Editoriale – La fine di un anno e l’arrivo di uno nuovo, sebbene non abbiano un gran significato sotto il profilo spazio-tempo che regola la vita dell’universo, caratterizzano comunque il nostro percorso su questa terra. Per una casualità da noi non stabilita, ci troviamo dunque a vivere e condividere la nostra esistenza terrena in questo spazio del nostro tempo. La natura, il creato ed il creatore ha generato degli equilibri, il giorno, la notte, la luce, le tenebre. A questi ritmi l’uomo da dato un senso, una misura al tempo che comunque inesorabilmente trascorre, indipendentemente dalle nostre volontà. Il passaggio da un anno all’altro, per la vita di ognuno di noi rappresenta una occasione per riflettere e per tracciare un bilancio dell’anno appena trascorso le cui esperienze, negative o positive che siano, vanno ad aggiungersi a quelle degli anni precedenti che comunque abbiamo vissuto. Più il tempo passa, più alcuni ricordi dovrebbero allontanarsi, ma invece non è così. L’avanzare della vita ti porta a ricordare il buono, il bello, l’autentico di tanti anni vissuti, di tanta gente buona che è putroppo passata. E’ un’occasione per ricordare la memoria di tutti coloro che hanno avuto un ruolo importante nella nostra vita, e a loro va il riconoscimento per averci saputo fare e voler bene, a qualsiasi titolo. Nel mio arco temporale, credo che il peggior periodo che stia vivendo la nostra società sia proprio quello attuale, per mano dell’uomo, e di equilibri verso i quali noi sembra nulla possiamo fare od opporre. Ecco il duemiladiciassette adveniente, sia l’anno del coraggio di imporsi, di agire e reagire rispetto ad un sistema, che è nuovo solo in apparenza, ma che proclama la staticità più assoluta. Viviamo epoche in cui la meritocrazia è superata, e dove sono altre le doti (ammesso siano tali) che mandano avanti il mondo. Il potere, anzi il delirium omnipotentis che le leggi dell’uomo hanno creato, avanza e cresce inesorabilmente, a sfregio di coloro che ne dovrebbero essere gli ispiratori, i soggetti attuatori, ossia i cittadini.
Ci ritroviamo dunque a pagare colpe non nostre, e chi le ha, è fatto salvo come i diritti dei terzi. Salvis juribus. Ecco in questa società malata, la cura è riscoprire i valori dell’amicizia, del volersi bene, di aiuto reciproco anche senza necessariamente dover pretendere qualcosa in cambio. Mettiamo in atto quell’eredità preziosa che le generazioni che ci hanno preceduto, hanno lasciato nelle nostre coscienze, rispolveriamo i valori della fratellanza e della solidarietà. Il reciproco accrescimento, l’unione tra uomini, la affermazione dei valori fondanti della vita, costituiscono un arma di difesa ma anche un motivo per sperare, per guardare ad una crescita, ad una stabilizzazione per noi, e a grandi obiettivi per le generazioni che seguono. L’anno in arrivo, sia un volano che ci porti a raggiungere traguardi migliori. Per tutti.
Con amicizia e stima
Daniele Imperiale