Roma – In occasione delle celebrazioni del rastrellamento del Quadraro, oggi giovedì 17 aprile a partire dalle 17 in programma il corteo “Le vespe volano ancora” promosso dal Municipio VII. La Partenza da piazza dei Consoli (metro Lucio Sestio) e l’arrivo previsto a Parco 17 aprile 1944.
Il 17 aprile 1944 dunque è una data incisa nella memoria storica di Roma, in particolare del quartiere Quadraro. In quel giorno, uno dei rastrellamenti più massicci compiuti dalle forze naziste nella Capitale colpì duramente la popolazione civile, segnando un tragico capitolo della Resistenza italiana.
Nel 1944 Roma era ancora sotto occupazione tedesca, iniziata l’8 settembre 1943 dopo l’armistizio firmato dal governo Badoglio. La città era diventata un punto strategico, non solo dal punto di vista militare, ma anche simbolico. Mentre le forze Alleate avanzavano da sud, i partigiani intensificavano le loro attività all’interno della città, cercando di ostacolare i nazisti con sabotaggi, attentati e supporto agli alleati.
Il Quadraro, un quartiere popolare della periferia sud-est di Roma, era noto per la forte presenza antifascista. Abitato in gran parte da operai, artigiani e piccoli commercianti, fu soprannominato dai tedeschi il “nido di vespe” (Wespennest), proprio per l’intensa attività partigiana che vi si svolgeva. Qui trovavano rifugio sbandati, disertori, ebrei e membri della Resistenza, protetti dalla solidarietà silenziosa degli abitanti.
All’alba del 17 aprile, circa 2.000 uomini delle truppe naziste, guidate dal comandante della Gestapo di Roma, Herbert Kappler (lo stesso responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine), circondarono il quartiere. Le vie d’accesso furono chiuse e casa per casa iniziarono le perquisizioni.
Più di 750 uomini tra i 16 e i 60 anni vennero catturati e deportati. L’accusa era generica: favoreggiamento della Resistenza, attività sovversive, sospetta collaborazione con i partigiani. Molti di loro furono spediti in Germania, nei campi di lavoro forzato, come quello di Fossoli e poi a Mauthausen, dove diversi non fecero mai ritorno.
Il rastrellamento fu una vera e propria azione punitiva nei confronti di un’intera comunità, colpevole di non piegarsi al giogo fascista e nazista. Si stima che almeno un centinaio di deportati non fece mai ritorno.
Dopo la fine della guerra, la memoria del rastrellamento del Quadraro divenne uno dei simboli della Resistenza romana. Tuttavia, per molti anni l’episodio rimase in una sorta di oblio, sovrastato da altre tragedie come le Fosse Ardeatine.
Solo nel 2004, in occasione del 60° anniversario, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì al quartiere il riconoscimento di “medaglia d’oro al merito civile”, con questa motivazione:
“Frazione di Roma, durante l’ultimo conflitto mondiale, fu teatro di un violento rastrellamento nazista, durante il quale oltre mille civili furono catturati e deportati nei campi di concentramento tedeschi. La popolazione, con straordinario coraggio e dignità, offrì costante e generoso sostegno alle formazioni partigiane, pagando un altissimo tributo di sangue. Esempio di generoso spirito di sacrificio ed amor patrio.”
Oggi, il rastrellamento del Quadraro è ricordato ogni anno con iniziative, cortei e momenti di riflessione. Murales, lapidi e testimonianze orali mantengono viva la memoria di un quartiere che seppe dire “no” all’oppressione, diventando simbolo di dignità e resistenza.