TUFO DI CARSOLI – Continua a vivere immortalato in un murales del progetto Intonaci il maestro e scrittore Alberto Manzi. Dal 2017 Tufo di Carsoli, paese di origine della madre Rina Mazzei nonché borgo da lui molto amato, lo ricorda grazie ad uno splendido murales realizzato dal progetto Intonaci, realizzato dagli artisti della Piana del Cavaliere, raffigurandolo nelle sue tipiche lezioni insieme ad una celebre frase: “Fa quel che può quel che non può non fa”. Ed oggi per chi lascia Tufo diretto sulla Tiburtina, il murales è lì a perpetua memoria come a voler salutare, ricordare che l’arte può continuare a far vivere ancora per molto sentimenti ed insegnamenti che l’illustre ha lasciato come eredità a tutti. Nello stesso anno a Carsoli venne anche inaugurato il Polo didattico che porta il nome di Manzi.
LA STORIA –
Tante volte abbiamo sentito parlare di quel grande Maestro che con dedizione e passione impartiva lezioni di grammatica elementare alla sventurata generazione del dopoguerra. I nostri nonni lo ricordano bene, un uomo garbato e gentile al quale, ad ogni piccolo successo raggiunto dai suoi amati alunni adulti, venivano occhi lucidi ed immensa commozione. Alberto Manzi, docente, scrittore e pedagogista italiano, a tutti gli effetti un vero anticipatore della didattica a distanza.
Il 15 novembre del 1960 la Rai, Radiotelevisione italiana, supportata dal Ministero dell’Istruzione, mandava in onda la prima puntata di “Non è mai troppo tardi”, un programma televisivo ideato dal maestro per insegnare a leggere e a scrivere a tutti coloro che non ne avevano avuto la possibilità. Le lezioni da remoto si svolgevano dal lunedì al venerdì nelle fasce pre-serali sul primo canale televisivo, per passare poi successivamente al secondo. Una vera classe di adulti analfabeti veniva coordinata dal docente che, con originali ed autentici bozzetti disegnati con il carboncino su una lavagna a fogli, spiegava le basi della grammatica italiana. Alberto Manzi ha dato vita ad una vera e propria alfabetizzazione “telematica”, confrontandosi con chi non aveva mai sentito parlare di “verbo essere” e “congiunzioni”. Senza alcuna forma di pregiudizio ed austerità, è grazie al programma che il maestro è riuscito a far prendere la licenza elementare ad un milione di italiani. Ad avere successo è stata proprio la sua vicinanza, la sua grande umiltà, il suo approccio fraterno con quelle povere classi sociali abbandonate a sé stesse e che durante l’età scolare non erano state educate all’istruzione. Il programma terminò il 10 maggio del 1968 anno in cui, proprio per l’importante sensibilizzazione del pedagogista, ci fu un forte aumento di iscrizione alla scuola dell’obbligo. Definito “Il maestro di tutti”, Alberto Manzi è molto vicino ai nostri ricordi anche per le sue origini abruzzesi.
Ora più che mai la figura del pedagogista, nonché del suo metodo di insegnamento “alternativo”, risente di grande rilievo ed attualità. Il coronavirus senza ombra di dubbio ci ha costretto a cambiare le nostre abitudini. Scuole ed università sono state le prime grandi vittime di questa epidemia, ma grazie alla tecnologia e ai vari mezzi di comunicazione, corsi e lezioni online riescono a garantire, nonostante l’emergenza sanitaria, uno dei più importanti diritti dell’uomo: l’istruzione. Docenti ed alunni, anche con una connessione instabile, mantengono attive relazioni, contatti e dibattiti. Non solo, proprio in questi giorni si intensifica la programmazione di Rai scuola, un canale televisivo tematico che porta la scuola in Tv, proprio come tanti anni fa il nostro caro Maestro fece a suo tempo. Nonostante la suscettibilità di alcuni, anche con queste nuove modalità di apprendimento, se siamo in grado di guardare al futuro è grazie anche a chi, come Alberto Manzi, si è fatto nella società un originale precursore, cercando di vincere sfide ed ostacoli che ogni tempo porta con sé.