá, logopedia, terapia occupazionale, e richiederebbe un’intera di lavoro per ottenere risultati.
Non trovando all’Aquila queste risposte sanitarie, ed essendo infinita e senza speranze la lista d’attesa, la donna è costretta ad andare a Roma, a Firenze, in generale in strutture private e a pagamento. Una possibilità che chi non ha disponibilità economiche non può consentirsi.
Nessuno può comprendere e condividere lo strazio che vive un genitore di fronte a una emergenza simile.
E non è tollerabile l’arretratezza della nostra sanità e l’indifferenza con cui la ASL dell’Aquila affronta i drammi quotidiani della salute delle persone.
Nonostante le professionalità che esistono e la buona volontà di tanti operatori, senza una strategia, una programmazione e un governo della sanità degno di questo nome, le famiglie vengono abbandonate a sé stesse, coi loro sensi di colpa, le loro angosce, le paure di non saper fare il massimo per i loro figli.
Nessuno pretende la “bacchetta magica” per affrontare problemi complessi.
Ma la massima serietà, la massima sensibilità e il massimo impegno, sì.
Questo lo pretendiamo.
Lo pretendiamo soprattutto da chi si ostina assurdamente a negare ogni problema.
La gestione dell’ospedale dell’Aquila ha bisogno di una svolta: serve un progetto per individuare risorse, strutture, personale, forme di coordinamento operativo per ridurre le liste d’attesa, eliminare le file ai CUP, favorire la sinergia tra reparti, sviluppare la medicina territoriale, tutelare i Nuclei di Cure Primarie.
In una parola: investire sul bene più importante, la salute.
E la salute dei bambini piccoli è un dovere che nessuno può permettersi di trascurare.
L’Aquila, 25 marzo 2024