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Carburanti, Federcontribuenti: con aumenti diesel ripercussioni su Pmi e consumatori

ROMA, 24 GENNAIO – “L’aumento del prezzo del diesel dal 2026 avra’ un impatto diretto sulle imprese, con ripercussioni soprattutto su quelle che dipendono dal trasporto su strada e dalla logistica, ma anche su molti altri settori economici come l’artigianato e l’agricoltura”. E’ quanto si legge in un report di Federcontribuenti dopo la decisione del governo di aumentare le accuse sul gasolio dal 2026.  Il diesel “e’ un combustibile fondamentale per il trasporto merci e per il funzionamento di molte macchine agricole e industriali, quindi un aumento dei suoi costi può avere ripercussioni significative sull’economia delle piccole e medie imprese nonché su quelle di dimensioni maggiori”, scrive Flavio Zanarella segretario generale di Federcontribuenti.
” Le imprese che operano nel settore del trasporto merci, come le *aziende di autotrasporti sono tra le più colpite. Poiché il diesel è il combustibile principale utilizzato per i camion, l’aumento del suo prezzo implica un aumento significativo dei costi di gestione. Le imprese di trasporto potrebbero trovarsi costrette a ridurre i margini di profitto, aumentare i prezzi dei servizi (rischiando di perdere clienti) o affrontare un rischio di insostenibilità economica se i costi non sono adeguatamente compensati”.
Ma, secondo Federcontribuenti anche l’agricoltura, in particolare quella che dipende da mezzi pesanti come trattori, macchinari per la raccolta e altri veicoli agricoli, può subire notevoli danni dall’aumento dei costi del diesel. “Le imprese agricole che già operano con margini ristretti potrebbero trovarsi a dover affrontare aumenti dei costi di produzione. In un settore caratterizzato da una forte concorrenza e da una dipendenza da costi fissi come quelli energetici, l’aumento del diesel potrebbe ridurre la sostenibilità economica di molte piccole imprese soprattutto quelle che si occupano di trasporti, distribuzione e costruzioni, sono fortemente dipendenti dal diesel per il funzionamento delle loro flotte o per l’alimentazione di macchinari”, rimarca Federcontribuenti. Per non parlare degli  artigiani, nei settori della costruzione e della manutenzione, che utilizzano spesso veicoli commerciali e mezzi che funzionano a diesel, e l’aumento dei costi di carburante incide direttamente sui costi operativi giornalieri”. La riduzione dei margini di profitto per le PMI, che gia’ operano con margini di profitto ristretti, “con l’aumento dei costi di carburante può erodere una parte significativa dei profitti, costringendo alcune imprese a prendere decisioni difficili in merito alla sostenibilità a lungo termine e  può portare a un incremento dei costi per i consumatori finali, se le imprese – conclude Federcontribuenti – decidono di trasferire l’aumento del carburante sui prezzi dei beni e dei servizi”.