Roma – Questa è una storia triste, ma di speranza resa nota dal Policlinico Umberto I di Roma. Una accorata lettera scritta dal papà di un bimbo di 6 anni che purtroppo non ce l’ha fatta a superare la sua patologia. I genitori, dopo il decesso hanno deciso di donare gli organi del figlio per dare nuova speranza di vita a bambini in attesa di trapianto. Un gesto di grande coraggio ed altruismo, da una vita appena spenta per un tragico destino, se ne può donare una nuova. Il papà del bimbo ripercorre la sua odissea, che ha inizio in una normale sera di Marzo 2024. Il Policlinico Umberto I° di Roma, si è ancora una volta contraddistinto per umana sanità, questa è la riprova:
“Gentilissimi, scriviamo per ringraziare per tutto ciò che la struttura che Voi sovrintendete ha fatto e continua a fare per noi e per Giacomo.
Quella sera del 2 marzo 2024 non avremmo mai pensato che nostro figlio fosse così grave quando, in macchina, nel traffico, ci siamo diretti verso il Pronto Soccorso Pediatrico dell’Ospedale Umberto I. Lo abbiamo fatto con la certezza di trovare la migliore professionalità disponibile a Roma e già dal primo approccio in Pronto Soccorso Pediatrico, abbiamo capito, di aver fatto la scelta giusta.
Nella drammaticità di quelle ore abbiamo trovato tanta umanità in tutto il personale che ha assistito il piccolo Giacomo.
A cominciare, appunto, dal pronto soccorso pediatrico dove immediatamente è stata formulata la diagnosi e a seguire nell’unità di terapia intensiva pediatrica diretta dalla dottoressa Paola Papoff, e dove la dottoressa Giada Nardecchia e tutto il personale infermieristico hanno assistito nostro figlio Giacomo fino all’ultimo istante della sua vita.
Purtroppo Giacomo ha dissimulato una situazione così grave tanto da far credere a tutti che potesse farcela, purtroppo non è stato così.
Credo possiate immaginare l’immenso dolore di noi genitori per l’immane tragedia che ci ha colpiti così improvvisamente. L’unico conforto a tanta disperazione è stata proprio l’umanità di quel personale che ci ha accolto con le lacrime agli occhi perché appunto Giacomo aveva illuso tutti di potercela fare, e aveva, mi permetto di dirlo, nel contempo conquistato con la sua dolcezza e simpatia, per il poco che ha potuto interagire con medici e infermieri, tutti coloro che lo hanno conosciuto.
In seguito vi è stato l’incontro con il Dottor Gustavo Spadetta che con i suoi modi garbati, l’estremo tatto e la sua disponibilità: ci ha preso per mano in quella situazione di sbandamento e ci ha prospettato la possibilità della donazione degli organi.
Non finiremo mai di ringraziarlo, perché senza il gesto della donazione credo che non avremmo potuto nemmeno provare a superare questa tragedia come la stiamo affrontando ora. L’equipe diretta dal Dr Spadetta ci ha fornito tutte le informazioni in un momento di estremo dolore che ci ha permesso di decidere e scegliere con consapevolezza e di far prevalere la vita sull’insensata morte di nostro figlio.
E ancora vorremmo ringraziare, per il grande supporto offerto, la dottoressa Francesca Fusco, la psicologa che in sede di accertamento della morte di Giacomo è venuta subito a conoscerci e che ci accompagna tutt’ora in questo lungo percorso di elaborazione della perdita con la sua dolcezza e disponibilità”.