The news is by your side.

A Tor Bella Monaca arriva a Teatro il Tenente Colombo

Dopo il successo e tutto esaurito registrati al Teatro Ciak di Roma e al Teatro stabile La contrada di Trieste, torna nella capitale lo spettacolo che vede protagonista nella risoluzione di un caso complicato il tenente più amato di sempre nei telefilm degli anni Settanta e Ottanta.

 

TENENTE COLOMBO, Analisi di un omicidio, prodotto da OLIVER & FRIENDS e JL RODOMONTE PRODUCTION per la regia di Marcello Cotugno, sarà in scena al Teatro Tor Bella Monaca il 17, 18 e 19 novembre. Ad interpretare il testo che ha registrato in passato già cinque anni di sold-out in Inghilterra, America e Francia, sono Gianluca Ramazzotti, nei panni del celebre detective, Pietro BontempoSamuela SardoSara Ricci Nini Salerno. Le scene sono firmate da Alessandro Chiti, i costumi da Adele Bargilli, le luci da Giuseppe Filipponio. La traduzione e adattamento dallo script originale sono di David Conati Marcello Cotugno. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con il 57° Festival Teatrale di Borgio Verezzi

Prescription: Murder, questo il titolo originale, è un testo scritto nel 1962 da William Link e Richard Levinson, acclamati artefici di pièce di successo, anch’esse trasformate dagli stessi autori in serie tv, quali Murder, she wrote (La signora in giallo), Ellery Queen: Don’t look behind you e Mannix.

Andato in scena per la  volta al Curran Theatre di San Francisco nello stesso anno, lo spettacolo tenne banco a a Broadway nel 1966 con un successo e popolarità tali da stimolare gli autori a creare un ciclo di puntate per il piccolo schermo, andate in onda a partire dal 1968.

 

L’emozionante giallo – che all’inizio vide recitare sulla scena teatrale Joseph Cotten e Thomas Mitchel nel ruolo del tenente Colombo – aveva la particolarità di mostrare agli occhi del pubblico in diretta la dinamica con cui l’assassino preparava l’omicidio perfetto, una vera e propria “rivoluzione” nell’ambito del giallo dove solitamente l’identità dell’assassino si scopriva solo nell’ultima scena. Questo nuovo modo di raccontare un “giallo” fu riadattato successivamente per il piccolo schermo con protagonista Peter Falk nel ruolo del Tenente e Gene Barry in quelli dello psichiatra.

 

In Prescription: Murder si trovano già tutti i temi e lo stile del personaggio di Colombo che i due autori americani avevano creato ispirandosi al detective Porfiry Petrovitch di Delitto e Castigo di Dostoevskij: un uomo trasandato e maldestro, che apparentemente ama compiacere gli altri e che tende a sminuire le sue doti d’investigatore e di uomo, ma che in realtà è sagace e ironico, un fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei momenti più impensati con infallibile tempismo.

 

Come in tutti i telefilm che seguiranno, anche qui, lo spettatore è da subito testimone dell’omicidio: il dottor Fleming è un brillante psichiatra di New York, che non riesce più a tollerare il matrimonio con la moglie, una donna possessiva che ha sposato solo perché ricca. Assieme alla sua giovane amante Susan, un’attrice di soap, architetta il piano perfetto per uccidere la moglie. Ma sulla sua strada troverà il tenente Colombo. Dalla prima scena in poi, il racconto si dipana non sulla traccia del “chi è stato” come accade in Agatha Christie, ma sul filo del “come fare a prenderlo”, con il modesto ma acuto Colombo che lavora ostinatamente per smascherare l’alibi “perfetto” dell’assassino. Un indizio apparentemente insignificante alla volta – lacci delle scarpe, caviale, aria condizionata – il duello tra Colombo e lo psichiatra si dipana fino ad arrivare ad un sorprendente epilogo.

 

“Prescrizione: assassinio riproduce nella scenografia, nei costumi e nelle musiche, l’atmosfera affascinante e cupa dei primi anni ’60 a New York – dichiara il regista, Marcello Cotugno – collocando l’azione in due luoghi principali: lo studio dello psichiatra e la sua abitazione. Gli attori e le attrici, seppur calati nel linguaggio dell’epoca, restituiranno una credibilità contemporanea nella recitazione minimale, asciutta e realistica dei dialoghi serrati e, a tratti, brillanti, di Link e Levinson. Un equilibrio, questo, che si rifletterà anche nella colonna sonora, che ci riporterà indietro con le note jazz in pieno stile Blue Note ma che ci terrà ancorati al presente con il nu-jazz di Bugge Wesseltoft, Bohren & Der Club of Gore e John Zorn.”