Roma – Si è svolto negli uffici del Vicesindaco Metropolitano Pierluigi Sanna un primo incontro con i rappresentanti sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori delle Poste Italiane.
Tema del confronto, la proposta contenuta in un DPCM del governo, che prevede tra l’altro la privatizzazione di fatto di Poste Italiane, vendendo il 29,6 % delle quote oggi in mano al Mef.
I Sindacalisti che hanno partecipato all’incontro, Stefania Sposetti della CGIL Roma e Lazio, Stefano Cardinali, SLC CGIL Roma e Lazio, Luciano Notarianni della SLP CISL Lazio, Eleonora Salvi, SLP CISL Roma Capitale e Rieti e Stefano Angelini di UIL Poste Roma e Lazio hanno rappresentato al Vicesindaco fortissima preoccupazione e contrarietà a questa ipotesi.
“Poste Italiane – hanno dichiarato i sindacalisti – da oltre 160 anni, ha garantito l’universalità del servizio, ed ha saputo adeguarsi ai cambiamenti, mantenendo comunque la sua prerogativa di vicinanza ai territori, soprattutto quelli più isolati.
Oggi sono oltre 30 milioni i rapporti che gestisce per i cittadini e le PMI. Ma soprattutto fornisce un servizio unico in Italia. Una rete diffusa che eroga servizi nei piccoli e piccolissimi Comuni, dove il privato non ha alcuna intenzione di arrivare, perché non c’è un rientro economico.
Vendere il controllo di Poste, che sicuramente farà gola a molti, significa a caduta la possibile razionalizzazione degli uffici postali in un’ottica di mero profitto. Quindi tagli di personale, scadimento dei servizi, chiusura di uffici periferici, rottura della filiera del recapito postale, perché tutto ciò si porterà dietro la cessione a terzi dei servizi meno remunerativi. “
Il Vicesindaco Pierluigi Sanna ha ascoltato le preoccupazioni e le forti motivazioni illustrate, assicurando l’impegno e la vicinanza della Città metropolitana.
“Le Poste sono ancora oggi a significare cosa sia un servizio universale, di prossimità, che aiuta i cittadini più fragili. Non posso immaginare come farebbero i nostri anziani che vivono nei territori più lontani ed isolati a riscuotere la pensione, pagare un bollettino o spedire un pacco. Oggi l’ufficio postale rappresenta per questi borghi un luogo di socialità, dove dall’altra parte dello sportello ci sono persone, non risponditori automatici.
Quindi da parte nostra il massimo sostegno a questa vertenza, con l’impegno a coinvolgere i Sindaci ed il Consilio Metropolitano a difesa di questo servizio essenziale per le nostre comunità. Il controllo deve rimanere pubblico, perché il privato è interessato al profitto, non al bene comune. “