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Addio a Vincenzo D’Amico, tanti i tifosi della Lazio a Ponte Milvio per l’ultimo saluto

ROMA – Cori da stadio, fumogeni, striscioni storici, sciarpe e bandiere. Ponte Milvio si colora di biancoceleste per l’ultimo saluto a Vincenzo D’Amico, talento della Lazio del primo scudetto scomparso sabato scorso a causa di un tumore. In tanti hanno affollato la chiesa Gran Madre di Dio e molti sono rimasti fuori pur di salutare il loro beniamino che con la maglia della Lazio ha giocato fino al 1986 per un totale di 336 partite e 49 gol. Oltre ai familiari – la moglie Simona, i figli Matteo, Nicolò e Alessandro, e il fratello Rosario – hanno preso parte alle esequie anche il presidente della Lazio Claudio Lotito, il giocatore Danilo Cataldi, i suoi compagni di squadra Sergio Petrelli e Giancarlo Oddi, l’ex portiere Angelo Peruzzi e l’ex bomber Bruno Giordano, che ha portato il feretro a spalla.

In chiesa anche alcuni giornalisti sportivi della Rai, dove D’Amico per anni ha lavorato come commentatore televisivo molto stimato. Sul sagrato, sotto il sole cocente di Roma, i tifosi hanno atteso D’Amico per l’ultimo saluto. Una cerimonia che si è trasformata in una grande riunione di famiglia, convocata per dire addio a un campione di un calcio senza tv che “costringeva” a seguire la propria squadra sempre dal vivo, su e giù per l’Italia. “Chi non tradisce diviene immortale, onore a Vincenzo vero laziale”, hanno scritto gli Ultras Lazio su uno striscione. “Ha fatto storia del club”, ha detto il patron Claudio Lotito. Ci ha insegnato tanto. Sappiamo cosa ha fatto per la Lazio per questo oggi è giusto essere qui”, ha detto Cataldi, secondo il quale “la Lazio a volte è una squadra un po’ maledetta, se ne vanno tutti un po’ troppo presto. Il suo ricordo rimarrà con noi per quello che ha fatto per la Lazio e per la gente. È tornato in uno dei momenti più difficili e ha rinunciato a tanto per questa maglia. Qualcosa di irripetibile nel calcio di oggi anche se è complicato fare paragoni tra le due epoche. La gente che viene a vedere noi probabilmente si è innamorata della Lazio per via di quello che hanno fatto questi grandi personaggi in passato”. Anche Massimo Maestrelli, figlio dell’allenatore dello scudetto Tommaso, ha ricordato D’Amico: “Era il nostro compagno di merende prima degli allenamenti. Lo abbiamo vissuto come un fratello, ma era un fenomeno a giocare a pallone. Il più forte che ha giocato alla Lazio insieme a Bruno Giordano”. E sicuramente uno dei più amati e stimati, non solo nel mondo Lazio, come dimostra anche la corona di fiori fatta arrivare dalla Roma per la cerimonia. (www.dire.it)