“Volevo nascondermi”, il film sul pittore Antonio Ligabue firmato da Giorgio Diritti
Interpretato magistralmente dall’attore romano Elio Germano, sarà in tutte le sale dal 27 febbraio e in concorso alla 70esima edizione del Festival di Berlino
Dal 27 febbraio sarà in tutte le sale cinematografiche “Volevo nascondermi”, un film di Giorgio Diritti con protagonista Elio Germano nei panni del celebre pittore naïf Antonio Ligabue. Prodotto da Palomar in collaborazione con Rai cinema, il film è in concorso alla 70esima edizione del Festival di Berlino.
“Volevo nascondermi… ero un uomo emarginato, un bambino solo, un matto da manicomio, ma volevo essere amato”. Così diceva di se stesso Antonio Ligabue, il pittore originario di Zurigo e vissuto in Italia, dove divenne famoso per le sue opere artistiche, ma anche per la sua vita travagliata e alternata da continui ricoveri in ospedali psichiatrici.
Chi era Antonio Ligabue
Figlio di padre ignoto e di una emigrante italiana in Svizzera, che lo abbandona appena nato, Toni Ligabue trascorre un’infanzia e un’adolescenza difficile e povera. Le ristrettezze economiche e le malattie di cui era affetto (il rachitismo e il gozzo) condizionarono lo sviluppo fisico e psichico del futuro artista. A scuola non era un grande studioso, ma amava disegnare e trovava in questa attività un profondo sollievo. Per i rapporti conflittuali con la famiglia adottiva, viene internato in un istituto rieducativo per ragazzi difficili da cui poi viene cacciato per cattiva condotta.
L’inizio del riscatto
Da quel momento la sua vita è scandita da continui internamenti in manicomio, alternati da peregrinazioni senza meta e lavori saltuari come contadino, bracciante o allevatore di animali. Espulso in Italia, Toni vive per anni nei boschi dove, all’età di 29 anni, incontra lo scultore Renato Marino Mazzacurati. È l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo.
Il desiderio di esistere
Toni osserva attentamente e ritrae nei suoi dipinti gli animali che incontra per le campagne: cavalli da tiro, buoi, capre, galline, topi, scarafaggi ma anche la vegetazione, le coltivazioni e il lavoro dei contadini. Ma più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia. “El Tudesc”, come lo chiama la gente, è un uomo solo, rachitico, brutto, deriso e umiliato. Nell’arco di dieci anni (dal 1937 al 1948) viene spesso ricoverato in manicomio, a Reggio Emilia, dove continua a dipingere autoritratti e animali fantastici, unica attività che gli dona attimi di serenità.
Il riconoscimento pubblico
L’uscita dall’Ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. Gli Cinquanta sono il periodo più prolifico per la sua carriera artistica e un interesse sempre maggiore da parte della critica. Diventerà il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico stando sulle sponde del Po. La fama gli consente di ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere si rivelano nel tempo una ricchezza per l’intera collettività, il dono della sua diversità.
Riscatto nell’arte e nella diversità
Nel film di Giorgio Diritti, Antonio Ligabue è interpretato magistralmente dall’attore romano Elio Germano, trasformato nel fisico e nel volto per somigliare al pittore. “Volevo nascondermi” è stato girato tra i comuni di Gualtieri e Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, paesi in cui ha realmente vissuto Ligabue e terra del regista bolognese, che nella sua regione ha ambientato anche “L’uomo che verrà” (2009). Il film è in concorso alla 70esima edizione del Festival di Berlino dal 20 febbraio al 1 marzo. Una storia di riscatto, di arte e di diversità come valore e ricchezza. Sarà in tutte le sale dal 27 febbraio.