Roma – Settembre è l’incubo che si materializza per 48 famiglie di carabinieri, poliziotti e finanzieri di perdere casa e di ritrovarsi in mezzo a una strada. Una storia che sa dell’incredibile: uomini dello Stato assegnatari di case popolari grazie a un bando della Prefettura indetto nel 2002 nel quartiere romano di Montespaccato, a Collina delle Muse, hanno in mano un contratto di affitto scaduto che la società che ha il diritto d’uso della superficie, la Boccea Gestione Immobiliare srl, non vorrebbe rinnovare. Dopo che il giudice civile non ha potuto fare altro che constatare l’inevitabilità dello sfratto, resta l’ultima spiaggia del TAR, ma intanto la paura resta.
Cosa hanno fatto le istituzioni
La questione è diventata ormai una diatriba istituzionale assai intricata tra Comune di Roma, Regione Lazio e ministeri con numerose interrogazioni parlamentari presentate. Su sollecitazione del Provveditorato delle Opere Pubbliche del ministero delle Infrastrutture la Regione Lazio ha avviato sulla vicenda un tavolo di concertazione e verifica delle competenze: del ministero Infrastrutture e del Comune di Roma che ha avviato a sua volta delle commissioni consultive sul tema, invitando tutte le parti coinvolte: dalle Istituzioni agli inquilini. Durante tutto questo iter istituzionale lo spettro degli sfratti non si è però fermato e l’Avvocatura Generale dello Stato ha chiesto l’intervento del ministero dell’Interno, che al tempo aveva assegnato gli alloggi, ma che di fatto non si è mai costituito e ad oggi non è intervenuto. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a quanto risulta, avrebbe al vaglio la questione mentre il sindacato delle forze di Polizia SNAM ha denunciato pubblicamente la situazione in tutte le sedi.
Il testimone
Uno dei poliziotti, che preferisce rimanere anonimo, riepiloga alla Dire le vicende di questi ultimi mesi: “E’ stato proposto un tavolo tecnico in Regione, poi si è interessato il Comune di Roma”, ma nulla si è sbloccato: “si sono defilati”, rincara amareggiato. “Lo sfratto è convalidato, la legge di riferimento è quella degli alloggi speciali di edilizia popolare. Ci sono già inquilini privati dentro. Il fine di tutta questa operazione è speculativo perché di fatto la società non vuole che restiamo noi dentro”. Forse perché sarebbe costretta in caso di vendita, qualora ottenesse la possibilità di riscattare il terreno, a garantire diritto di prelazione a chi sta dentro da quasi 20 anni.
L’avvocato degli inquilini
La vicenda su cui si scontreranno prossimamente al TAR gli avvocati la spiega alla Dire l’avvocato Luigi Parenti che difende alcune delle 48 famiglie che finiranno per strada. “Nel 1998 è stata firmata la convenzione tra Boccea Impresa Riunite, il ministero dei Trasporti e il Comune di Roma e nel 2004 è stata riconfermata concedendo alla società il diritto di superficie con agevolazioni e contributi statali per costruire. La società- spiega il legale- ha avuto quindi finanziamenti per costruire, ma in cambio – questo prevedeva l’intesa- doveva destinare 50 alloggi per le Forze dell’Ordine secondo graduatorie: 48 su 54 sono andati a queste famiglie”. Parliamo chiaramente di “case realizzate con contributi statali e affitto a canone contenuto come previsto dall’edilizia pubblica”. Come si è finiti a questo stallo? L’idea speculativa che starebbe dietro alle mosse della società l’avvocato Parenti la spiega così: “I contratti sono scaduti a febbraio 2023. Loro sostengono che sia una libera scelta della società prorogarli o meno. Ha intimato lo sfratto e sta riaffittando a un canone di mercato”. Una mossa scorretta che secondo l’avvocato occulterebbe la reale intenzione: “Riscattare il diritto di superficie di cui ad oggi non hanno la proprietà piena per poi poter vendere gli immobili, cosa che oggi non possono fare, e non essere costretti a far esercitare agli inquilini che sono lì dentro da 17 anni il diritto di prelazione a cui avrebbero accesso pagando gli alloggi a prezzi non di mercato e per giunta defalcando, come prevede la norma, gli affitti versati negli anni. Loro possono avanzare la richiesta al Comune di Roma.
La cosa si è arenata anche perché la Regione Lazio, a guida Rocca, sensibilizzata ha segnalato l’emergenza abitativa e ha chiesto di rinnovare il contratto. Secondo qualcuno questo tentativo di riscattare il diritto di superficie non potrebbe avvenire perché quella costruzione, su quel terreno, dovrebbe mantenere una finalità pubblica. Questo ha ribadito l’Avvocatura del Comune di Roma che ha detto che gli alloggi sono stati edificati con la modalità del fine pubblico. Faremo ricorso al TAR del Lazio e dobbiamo evitare le esecuzioni di settembre ed evitare che la Boccea Immobilare diventi proprietaria”, assicura Parenti.
Lo spettro di essere sfrattati resta infatti perché “il giudice civile si è limitato a dire che in contratti sono cessati e di rivolgersi al TAR, che ha già detto in altre vicende che gli immobili non possono andare alla società se destinati a fini pubblici e ha già bacchettato il Comune di Roma su questo”.
Più volte è stato chiesto al legale della società Immobiliare di esprimersi sui fatti denunciati, ma nessun riscontro è mai arrivato.
Il sindacato
Il sindacato SNAP ha diramato una severa nota alla stampa e alle Istituzioni appellandosi a tutti, anche al ministro della Difesa, Guido Crosetto. “La legge di riferimento che ha destinato gli alloggi a alle forze dell’Ordine Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria- ricorda il coordinatore nazionale del sindacato SNAP Giuliano Bozza- è la numero 151 del 91 modificata con legge 203 del 91 articolo 18, che ha consentito all’imprenditore edile di costruire un piano integrato di zona in località Montespaccato vicino al noto quartiere Bastoggi di Roma. Gli appartenenti alle forze dell’ordine negli anni hanno più volte intavolato con la società varie trattative e sono sempre naufragate. Queste famiglie hanno pagato ad oggi 150 mila euro di affitti ed hanno sperato fino all’ultimo di poter riscattare al prezzo massimo di cessione gli alloggi a loro assegnati, ossia al prezzo indicato dalle tabelle del Comune di Roma, che nel 2015, hanno anche modificato i canoni di locazione a favore di queste
famiglie; poi, dopo una sentenza del Tar del Lazio, nel 2021, si ritrovano pure a dover pagare ingentissime somme alla società di 10-15 mila euro di arretrati derivati da un errore di calcolo commesso dagli uffici dell’urbanistica del Comune. Tutto questo va ad aggravare la situazione dei servitori dello Stato che hanno ormai tutti superato i 50 anni di età, alcuni con gravi problemi di salute, altri con genitori invalidi al 100% in casa, con bambini piccoli in età scolare e addirittura con figli con problemi di salute importanti”.
“Tutti ci hanno sempre promesso un aiuto, ma ancora nulla”, ammette sconfortato il poliziotto. “Sono i giorni del decreto sicurezza e noi siamo servitori dello Stato” ricorda. E si ritrovano invece con lo spettro e il paradosso che altri uomini in divisa, come loro, potrebbero andare a buttarli fuori dalle loro case. (www.dire.it)