Lazio e Abruzzo tornano all’epoca dei cippi di confine del Regno delle due Sicilie con l’emergenza Covid
Si torna all'epoca dei cippi
Redazione – Ebbene sì, tanta evoluzione e tanta involuzione. In un sol colpo le due regioni contigue che si fregiano di attraversare il cuore dell’Italia oggi sono divise. In particolare il confinamento regionale disposto dal governo “non consente” spostamenti entro i limiti regionali.
Fatto che nel caso del comprensorio zonale delle tre province Roma L’Aquila e Rieti e quindi Valle Aniene, Piana del Cavaliere e Valle del Turano sta generando molti problemi. Nuclei familiari che si devono arrampicare sugli specchi per potersi rivedere ed evitare pesanti sanzioni nel caso di controlli durante il tragitto. La gente ha paura proprio delle multe semplicemente perchè non ha soldi per poterle pagare. Altrimenti la visita a congiunti reali come genitori, fratelli, ed amici (che talvolta sono piu’ che parenti) potrebbe anche valere l’occasione di rischiare. Invece il comprensorio è composto rispetta le regole e si sposta per “necessità”.
E dunque mentre il governo con le ristrettezze ci riporta indietro nel tempo, si cercano comunque delle soluzioni per questa zona di confine tra Lazio e Abruzzo. Poi andrebbero anche valutare le incidenze di diffusion del virus, che nelle regioni interessate sono tralaltro piuttosto contenute.
Quindi facciamo un tuffo nella storia, quando in queste zone c’era la dogana e si controllava tutto chi passava e chi portava merce doveva pagare il dazio. (l’iva di oggi).
I confini vennero aggiornati nel 1840 con una firma di specifica convenzione che delimitava con appositi CIPPI le aree dello Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie. E queste zone di frontiera in particolare vennero interessate da guerre civili, che furono propedeutiche a definire la stabile linea di demarcazione tra le due sovranità.
Ora i sindaci chiedono aiuto alle regioni, che a loro volta rappresentano le istanze al governo, ma in questo caso sembra che anche la comunicazione sia tornata indietro nel tempo ed invece di essere veloce e molto social, tarda ad arrivare alle orecchie di chi, vivendo nella bambagia non vuole sentire, non può probabilmente nemmeno capire gli stati di animo delle persone.
Orbene si profila la riapertura di dette attività ed un minimo andrebbe garantita anche una sorta di deroga normata dalla legge, in assenza della quale vige lo stato di “necessità” da autocertificazione. Ma ogni cosa può essere necessaria… quindi come valutare? Attendiamo, per ora ancora risposte, ma continueremo a premere il piede sull’acceleratore su questo problema.