Roma – Passeggiando per il quartiere Garbatella, nel VII Municipio di Roma, c’è un grande ponte bianco ad arco dall’aspetto imponente: è il Ponte Settimia Spizzichino, noto anche come “Cavalcavia Ostiense”, che sovrappassa la linea ferroviaria Roma-Lido e i binari della Metro B. Chiunque vi passi, cittadini o turisti, non si può fare a meno di fermarsi per fare un selfie o ammirare per qualche istante questa grande opera architettonica, dall’aspetto davvero singolare, composta come un grande reticolato che da vicino ricorda la struttura del DNA e da lontano ricorda quasi la postura eretta di un cobra reale. Davvero suggestivo.
Il Ponte Spizzichino è il completamento della Circonvallazione Ostiense. Si tratta di un grande ponte bianco, fatto ad arco e realizzato interamente in metallo su committenza del Dipartimento Lavori Pubblici del Comune di Roma nell’ambito del potenziamento del sistema viario del quadrante cittadino della zona Ostiense.
La forma del ponte evidenzia come il progettista, Francesco Del tosto, si sia evidentemente ispirato ad altri progetti spagnoli, seguendo i criteri con i quali sono stati realizzati il Ponte de La Barqueta di Siviglia ed i ponti ad arco dell’architetto Santiago Calatrava che si trovano a Valencia e Siviglia. Opere architettoniche all’avanguardia, riconoscibili a livello internazionale, e alle quali questo angolo di Roma, in un certo modo, ne riprende le sembianze architettoniche attraverso la maestosità di questo ponte. Ma perché si chiama così? Chi era Settimia Spizzichino a cui è intitolata questa imponente infrastruttura?
Settimia Spizzichino, unica donna sopravvissuta al rastrellamento del Ghetto
“Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz… Per questo, credo, sono tornata: per raccontare”.
Settimia Spizzichino
Settimia Spizzichino è stata una deportata ebrea italiana e unica sopravvissuta al rastrellamento del Ghetto di Roma, avvenuto il 16 ottobre 1943. Furono arrestate e prelevate dalle loro abitazioni 1259 persone e nello specifico 207 bambini, 689 donne e 363 uomini. I nazisti diedero alle famiglie ebree un biglietto: dissero loro di prepararsi per un viaggio con viveri per una settimana, carta d’identità, bicchieri, denaro e gioielli. Gli ebrei furono trasferiti presso il Collegio Militare in via della Lungara a Trastevere e il 19 ottobre partirono dalla stazione Tiburtina. La destinazione dei 1022 (oltre 200 vennero rilasciati poiché non ebrei) è il campo di sterminio polacco di Auschwitz-Birkenau. Riuscirono a tornare 16 uomini. L’unica donna fu Settimia Spizzichino.
Una storia tragica e incredibile, che ha avuto un seguito molto importante per la sua testimonianza durata una vita. Nel corso degli anni Settimia è diventata una tra le preminenti testimoni e memorie storiche della Shoah italiana. Settimia Spizzichino abitava a Garbatella, e amava molto la sua città e il suo quartiere. Scomparsa nel 2000, non ha potuto vedere la realizzazione del ponte. Per questo il suo quartiere ha voluto renderle omaggio, ricordando quanto grande è stato il suo coraggio e la sua forza nel costruire un futuro migliore attraverso la memoria.
Il ponte dedicato a Settimia Spizzichino
Settimia Spizzichino è morta il 3 luglio del 2000. A Roma le sono stati intitolati un istituto comprensivo e il ponte tra via Ostiense e circonvallazione Ostiense. Il ponte è stato inaugurato nel 2011 e un anno dopo è stato dedicato a Settimia Spizzichino. Sindaco era Gianni Alemanno: “Intitolare questo ponte a Settimia Spizzichino – dichiarò il giorno dell’inaugurazione – è una scommessa tra memoria e futuro perché rappresenta un’anima di questa città in un quartiere che guarda al futuro. Il vero volto di Roma non è quello dell’estremismo e dell’antisemitismo, ma è quello dei viaggi della memoria, della notte della cabbalà. La vera Roma è quella che rifiuta l’orrore dell’antisemitismo e del razzismo. Noi dobbiamo far sentire la vera voce di Roma”.
Il ricordo di Settimia Spizzichino scritto da sua nipote Rivka
La memoria di Settimia Spizzichino porta con sé tante cose. Non solo l’associazione “Ricordiamo insieme”, o il francobollo a lei dedicato quest’anno per il centenario della sua nascita, avvenuta il 16 aprile 1921. Ma anche “la sensibilità che la sua testimonianza ha mosso nelle persone, nei ragazzi delle scuole, nelle generazioni che dopo di lei hanno cercato di restare sempre informati sulla Shoah, rimettendo insieme i pezzi di un puzzle di umanità impossibile da ricostruire”, come ha dichiarato sua nipote Rivka Spizzichino. “Oggi, ognuna di queste persone grazie a lei conserva un pezzettino di questo grande puzzle – prosegue Rivka –, e sono certa che negli anni, chiunque possieda questo lembo di storia in tasca guardando ponti, strade, scuole e oggi anche francobolli a lei dedicati, userà questo lembo come uno scudo forte per contrastare chiunque remi contro la Memoria”.