Mandela – Affiggeva manifesti contro la maggioranza ed ora si ritrova una proposta di decadenza dalla carica di consigliere per illecito amministrativo e sanzione accessoria. E’ la vicenda a carico di Gianni Scarabotti, già sindaco di Mandela e consigliere di minoranza candidato sindaco nelle elezioni del 5 giugno 2016. Dopo il primo mandato Scarabotti si è ricandidato con la lista civica Insieme per Mandela, ed ha riportato 294 voti, contro i 308 di Claudio Pettinelli con la lista Viviamo Mandela che è quindi il sindaco in carica. Lunedì 31 Luglio 2017 alle ore 11.00 al terzo punto è stata inserita la contestazione per causa di incompatibilità con la carica, e ne viene proposta addirittura la decadenza. Una proposta che approda in consiglio che sta suscitando interrogativi e perplessità in tutta la valle dell’Aniene ed è arrivata fino alla Prefettura di Roma. Stando ad una ricostruzione dei fatti, Scarabotti sarebbe stato “sorpreso” in paese ad affiggere manifesti a nome della sua lista in cui si criticavano decisioni della maggioranza in data 23 dicembre 2016. Fatto che scaturì in una contestazione di “illecito” amministrativo e relativa sanzione comminata dall’amministrazione comunale. Avverso a tale ingiunzione, Scarabotti ebbe a presentare un ricorso al Giudice di pace di Tivoli, ritenendo il provvedimento del sindaco ingiusto ed infondato.
Ora il fatto del ricorso presentato, secondo il Comune di Mandela, configurerebbe infatti una “lite” con il Comune stesso, motivo per cui è stata inserita in consiglio comunale la proposta di incompatibilità a carico de consigliere Gianni Scarabotti che avrà dieci giorni di tempo per convincere il suo Comune circa la sua incompatibilità dopodichè verrà avviato il procedimento di decadenza. Il paese è diviso in quanto Scarabotti comunque rappresenta una metà dell’elettorato, e le critiche arrivano soprattutto per la motivazione che ha portato a questo tipo di provvedimento.
Orbene la proposta è supportata da una serie di citazioni normative secondo le quali il consigliere entrando in una sorta di contenzioso con l’ente, il consigliere ne diventerebbe incompatibile immediatamente, senza neppure attendere pronunce definitive. Se Scarabotti ha presentato ricorso al giudice di Pace, intendeva difendersi da una contestazione da lui ritenuta infondata (quella relativa all’affissione dei manifesti in questione) anche perchè l’importo sanzionatorio era di 65 euro. Il Giudice di Pace ha fissato per il 21 novembre 2017 la data di udienza per verificare la questione.
Ma la “lite” è quindi stata generata da una contestazione al consigliere che nella sua attività era intento ad affiggere manifesti, che poi furono coperti con la scritta “affissione abusiva” come accade nella città metropolitana di Roma. Orbene, non entriamo nel merito del procedimento, in quanto appare chiaro che il Consigliere Scarabotti abbia presentato ricorso per una questione ritenuta probabilmente di mero principio, in quanto gli sarebbe convenuto pagare le 65 euro, evitando le ingenti spese di ricorso, su un provvedimento da lui ritenuto però ingiusto ed infondato.
Ma si può configurare l’incompatibilità se la contestazione dell’affissione è relativa all’attività di consigliere stesso? Non si dovrebbe attendere la pronuncia del Giudice di Pace per prendere decisioni definitive? E se Scarabotti avesse ragione cosa potrebbe accadere? Potrebbe richiedere il risacimento dei danni da questa procedura?
E a Mandela c’è anche la casa del gemellaggio e della solidarietà…