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Caro Luigi D’Eramo, lettera aperta di Angelo Bernardini al deputato d’Abruzzo

Carsoli – Una lettera aperta è stata inviata dal Professore Angelo Bernardini al deputato Luigi D’Eramo:

Caro Luigi,

riflettendo sulla vita nel nostro Paese ho scoperto una cosa molto interessante! l’art. primo della Costituzione Italiana va riscritto: non più “Repubblica fondata sul lavoro“, ma “sul reddito di cittadinanza“, o meglio sui “redditi di cittadinanza“, inteso come soldi che lo Stato ti dà e tu non dai nulla in cambio, soldi che prendi senza aver dato nessun un servizio.

Eh sì! perché di “redditi di cittadinanza” in Italia ce ne sono tanti … e vengono da lontano … addirittura dal “panem et circenses” reclamato dai cittadini nell’antica Roma: chi voleva far carriera politica sapeva che era molto efficace distribuire gratuitamente grano e spettacoli del Circo, ai 200.000 elettori della plebe romana.

Anche l’espressione Feste, farina e forca per definire la vita nella Napoli del periodo borbonico, va nella stessa direzione, anche se con una tinta un pò più fosca (con la forca!).

E anche nell’Italia di oggi, per trovare distribuzione di denaro pubblico senza che venga chiesto o dato nulla come contropartita, non bisogna faticare; gli esempi sono tanti.

Pensiamo alla cassa integrazione guadagni (giusto come ammortizzatore sociale, ma non da dare gratis!); data per tanto tempo senza chiedere alcun impegno in cambio, per cui, chi la percepiva poteva tranquillamente andare a fare (in nero) altri lavori. Conosco gente che è andata in pensione (VOXON di Roma) con dieci anni di servizio e trenta di cassa integrazione. Successivamente, ma molto tardi, c’è stato un piccolo ripensamento con la richiesta dei servizi “socialmente utili“; positiva come idea, ma con effetti veramente limitati. Ma è un passo apprezzabile: si limita il lavoro in nero.

I baby pensionati, con 15 anni sei mesi e un giorno di lavoro! da 38 /40 anni fino a 65 hanno percepito e percepiscono un “reddito di cittadinanza”. I sindacalisti andati in pensione con i “contributi figurativi”, prendono un “reddito di cittadinanza”. Le pensioni anticipate delle Ferrovie dello Stato.. e via di questo passo …

Gli 80 € di Renzi, oltre tutto dati a chi non aveva stretto bisogno, senza chiedere nulla in cambio, si configurano come “un reddito di cittadinanza” (avesse chiesto due giorni di volontariato, sarebbero stati giustificati!). Ancora Renzi: con i 500 € di regalo ai giovani per il compleanno di 18 anni! altro reddito di cittadinanza. La Costituzione Italiana prevede premi per i “capaci e meritevoli”, non per il compleanno. Fare 18 anni non è un merito, è un fatto naturale.

Ancora Renzi: l’omaggio dei 500 € agli insegnanti perché si comprassero il computer, sono velatamente anch’esso un “reddito di cittadinanza”.

Il “reddito di inclusione” varato da Gentiloni per far concorrenza alla proposta del “reddito di cittadinanza” di Di Maio, è una brutta copia dello stesso. In realtà il “reddito di inclusione” prevede vagamente un “progetto” da eseguire, ma con tante di quelle eccezioni per cui anche la contropartita è vanificata e ridiventa un “reddito di cittadinanza” a pieno titolo.

I beneficiari di sussidi da parte dei Comuni  (tanto tempo fa c’era l’E.C.A.), senza che diano nulla in cambio, percepiscono un “reddito di cittadinanza”; i furbetti del cartellino che possono permettersi di non lavorare perché, forse, non ce n’è bisogno, si attribuiscono un “reddito di cittadinanza”.

Se capita un venerdì festivo, con la storia del riposo prefestivo, i medici di base si riposano Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica: e così anche loro si prendono un “reddito di cittadinanza”.

E possiamo andare ancora avanti … Voi Onorevoli ne conoscerete molti di più!

Ora il “reddito di cittadinanza” del Ministro Di Maio non è un’idea originale; si inserisce in una lunga serie di “redditi di cittadinanza” in cui il campione insuperabile resta Matteo Renzi.

Di Maio chiederebbe di “lavorare gratisun giorno a settimana a fronte del contributo di 780 € mensili. Gratis un corno! 780 € per 4 giorni sono 195 € al giorno; se fosse per 24 gg. lavorativi farebbe € 4.680,00! non mi sembra proprio gratis! siamo a livello di pensioni da tagliare.

Ora, se chi prende 1.520,00 € al mese deve lavorare 6 gg. a settimana, chi ne percepirebbe 780 non dovrebbe lavorare almeno tre giorni? E’ un semplice concetto di equità! Oltre tutto, se per i 780 €  richiedi un impegno lavorativo di tre gg., chi fa già un lavoro in nero, non può accettare.

E non si dica che non si saprebbe cosa far fare: attività attinenti il lavoro cui aspirano; ci sono mille lavori svolti come volontariato. Servizi che le amministrazioni non sanno come pagare: pulizia approfondita delle strade, vigilanza davanti alle scuole in appoggio ai vigili, ripulitura del sottobosco per ridurre i pericoli di incendio, vigilanza dinanzi ai cassonetti per garantire una corretta raccolta differenziata; piccole manutenzioni … e, poi, ogni amministrazione conosce le sue esigenze.

Basta sentire i commenti dei cittadini abituati a vivere del proprio lavoro: “Prendono il “reddito di cittadinanza” e vanno a fare un secondo lavoro in nero“; “Prendono i soldi in Italia e li mandano in Romania“. “Se mi danno il reddito di cittadinanza chi me lo fa fare a lavorare?

Si prevede, inoltre, che se rifiuti tre offerte di lavoro, perdi il “reddito”. Norma giusta, ma lontana dalla realtà. Se il lavoro non c’è, come fai ad offrire tre possibilità? I cittadini comuni si stanno facendo le più belle risate. E poi … se non gli offri le tre possibilità, ti portano davanti al TAR!

Ma nella selva dei “redditi di cittadinanza” occorre fare chiarezza: la cassa integrazione va regolamentata nel “reddito di cittadinanza”; i regali di compleanno vanno aboliti; gli 80 € semmai vanno dati a chi ha bisogno (con meno di € 600,00 al mese!); chi non lavora non va pagato …

Ma cosa voglio dire, che lo Stato non deve pensare ai bisognosi? Nemmeno per sogno! La bontà di una amministrazione si riconosce dall’attenzione che ha per i più deboli: se lo Stato può dare, che dia! ma non può dare a fondo perduto! deve farsi compensare per quello che dà.

 

Al “reddito di cittadinanza” deve corrispondere un “impegno di cittadinanza attiva”.

Con i più sentiti apprezzamenti per il tuo lavoro,

Carsoli, Settembre 2018                                                                      Angelo Bernardi

P.S. puoi condividere queste mie riflessioni con qualche collega accorto e sensibile. Grazie