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Addio Enzo D’Urbano, l’ultima lettera del figlio al padre

Pereto – Durante l’ultimo saluto presso la Chiesa di San Giovanni in Pereto, è stato particolarmente toccante, il momento in cui il figlio di Enzo D’Urbano ha dato lettura di una lettera che racchiude l’essenza dei valori che il compianto professore, nella sua qualità di padre ha saputo trasmettere. Un figlio che lo piange, e che mette nero su bianco sentimenti personali, forti e che vengono da un cuore giovane e nobile. Un addio che però è un arrivedererci!

Da Tiziano D’Urbano Basile:

Ho speso questi ultimi due giorni a cercarti in ogni anfratto della mia
memoria, fino a risalire agli albori del nostro incontro. Noi due non siamo mai
stati una coppia padre/figlio comune, il paradigma di quel rapporto ancestrale
che si instaura al primo respiro. Dal momento in cui mi hai trovato fino a quando
ho cominciato a chiamarti papà, per te non c’erano altro che lotta, ricerca,
costanza, sofferenza, pazienza e soprattutto uno spirito incrollabile.

La tua mano era costantemente protesa verso di me, anche quando non la guardavo e non
ricordo il momento preciso in cui l’ho afferrata, forse perché l’ho fatto tante volte,
anche a convenienza, finché non è diventato naturale affidarmi a essa.

Penso sia naturale pensare al nostro incontro come una conseguenza di quello
tra te e mamma, perché è così che vanno naturalmente le cose, almeno al
principio; eppure non mi sento di fare un torto al vostro lungo e intenso rapporto
se mi crogiolo nella convinzione che hai scelto me più di quanto tu non abbia
scelto lei.

È forse da lì che sei partito nel lungo e tortuoso cammino per diventare
padre, mio padre. Non so se in un momento di incertezza, possa esserti mai
balenata nella mente questa domanda in particolare: Potrà mai essere un vero
padre chi non lo è dal principio? Non so se hai mai vacillato pensando alla
risposta, vedevo soltanto quello che mi mostravi, la tua stabilità. Posso, tuttavia,
risponderti con la domanda che mi sono posto quando sono diventato padre:
Potrà mai un padre naturale come me, un padre che non deve lottare per esserlo,
diventare un padre alla tua altezza?

Il mio cammino da padre parte da qui, dal tuo esempio, dalla tua lotta.
Ora è di nuovo buio, come lo era quella volta in cui mi hai teso la mano.
Stavolta però è stata la tua mano a chiedere aiuto e conforto alla mia. Forse non
l’ho stretta abbastanza. Non ti ho dato quello che mi hai dato, so che non era
previsto, che non era quello che cercavi. Ho permesso un’altra volta che fossi tu a
dirmi che andava tutto bene, in fondo sono stato soltanto un figlio normale per
un padre speciale.

Penso di parlare a nome di tutte le persone che ti volevano bene quando dico
che riempiremo la voragine che ha preso il tuo posto con tutto quello che ci hai
lasciato; quando il tempo ce lo consentirà.
Continuerò a cercarti nel viale dei ricordi, per trovare te e le cose che mi hai
insegnato, comprese quelle che non ho ascoltato.

Il nostro è un addio. Un addio
che per me sa di arrivederci. Ciao caro papà