TIVOLI – L’ultimo addio a Marco Petrini, il dottore degli animali è stato struggente. La Chiesa di San Francesco non è riuscita a contenere una folla gremita che ha voluto testimoniare il proprio cordoglio e vicinanza alla famiglia per una così triste e prematura dipartita del professionista, un ragazzo buono amico di tutti, e soprattutto si prendeva cura degli animali. Una missione per lui più che una professione. A 37 quel sorriso stampato sul suo volto si è purtroppo spento per sempre. Un tributo forte, emozionante di una intera comunità che saluta un suo figlio troppo presto strappato alla vita.
Al termine del rito funebre, l’elogio è stato pronunciato con grande coraggio dalla sorella Martina:
“Oggi sono qui per raccontarvi una storia. E anche se ho paura di cedere alle emozioni, questo racconto lo devo a qualcuno che, senza dubbio, in questo momento mi starà guardando divertito.
Io e il mio fratellino avevamo un anno di differenza. Lui era il maggiore. Questo significa che non ho mai conosciuto un tempo in cui lui non ci fosse. Insomma, non sono mai stata una figlia unica. A lui devo la mia cicatrice sulla fronte, a me, lui deve la poca fiducia nel genere femminile.
Ogni volta che rompevo qualcosa in casa e mamma ci chiedeva chi fosse stato io rispondevo soddisfatta: “è stato Macco”. Lui immobile e grassottello mi guardava con la faccia interdetta, senza dire nulla. Da questo potete evincere due cose: il mio essere stronzetta e il suo animo nobile. Sono arrivati gli anni delle scuole, sempre insieme, ricordo i colloqui con i genitori. La maestra diceva a tutti i bambini le stesse cose ma quando arrivava il turno di Marco, con gli occhi luminosi, esclamava soddisfatta: “ha un’intelligenza divergente”. Credo che quella fosse una delle rare volte in cui il sistema scolastico, incarnato da quella maestra, avesse fatto centro. Si, lui aveva un’intelligenza divergente. Marco era il tipo di persona che ascoltava in classe per poi saperne di più dei professori, insomma, quelli che tutti odiano perché con il minimo sforzo riescono a raggiungere il massimo dei risultati, un po’ come quelli che mangiano senza ingrassare.
Ma questo a Marco non bastava, un disegno, un tema o addirittura una nozione scientifica diventava qualcosa da rielaborare in un modo del tutto personale, condito da sarcasmo, ironia e gradevole cinismo. In lui non albergava alcuna forma di banalità. Forse è per questo che lo amo così tanto. Dicono che le malattie trasformino le persone ma Marco no, lui non era cambiato, ironizzava anche su quella. Quando ha ricevuto la sua sentenza ha deciso che solo in pochissimi lo avrebbero saputo. In fondo lui era un professionista, voleva continuare a curare i suoi piccoli pazienti, non voleva che le sue capacità, la sua lucidità o la sua professionalità potessero essere messe in discussione. Mio fratello non voleva essere chiamato eroe o guerriero per il solo fatto di essere costretto a combattere contro una malattia che non aveva voluto o meritato, lui era un medico veterinario, il più bravo e appassionato, era il dottor Pet. Per il suo lavoro era pronto a rinunciare ai fine settima, alle feste, ai viaggi.
Non riuscivo a capire come una persona potesse sacrificare per un lavoro quello che in fondo è il nostro bene più prezioso, il tempo. Mia madre mi diceva sempre che per lui quella era la felicità. Marco aveva trovato quello che la maggior parte delle persone cercano con tormento per tutta la vita, la propria vocazione. Quella cosa a cui sei destinato, quella in cui riesci facilmente, quella che ti regala felicità e un senso di profondo appagamento. Insomma, quanti di voi possono dire di averla davvero trovata? Io no. E se pensate che il senso della vita sia l’amore, beh … mio fratello aveva trovato anche quello. Diciamo che, per quanto riguarda questo punto, è partito bene sin dall’inizio. Marco è cresciuto in una famiglia che lo ha amato profondamente.
Mia madre lo ha accompagnato nel suo percorso ogni singolo giorno, fino all’ultimo minuto. Giulia, la sua compagna, lo ha sostenuto e aspettato, forse lo aspetta ancora. Sapete, tutto questo mi conforta perché, se la vita è un percorso che serve a trovare un senso e a risolvere la propria persona, forse Marco ci ha lasciati con largo anticipo perché quel senso lo aveva trovato, era una persona risolta. A questo punto penserete, per fortuna che sono irrisolto. È vero, Marco non ha potuto fare tante cose, a questo ci penserò io. Lui vivrà in me, farò quel viaggio in Giappone che avevamo deciso di fare insieme e realizzerò quel piccolo grande progetto che aveva per me. Giulia, purtroppo per ovvie ragioni non posso sposarti, ma spero che continueremo a prenderci cura l’una dell’altra, per Marco e con Marco. Se ci pensate le vere star se ne vanno sempre prima, i grandi non devono sopportare il peso della vecchiaia. Allora buona notte fratellino, stammi vicino, vedrai che ci divertiremo.”