Carsoli. Questa volta il racconto nasce dall’ascolto di una simpatica conversazione tra due coetanei di Carsoli. Durante una frettolosa pausa pranzo, Guido e Michelangelo hanno riscoperto dei valori e dei ricordi che hanno conservato nella loro memoria in questi anni. L’attenzione era rivolta soprattutto al “bullismo” che oggi è una problematica alla quale le famiglie e gli enti competenti prestano più attenzione. Negli anni ’70 era era un problema che bambini e adolescenti tendevano a risolvere da soli, c’era chi riusciva a difendersi e ribellarsi ai prepotenti e chi invece mostrava più timidezza e subìva. Queste situazioni si creavano spesso sul treno, quello degli studenti che andavano a Tivoli o ad Avezzano per studiare; lì il “bullismo” prendeva il nome di “nonnismo”. Per dare il giusto significato alla situazione possiamo dire che i più piccoli dovevano rispettare i grandi, ma spesso significava sottomettersi alla prepotenza altrui, altrimenti erano “cappotte”, praticamente i grandi picchiavano i piccoli o qualcosa di simile! Rubare la merenda era un dispetto tra i più frequenti, uno degli aneddotti che Michelangelo e Guido avevano in mente, narrava di un ragazzo che arrivava a scuola sempre senza la merenda perchè uno dei nonni gliela rubava. Dopo qualche mattina di rabbia e digiuno questo ragazzo ha ben pensato di ribellarsi e di mettere nel pane, oltre al cioccolato, un potente lassativo, così da far capire all’arrogante nonnetto che era ora di smetterla. Così durante la lezione il ladruncolo chiese al professore se poteva andare in bagno, lo chiese così spesso che tra lacrime di dolore e brutte parole capì che la merenda si portava da casa! Così il temerario ragazzo arrivò a scuola sempre con il panino nello zaino!