Tivoli – Nel 2004 il Parlamento italiano ha riconosciuto il 10 febbraio come “Giorno del ricordo” in cui rinnovare e conservare la memoria della tragedia delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli italiani istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Tra il 1943 e il 1945 la comunità italiana subì un drammatico destino a causa delle milizie jugoslave: furono 300mila le donne, gli uomini e i bambini sradicati dai loro luoghi di vita e privati della casa e dei diritti; in migliaia vennero gettati nelle gole del Carso.
Anche il Comune di Tivoli questa mattina ha ricordato l’orrore delle foibe, con una cerimonia sobria e rispettose delle prescrizioni anti Covid-19, senza la partecipazione della comunità per evitare raggruppamenti e limitare le occasioni di diffusione del contagio. Alla cerimonia, in largo Martiri delle Foibe, hanno preso parte il sindaco Giuseppe Proietti, il comandante della stazione dei carabinieri di Tivoli Francesco Scupola, l’ispettore del commissariato della polizia di Stato tiburtina Franco Astorino, i consiglieri comunali Gianfranco Osimani e Massimiliano Asquini, l’ex presidente dell’associazione dei carabinieri di Tivoli Paolo Cicolani e una delegazione di volontari dell’associazione, e gli agenti della polizia locale con la vicecomandante Eleonora Giusti. Durante il raccoglimento è stato deposto un cuscino di fiori davanti alla lapide commemorativa, alla presenza anche del gonfalone del Comune.
«La strage delle Foibe è una pagina di storia che per molto tempo è stata motivo di scontro ideologico tra opposti, celando il fatto vero, devastante, che ogni guerra produce vittime e ogni regime induce odio. Migliaia di persone furono vittime di persecuzioni prima e dopo la guerra, culminata in eccidi e nell’abbandono degli italiani dell’Istria, della Venezia Giulia e della Dalmazia», è il messaggio del sindaco. «L’impegno a conservare intatta la consapevolezza di quell’orrore, così come di tutte le ingiustizie e le prevaricazioni di cui la nostra storia è purtroppo ricca, dev’essere sempre vigile. Deve insegnarci che la democrazia non è mai un fatto acquisito, bensì un fiore che ogni giorno ha bisogno della sua acqua e delle sue attenzioni. Soprattutto in questo contesto storico, nel quale l’emergenza sanitaria riduce i momenti di riflessione, i dibattiti, i convegni, importanti per sensibilizzare i cittadini ai temi della solidarietà e dei diritti dei popoli, dell’accoglienza e del rispetto di ogni essere umano».