Anticoli Corrado: al Museo Civico arriva “Il tempo sospeso” di Giuliana Caporali, artista della Scuola romana
Il percorso espositivo inizia col ciclo dei dipinti giovanili (1947-1959), prosegue con uno sguardo sull'intera produzione dell'artista e si estende fino ai primi anni 2000
Anticoli corrado – Il giorno 20 settembre 2020 alle ore 11.30 il Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Articoli Corrado presenta la mostra “Giuliana Caporali e la scuola romana, Il tempo sospeso”. A cura di Isabella Carlizzi, con il supporto scientifico di Jolanda Nigro Covre.
«…a quella Quadriennale notai un quadro di Giuliana Caporali, giovanissima, credo allora sui quindici anni, e ricordo i consensi unanimi che la sua pittura ebbe da tutti noi. Come pittore, mi sento attratto dalla misura e dal rigore di questi paesaggi urbani dipinti con nitidezza, dove la geometria delle case è pretesto di armonie pittoriche; di quella geometria su cui posa tutto il creato».
Questo commento di Eliano Fantuzzi del 1955 sul lavoro di Giuliana Caporali racconta con efficacia l’esordio dell’artista, avvenuto in un momento cruciale della storia dell’arte italiana. E di questa artista, di quel tempo e degli esiti che ebbe nella sua carriera si vuole dar conto nella mostra che si presenta al Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea, un anno dopo la monografica dedicata a Emanuele Cavalli. La preziosa collezione del museo, fondato negli anni ’30 da alcune delle più importanti personalità dell’arte italiana, si rivela contesto ideale per la ricerca di una continuità tra i temi della “Scuola romana” e la ricerca della pittrice.
Giuliana Caporali
Nata nel 1932 a Roma. Il padre, Rodolfo Caporali – noto concertista, egli stesso amante dell’arte e collezionista – le permette molto presto di entrare in contatto con alcuni dei protagonisti della pittura del Novecento. Mario Mafai, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Arturo Tosi, Virgilio Guidi, Mino Maccari sono amici di famiglia. Appena adolescente diventerà allieva di Roberto Melli, grazie al quale avvierà l’attività artistica, partecipando per la prima volta nel 1956 alla Biennale di Venezia e alle successive edizioni della Quadriennale d’arte di Roma. Melli riuscirà a infondere nel linguaggio pittorico di Giuliana Caporali la propria predilezione per gli accordi cromatici in chiave tonalista, prestando particolare attenzione al rapporto tra valori compositivi e resa della luce. Parte del progetto espositivo è dunque centrato su una selezione di dipinti realizzati tra il 1947 e il 1959, inerenti al periodo della formazione presso il maestro ferrarese. Si tratta di delicate vedute urbane, di una Roma colta nella luce chiara dell’immediato dopoguerra, ma di cui l’artista, benché giovanissima, sa già presentare una personale versione. Spazi disabitati, solitari, immersi in un tempo astratto, dominato da una speciale sensazione di irrealtà, in bilico fra pittura figurativa e sintesi geometrica che diventerà tipica del lessico della Caporali, unita a una sensibilità innata verso ogni più sottile variazione di luce e colore.
Partendo da un nucleo di dipinti di maestri della Scuola romana, provenienti dalle collezioni dell’artista e direttamente connessi a episodi della vita familiare, la mostra scandisce cronologicamente l’intero percorso di Giuliana Caporali, che con alcune interruzioni è proseguito fino agli anni 2000.
Dal tonalismo della Scuola romana si passerà via via al racconto delle fasi creative dei decenni successivi: dalla piccola dimensione urbana a tele di sempre maggiori dimensioni, raffiguranti metropoli immaginarie. La fasi creative più mature vedranno quindi l’artista impegnata in un lento ritorno verso il figurativo, con gli imponenti lavori sull’Altare di Pergamo, le architetture medievali, e una scelta di temi sempre più inclini all’interesse per l’archeologia, il mito e la storia. Fino alla conclusione aspra e quasi scarnificata del suo discorso nei Musées Imaginaires dell’ultimo decennio.
Il percorso espositivo
Si parte col ciclo dei dipinti giovanili, eseguiti fra 1947 e il 1959, e prosegue con uno sguardo sull’intera produzione dell’artista che si estende fino al primo decennio degli anni 2000.
Nella prima sala, chiamata “Novecento”, in omaggio a un particolare momento dell’arte italiana vengono proposte un gruppo di opere relative al periodo della formazione presso la cattedra del maestro Melli. Sono gli anni per l’artista delle prime personali alla Galleria Il Pincio; le partecipazioni al Maggio della Pittura romana dirette dallo stesso Melli; le diverse edizioni delle Quadriennali di Arte a Roma di metà anni cinquanta. Al gruppo di quadri giovanili sono affiancate alcune opere dei maestri di Scuola romana, frequentazioni abituali della famiglia Caporali. Parliamo di due tele di Roberto Melli, Vaso di Fiori del 1943, e Vaso con Mimose con bottiglia del 1944; un’opera di Mario Mafai, Piazza Vittorio del 1945; un’opera di Emanuele Cavalli, Girasoli secchi del 1944. La parte relativa ai decenni successivi – solo brevemente accennata nell’economia di questo percorso -, vedrà impegnata l’artista in una produzione sempre più interessata ai linguaggi dell’astrazione. Un percorso che verrà descritto con alcune opere intitolate Vedute Urbane, seguite dalle metropoli immaginarie, le Megalopoli, affiancate da piccole grafiche sullo stesso tema.
Nella seconda sala, intitolata “Mito”, vi sono singole opere, per quanto possibile rappresentative dei principali cicli pittorici successivi agli anni ’80, poste accanto a una pregevole produzione di pastelli, grafiche e bozzetti. Una fase segnata da un progressivo ritorno al figurativo, e da una variazione della tecnica pittorica, questa volta interessata da aspetti materici del colore. Stagione creativa che si esprime principalmente in due cicli pittorici: la serie dei Castelli, Fortezze e Torri di Guardia; e L’Altare di Pergamo, culminato nell’esposizione alla galleria La Borgonona degli anni 2002.
L’intento è quello far emergere fra le due sale, nonostante la copiosa produzione dell’artista e gli spazi inevitabilmente raccolti del museo anticolano, una progressione che intrecci in modo il più possibile coerente i criteri che motivano la mostra e forse l’intera produzione pittorica di Giuliana Caporali: il contatto con la Scuola romana nei primi anni; l’evoluzione del linguaggio verso la sintesi geometrica; e infine la capacità di tendere lo spazio fra gli estremi del figurativo e l’astratto, senza mai perdere quell’attitudine alla resa tonale del colore, pervadendo l’ambiente di una misteriosa atmosfera onirica, una sospensione del tempo. Anche quando il suo interesse virerà nelle fasi mature nuovamente verso il figurativo, nei cicli interessati alla storia, all’archeologia e al mito.
Giuliana Caporali è presente fin dal 1948 in importanti Rassegne d’Arte, premi di pittura, esposizioni museali, oltre che ad annoverare numerose mostre personali in Italia e all’estero. Esordisce nel 1948 alla Quadriennale Nazionale d’Arte, allora presso la Galleria d’Arte Moderna a Roma; nel 1956 partecipa alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia; e nel 1960 partecipa alla VIII Quadriennale a Palazzo delle Esposizioni. Dal 1962 al 1964 fa parte, come consulente per i grafici nel testo, dell’organizzazione tecnica dell’Enciclopedia Universale dell’Arte. Dal 1964 al 1990 ha insegnato Disegno e tecniche pittoriche alla Scuola d’Arte di San Giacomo del Comune di Roma. Dal 1986 fino al 2006 ha fatto parte del “Gruppo 12 Polisgramma”, un collettivo di artiste costituitosi con l’obbiettivo di elaborare un progetto di installazioni e interventi artistici nello spazio urbano aperto. Sue opere si trovano in collezione alla Galleria d’arte Moderna di Roma, nel complesso monumentale di Villa Carpegna sede della Quadriennale di Roma.
Hanno scritto di lei, fra gli altri:
Vito Apuleo, Michele Biancale, Eliano Fantuzzi, Virgilio Guzzi, Marina Poggi d’Angelo, M. Sinibaldi, Piero Scarpa, Tanino De Sanctis, Ivanoe Fossani, Valerio Fraschetti, Valerio Rivosecchi, Carlo Fabrizio Carli, Paolo Moreno, Carlo Belli, Enrico Crispolti, M. D’Onofrio, Jolanda Nigro Covre.