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Sedici anni fa il terremoto distruttivo dell’Aquila

2009 - 2025 Con il mesto anniversario si rinnova il dolore per le vittime del sisma del 6 aprile 2009

Nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009, alle ore 3:32, la terra tremò con una violenza che segnò per sempre la storia dell’Aquila e dell’Abruzzo. Un sisma di magnitudo 6.3 sconvolse il capoluogo abruzzese, provocando 309 vittime, migliaia di feriti e oltre 65.000 sfollati. Sedici anni dopo, il ricordo di quella notte è ancora vivido nella memoria collettiva, e il dolore per le vite spezzate non si è mai davvero sopito.

Ogni anno, all’alba del 6 aprile, L’Aquila si raccoglie in silenzio e preghiera per commemorare chi non c’è più. Le fiaccolate, i rintocchi delle campane, i nomi letti uno ad uno: sono gesti semplici ma profondi, che tengono viva la memoria e danno voce a un dolore che non conosce tempo.

Il terremoto non ha solo distrutto case, chiese e monumenti, ma ha spezzato legami, stravolto vite, mutato il volto stesso della città. A distanza di sedici anni, molto è stato fatto nella ricostruzione materiale, ma la ferita emotiva e sociale resta ancora aperta. Il centro storico, seppur rinato in parte, porta ancora i segni di quel disastro, e molti quartieri periferici attendono una piena rinascita.

L’Aquila è ancora ferita, ma non piegata. Il dolore si rinnova ogni anno, ma con esso cresce anche la forza di una comunità che, tra difficoltà e speranze, continua a lottare per un futuro migliore. Ricordare quel tragico evento non significa solo piangere i morti, ma anche impegnarsi affinché tragedie simili non colgano più nessuno impreparato. La memoria è un dovere, e la prevenzione un imperativo morale.

Oggi, nel sedicesimo anniversario di quella notte, l’Italia intera si stringe attorno all’Aquila, perché nessuno dimentichi. Perché il silenzio di chi non c’è più possa essere colmato dalla voce di una città che, pur ferita, non ha mai smesso di resistere e sperare.