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Il Castello di Cineto Romano

Imponente e superbo, guarnito di feritoie sormontate da merli ghibellini, si eleva il palazzo baronale della Scarpa che dall’alto dirupo sovrasta turrito il caseggiato e la vallata.
Visitando il maniero, per un’ampia scalinata si giunge all’antico posto di guardia, che fu l’ingresso principale al castello e sulla cui torretta era stata posta la campana civica, la quale venne sostituita nel sec. XV dal grande orologio comunale, che si ammira ancora oggi.

Poi, passando per una piccola piazzetta, dove una vecchia fontana zampilla la pura acqua cinetese, si giunge all’imponente e rustico portone che conduce al cortile interno del castello; qui su una lapide che sormonta un vecchio portale si legge ancora la scritta del 1556: “Ostium no. Hostium” (non è la porta dei nemici).

Il visitatore che si aggira all’interno di queste austere mura, è spinto a ricostruire quasi inconsciamente le vicende del passato. Costruito nell’XI secolo, fu in seguito ceduto per vendite, divisioni e matrimoni, con tutti i diritti sulla proprietà feudale.

Nel sec. XIII, il Signore di Scarpa, tale Matteo, concesse metà del castello al cardinale Napoleone Orsini, in cambio della quarta parte del Castello del Lago, che sorgeva al confine con l’odierna Percile, in favore del fratello Mario. Il 12 Aprile 1291, il suddetto Matteo, concesse allo stesso Cardinale Orsini, la prelazione per l’acquisto dell’altra metà di Scarpa, acquisto che avvenne a breve tempo, mediante il cambio del castello di Cantalupo (oggi Mandela).

Nel 1339 Giordano di Orso Orsini di Monterotondo, concesse la sua metà del castello di Scarpa al fratello Rinaldo, che nel 1342, lo cedette interamente a Orso di Giacomo di Napoleone Orsini di Tagliacozzo. Il 3 agosto 1368, Bertoldo Orsini di Scarpa, fece le divisioni col fratello Roberto, Signore di Licenza.
Nel 1380 e 1381 il Castello fu, unitamente a quelli limitrofi, saccheggiato dalle truppe Tiburtine in guerra contro Rinaldo Orsini. La Signoria di Scarpa rimase attribuita a Matteo, al figlio Oddone e ad Angelo di Oddone sino al 1390, quando Matteuccio Masi di Tivoli ne divenne Barone, avendo preso in moglie Saulina figlia di Angelo.

A seguito, col matrimonio del 1418 tra Maria Masi di Matteuccio e Orsello di Orso degli Orsini, la baronia passò a questi ultimi.

Quando nel 1503, il Papa Alessandro VI, mandò le sue truppe contro Giordano Orsini sulla via Valeria, il castello di Scarpa fu temporaneamente perduto, poiché gli Orsini si arresero, ma poi fu nuovamente recuperato dopo la morte del Papa, avvenuta nello stesso anno. Nel dicembre 1526, Ascanio Colonna, Duca di Tagliacozzo, figlio di Fabrizio e fratello di Sciarra, ricevuti rinforzi dal viceré di Napoli, viene verso Tivoli con 2000 fanti e 300 cavalli e cerca invano di avere Scarpa.

A tal proposito, nella sua “Storia d’Italia”, Francesco Guicciardini (1483-1550) nel Lib. 17 cap. 17 riferisce: “Ascanio Colonna poi dette battaglia invano a Scarpa, castello della badia di Farfa, luogo piccolo e debole: ed egli e il Cardinale, con 4000 fanti correvano per campagna, ma ributtati da qualunque voleva difendersi”.

Si racconta che Beatrice Cenci, fu tenuta prigioniera nel castello tra il 1595 ed il 1596. Invece nell’anno 1592, vi furono imprigionati, in attesa di essere trasferiti a Riofreddo, Oddo ed Orazio Colonna, i principi di Roviano che si divertivano, insieme al fratello Camillo a depredare i mercanti presso l’osteria della Spiaggia. Con gli atti del 6 ottobre 1611 e 13 aprile 1612, il castello passò nella proprietà dei Borghese, rimasti feudatari fino alla soppressione della feudalità, alla quale aderirono con formale rinuncia in conformità dell’invito pubblicato da Pio VII nel 1816.

Questi ultimi proprietari nel 1925 lo vendettero a Curzio Gramiccia, che lo restaurò avvalendosi dell’opera degli ingegneri Lazzari e Gaspari.

E’ memorabile per questo medievale maniero la giornata del 7 febbraio 1927, in cui ebbe ad ospitare tra le sue mura, autorità religiose, militari e civili, in occasione della solenne commemorazione del Cardinale Filippo Giustini.

Nel maggio 1934, i Padri Oblati di Maria Immacolata acquistarono il castello all’asta esattoriale, per la somma di Lire 24.826,15 e questi ultimi poi lo rivendettero trasformato in vari alloggi o appartamenti.