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Cinque anni fà il covid lockdown

Come oggi il 10 Marzo 2020 fu il primo giorno di effettivo lockdown causa covid, quel virus misterioso che sembrava voler annunciare una sorta di fine del mondo. Con l’annuncio a tono funereo dell’allora premier Conte, gli italiani vennero catapultati in men che non si dica in uno dei periodi più bui della storia repubblicana dopo la seconda guerra mondiale.

Incertezza, repressioni, divieti, zone rosse, mascherine, percorsi obbligati, distanziamento sociale. Paura. La gente, stranamente in preda alla paura di morire non reagì a nessuna delle restrizioni, molte delle quali senza apparente fondamento e che costituirono uno degli esperimenti di risposta massiva rispetto al terrore di morire.

Un periodo lungo, che ora a stento ricordiamo. Forse si è voluto rimuovere quell’orrore che per un lasso di tempo ci aveva privato della libertà, della gioia di vivere e che aveva creato veri e propri sconquassi sociali. La comunicazione mediatica ebbe un ruolo rilevante rispetto al modo in cui in una emergenza simile tutto fosse fuori controllo. Ossia cittadini controllati, ma quanto alle notizie, tutto era senza una effettiva verifica delle fonti.

L’andrà tutto bene degli striscioni, le cantate dai balconi, la solidarietà de quelli de la palazzina tua, non bastava più a darsi una ragione. Divisi da confini regionali, divisi in casa, divisi da tutto. Il popolo sovrano provò ciò che significa divario sociale, attività commerciali chiuse, futuro incerto e con danni che ancora oggi molte persone portano nel cuore. Anche l’ultimo addio venne privato dell’umanità, tutto venne messo a nudo nella sua drammaticità.

Il ricordo di quel modo di dire le cose da parte dell’anaffettivo Conte, la modalità di annuncio drammatica e nel contempo semplicistica all’ora di cena, aveva lasciato gli italiani in preda al terrore. Uffici chiusi, e pretesti covid per avere meno fastidi possibili dai cittadini amministrati. La politica, ebbe a dimostrare il potere conservativo, il popolo la reazione composta e garbata in preda a bollettini, dati di morti giornalieri, e succubi di negatività.

Il lockdown lo ricordiamo oggi a memoria e nel rispetto di quanti ebbero a transitare nell’oriente eterno senza nemmeno la possibilità di avere un ultimo saluto decoroso, molte famiglie dei loro cari hanno solo il ricordo di quando li hanno visti per l’ultima volta in viaggio per l’Ospedale. Poi nulla, non si è ora certi nemmeno che in certe tombe ci sia realmente il caro di famiglia, o altri.

Il periodo buio qualcosa dovrebbe averci insegnato, dare valore al quotidiano, rispettarlo, rispettarci, e soprattutto essere uniti.