Emergenza, il grido di dolore di Camerlengo: «Gli operatori di Croce Rossa non sono untori o appestati»
Sono giorni intensi per la CRI Comitato di Carsoli, che sin dall’inizio dell’emergenza si è adoperata, anima e corpo, per soccorrere l’intera comunità affinché non mancassero aiuti e sostegno, soprattutto ai soggetti più fragili. Ma in queste ore difficili non sono mancate anche polemiche e incomprensioni da parte di taluni cittadini, terrorizzati dal coronavirus al punto da considerare gli stessi volontari della Croce Rossa come un “pericolo” per la propria salute.
Il presidente Luciano Camerlengo, addolorato da questa situazione, lancia un grido accorato cercando anche di far luce su questa drammatica circostanza: «Noi non siamo in zona rossa eppure alcuni ci vedono come possibili “untori” dimenticando in un colpo solo tutto quello che il nostro Comitato fa ogni giorno per le nostre Comunità. Noi, così come i nostri familiari, non siamo da considerare come degli “appestati” perché svolgiamo attività di Volontariato o lavoriamo nella postazione 118.
Assurdo chi reclama, da vile, una nostra messa in quarantena perché siamo Volontari, Dipendenti o familiari di queste persone». Il presidente fa trapelare tutto il suo disappunto e non mancano anche degli amari rimproveri verso alcuni atteggiamenti poco riconoscenti: «Siete solo persone che non apprezzano il lavoro che svolgiamo ma che siete i primi a lamentarvi se arriviamo, secondo voi, in ritardo nell’emergenza. Come posso definirlo? Non lo so, ma questi atteggiamenti fanno male a tutti quelli che mettono il cuore in questo momento per assistervi».